lunedì 25 agosto 2008

domenica 24 agosto 2008

Il giorno del ventennale

Le danze con i costumi tradizionali




Un'idea della folla, del vento e del caldo
Le danze dei piu piccini


Ambienti


Case e Chorten

Orzo

Alcune goncia

Sfogliando il calendario tibetano e cercando di trovare una data di nascita

Un Interno

Qualche paesaggio


Dal monastero di Stonde

La valle con vista su Pibiting dalla salita verso Tangrimo

Da Pibiting verso Padum tra i campi di orzo e piselli

Julang Il prato scelto per il pic nic dei piccoli

Ancora Pibiting, a destra la casa di Tseten Dorjei dove stavo io a sinistra la casa di Dolma Lamo dove stavano Eliane e Tina

Qualche volto








Qualche bimbo










domenica 17 agosto 2008

Anche Delhi ha il suo fascino

16, 17 Agosto. I controlli in aeroporto a Leh sono stati lunghi e pesanti, a causa i disordini in Kashmir sono stati più severi del solito. Il volo è andato bene, l’aereo si alza da Leh, fa una grande virata in mezzo alle montagne e passa sopra alla confluenza dell’Indo con lo Zanskar. E’ sempre emozionante passare sulla catena Himalayana.
Arrivo a Delhi accolta dal caldo umido insopportabile della stagione dei monsoni, sono stanca e anche un po' triste. Per fortuna ho chiesto a Sanjeev di mandarmi un auto, costa un po’ di più, ma sono ben contenta di non dovermi trovare un taxi e di avere un albergo prenotato.
In albergo mi faccio una doccia e cerco di riposarmi un po’. Dopo un paio d’ore, nonostante l’aria condizionata e il ventilatore, mi sento appiccicosa, la testa è in un pallone e ho ancora tutti i capelli bagnati.
Esco e vado verso la Main Road di Karol Bagh, vado a bere un the da Raffles, mangio un po’ di pasticcini e mi sento già meglio. In fondo non fa così caldo, in fondo non si sta così male. Entro in un paio di negozi che ormai conosco, mi sento a casa anche qui. Cerco invano l’henne. Quando ho ormai perso le speranze alzo gli occhi e nell’edificio di fronte a me al primo piano una scritta recita: TINA S BEAUTY SALOON. Questa parrucchiera saprà ben dirmi dove trovare l’henne. Salgo e decido di fare la tinta sul posto, decido anche per una pedicure, che ne ho un gran bisogno dopo tanti giorni di camminate. L’igiene non è certo ai nostri livelli, anzi, ma mi ci trovo bene. Il salone è grande con diverse poltrone, specchi, tavolini, Ma il colore delle pareti è marrone, gli asciugamani sono di colore nero (Ikea), tutto è molto scuro inoltre anche gli strumenti che vengono usati: spazzole, pettini, limette, pietre abrasive sono scuri e non vengono certo lavati o disinfettati sovente. Le usano loro, non muoiono, le userò anch’io. Prima dell’henne un energico massaggio alla testa fatto con l‘olio, mi fa un gran bene. Poi mi viene applicato l'henne e passate un paio d'ore lo shampo e una risciacquata approssimativa. La piega, se così si può chiamare, mi viene fatta con un pettine passato appena appena sulla superficie dei capelli e dura non più di 5 minuti. Va bene, esco. Ho i capelli ancora tutti bagnati, ma mi sento bene, mi sento rigenerata, mi sento perfettamente integrata.
A passo deciso torno al Raffles, mi piace perchè e un ristorante moderno dove si incontrano pochi turisti. Mi prendo una zuppa e un chicken tikka. Io mangio cibo indiano e due ragazzi indiani di fronte a me mangiano un piatto di spaghetti. Di fianco ho una famiglia di sikh, gli uomini grandi e grossi con vistosi turbanti, le donne prosperose eleganti nei loro punjabj colorati.
Esco, e già buio, salto sul primo risho e mi faccio portare all’hotel.
Oggi avevo appuntamento con Raaj (amico di AAZ) e sono stata tutto il giorno con lui. Molto interessante, mi sento ancora di più integrata, un ottimo pranzo al ristorante a Connaught place con byriani di pollo e paneer, yogurt e birra (Raaj è un hindu e mangia carne, Sanjeev è cristiano ed è vegetariano, anche questa è l’India). Poi in un grande magazzino a comprare le ultime cose. Un the a casa di Raaj e tante chiacchiere sulla vita in India, sul passato, sul futuro.
Ora sono tornata in hotel, anche Delhi nonostante il suo clima pesante mi ha dato molto e mi spiace lasciarla, ma per stavolta torno ancora a casa, poi si vedrà.

venerdì 15 agosto 2008

Un saluto

Oggi 15 Agosto: Indipendence Day è il mio ultimo giorno in Ladak.
Ho iniziato a fare i bagagli, ora devo andare da Nazir a ritirare una borsata di sciarpe che porterò in Italia.
Tutti mi vogliono accompagnare in aeroporto, vuole accompagnarmi Mirja, il manager che mi aveva già accompagnata in auto ad Alchi alle tre di notte, mi accompagnerebbe Sharma, il gentile nepalese che lavora qui in Ladak durante la stagione estiva, ma lui si deve occupare delle colazioni, domani mattina ci sarà un gruppo di venti persone di Avventure. Vedremo.
Quello che so e che li dovrò salutare tutti: indiani, ladaki e khasmiri. Religioni diverse e provenienze diverse ma un bel gruppo che lavora all’hotel Manser alle dipendenze di Mehraj.
Gentilissimi e premurosi mi hanno fatto sentire a casa.
Grandi.

Reincarnazioni

Devo raccontare un piccolo episodio che ho dimenticato di mettere sul blog. Ce ne sarebbero altri cento, ma questo è particolare.
Ogni anno nella nostra scuola ci sono in media una decina di bambini che lasciano e si ritirano. Cerchiamo sempre di scoprire il motivo per cui un bimbo abbandona la scuola. E’ successo per motivi di salute o perchè i genitori si sono trasferiti o perchè qualche bimbo va in monastero e diventa monaco.
E capitato anche quest’anno facendo l’appello, mi pare nella terza classe, ho chiamato il nome di un bimbo. Era assente. Left, mi ha detto l’insegnante. Come mai left? Abbiamo chiamato anche il mitico Tinley che sa sempre tutto di tutti: e’ vero, non verrà più a scuola, ha detto. E’ partito per il Bhutan, va in un monastero in Bhutan perchè si è scoperto essere la reincarnazione di un grande Lama.
Quando lo ha saputo Eliane ha deglutito ed è rimasta senza parole, d’altra parte è la loro cultura, nulla da aggiungere.

mercoledì 13 agosto 2008

Il ponte di Rizdong


Leh. Sono all’Internet Point vicino al nuovo negozio di Nazir sulla main road. Sono un po’ scomoda per la verità, perchè mi hanno ficcata sull’angolo di una scrivania, (già piccolina) su un portatile nuovo nuovo. Vedo bene le lettere, ma non riesco a mettere le gambe sotto il tavolo e sono su uno sgabello senza schienale.

Il viaggio di ritorno a Leh.
Partiti dall Ibex Hotel alle 6,50 su una buona jeep, con un ottimo autista. Alle 10.10 eravamo al Pensi-la. Il passo che è non è transitabile in inverno. Alle 12 abbiamo fatto una sosta pranzo alla guest house di Yuldo, nella piana di Rangdom. La guest house si chiama Zanskar Express. Abbiamo mangiato un chapati, un'omelette e dell ottimo Jo (lo yogurt naturale che si trova nelle doxa, le stalle all aperto), l’ultimo Jo.
Alle 17,30 eravamo a Sankoo, nella valle del Suru, in zona musulmana, dove ci siamo fermati per la cena e il pernottamento.
Ripartiti alle 7,30 del mattino alle 9,30 superavamo la squallida Kargil ed alle 11,10 eravamo a Mulbek, di nuovo in zona buddista. Il viaggio stava andando molto bene. Superati i passi del Namika-la e del Fotu-la alle 13,30 eravamo a Lamayuru, dove ci siamo fermati per una sosta pranzo.
La strada che scende da Lamayuru è ancora stretta e spaventevole, ma da Kargil a Leh ci sono lavori un po’ ovunque, la strada è stata allargata ed è quasi irriconoscibile, persino la bellissima vista sul fiume Zanskar che si immette nell’Indo non fa più lo stesso effetto, visto da una strada più larga e comoda fa meno impressione e questo è un peccato.
Lungo il percorso, come sempre, le jeep che si incrociano si affiancano e gli autisti si scambiano informazioni. Abbiamo intuito che c’era qualche problema, ma non abbiamo capito cosa fosse successo. Alla mia domanda: c’è qualche problema? c’è un ponte rotto? La risposta è stata may be.
Lungo la strada abbiamo incominciato a vedere camion e bus fermi, gli autisti a terra che bivaccavano. Arrivati alla valle di Rizdong il caos. Pieno di auto e camion fermi. Nella notte l’acqua si è portata via un ponte e la strada è interrotta. Arriva gente, il nostro autista contratta un po’ il prezzo e poi via. Vengono assoldati alcuni ragazzi che si caricano in spalla i nostri bagagli, attraverso un ripido sentiero si scende sul fiume e una improvvisata passerella ci porta dall’altra parte. Qui saliamo su un minibus, molto diverso dalla nostra bella jeep, ma che fare? Dobbiamo arrivare a Leh. E ci arriviamo, un po’ tardi, perchè il minibus viaggia molto lentamente, carico com’è sulla strada spesso dissestata per i lavori in corso. Arriviamo alle 19,30, molto stanchi ma sani e salvi.
Quest’anno il monsone ha di nuovo superato la catena dell’Himalaya, a Leh è piovuto molto quasi tutte le notti. Qui dicono che non è normale un'acqua così. In Zanskar è piovuto solo due notti, di giorno abbiamo avuto qualche acquazzone lieve e di breve durata, ma le giornate nuvolose sono state tante. Secondo me soffia un vento così forte che la pioggia non fa in tempo a cadere a terra, si asciuga prima.

martedì 12 agosto 2008

Una lettera a Tseten

Sono tornata a Leh nonostante il ponte crollato, ma di questo parlerò poi.
Sono a Leh e sto scrivendo al rumore del generatore . . . la luce se n’è andata ed hanno acceso il generatore.
L’ultima sera a Pibiting l’ho trascorsa a insieme a Tseten Dorjai, a suo figlio, invitata a cena insieme a Tina ed Eliane.
Tseten è una persona molto intelligente, abbiamo chiacchierato piacevolmente di molte cose. Ad un certo punto ci ha fatto una domanda alla quale al momento non siamo state capaci di rispondere.
In modo molto ironico ci ha chiesto: come mai vi piace tanto questo posto? Vi piace per la polvere? vi piace per il vento? o vi piace per le strade sconnesse che mettono a dura prova la schiena?
Al momento non siamo state capaci di rispondere, ma poi nella notte ho sentito la necessità di spiegargli come mai questo posto mi piace. Volevo spiegargli almeno uno dei motivi, visto che lui prima di andare a letto mi aveva detto che vorrebbe fare un film sullo zanskar com’è oggi, perchè è ben consapevole che le cose stanno cambiando velocemente e vorrebbe che le generazioni future non dimenticassero da dove arrivano e qual’è la loro cultura. Buona idea ho detto io, ma puoi anche scrivere. Interroga i vecchi e scrivi, fai scrivere i racconti dei nonni a tuo figlio. Le parole rimangono.
Ecco uno dei motivi per cui mi trovo tanto bene in Zanskar.
Gli ho raccontato che sono nata in un paesino delle Langhe, avevo quattro anni quando mi sono trasferita a Torino, perchè lassù su quelle colline dure e difficili i miei genitori non riuscivano a vivere.
Stavo tutta l’estate dai miei nonni e trascorrevo nelle Langhe anche le vacanze di Natale. Lassù a quell’epoca non avevamo l’acqua corrente, non avevamo il bagno e il gabinetto era fuori, esattamente come qui ora. Quand’è nato mio fratello, nel ‘62 la situazione era ancora così. D’inverno avevamo una sola camera riscaldata. Io andavo a dormire e per vedere fuori dalla finestra grattavo con le unghie i cristalli di ghiaccio.
Mia madre ha scritto molto su quell’epoca e mio fratello sta continuando.
Mia madre scriveva che prima di trasferirsi a Torino andava al mercato ad Alba, a 20 km dal paese, camminava a piedi o in bicicletta ridendo, scherzando e cantando insieme a tanti amici. Avevano grandi speranze.
Ora siamo tutti ricchi, abbiamo case confortevoli e riscaldate, ora per andare ad Alba bastano 20 minuti con la macchina, ma ognuno viaggia solo sulla propria auto. Non ridono e non cantano più.
Abbiamo perso molto.
Qui in Zanskar vedo i bimbi andare a scuola e mi sembra di vedere mia madre o mio padre, la situazione era la stessa. Gli zanskar-pa così sereni e così ospitali mi ricordano i vecchi delle Langhe, erano così. Uguali. Caratteri difficili, spesso incomprensibili, ma tanta umanità che ora si è persa.
Ecco perché amo questo paese, ecco perchè ci vivo bene nonostante le condizioni difficili.
Il mondo cambia, è inevitabile e necessario, ciò che vorrei è che gli zanskar-pa avessero condizioni di vita migliori e raggiungessero il benessere senza fare gli errori che abbiamo fatto noi. So che è un utopia, ma ci spero e ci provo.

sabato 9 agosto 2008

Ultime raccomandazioni


Stamattina quando ho salutato Sonam il preside, mi ha tenuta parecchio in ufficio, di nuovo mi ha raccomandato la bimba di Karsha. Ha due anni e mezzo e il prossimo anno sarà accettata alla scuola. Dice che mi manderà una e-mail con tutte le notizie della bimba con nomi e cognomi degli zii che si occupano di lei, (ma che hanno anche figli loro). Vedremo, spero di trovare un buon sponsor.
Ho promesso a Padma Youdol di aiutare per mezzo della Woman association Zanskar, le donne zanskar-pa. Faremo fare da loro oggetti di artigianato puntando sulla lana naturale e sui colori naturali, oggetti che venderemo in Italia. Le aiuteremo con una specie di microcredito per comprarsi pecore, o macchine da cucire o macchine da maglieria. Andremo avanti insieme, cercando di comunicare via e-mail e sperando di vederci sovente.

Ho finito. A tutti Jule, quei Jule che tante volte mi hanno dato forza. Quando cammini in salita sui sentieri dello Zanskar, spesso ti sembra di non avere più né il fiato né la forza di continuare, poi all’improvviso incontri qualcuno sudato e stanco come te (e magari più carico di te) che ti saluta con un dolce Jule Jule. Devi rispondere, allora raccogli tutte le tue energie e tutto il tuo fiato per rispondere Jule! e non so come mai ma subito dopo sembra che le forze ti ritornino e riprendi il cammino con più energia.

Carissimi Zanskar-pa: a tutti un grande JULE!

Arrivederci

Ed eccomi ancora qui a scrivere al rumore del generatore.
Sto prendendo congedo da tutto e da tutti, ma ho una grande speranza: quella di ritornare qui presto.
Stamattina avevo un po’ di magone a percorrere la strada verso la scuola insieme a tanti allievi. Stavo per cambiare percorso, volevo fare il sentiero più facile, quando due piccoline jule jule mi si sono avvicinate, mi hanno preso per mano ed ho dovuto scapicollarmi per il sentiero più ripido come tutte le mattine.
A scuola ho assistito all’assemblea davanti al chorten, poi ho fatto gli ultimi appelli ed ho scritto la mia relazione per Eliane, inserendo le cose da cambiare e da migliorare, ma segnalando anche i prof che a mio avviso sono capaci e devono avere un aumento di stipendio.
Sono tornata a casa, ho preparato il mio bagaglio, poi, ho preso due borsate di abiti e scarpe da lasciare a Padma Youdol per le donne povere e mi sono avviata verso Padum. Mi è venuto un po’ di tristezza, ma mi è passata subito, perchè ho incontrato 5 o 6 ragazzini della VI che andavano a Padum, uno si è offerto di portarmi una borsa ed abbiamo fatto la strada insieme fino alla casa di Padma.
Ho consegnato a Padma le mie cose, sono molto contenta perchè i miei bei sandali li utilizzerà la nipote di Padma, che è molto brava e frequenta da noi la X. Ha 16 anni, quando ha visto i sandali le sono brillati gli occhi. Sono da aggiustare, bisogna rifare la suola, ma qui ci sono dei bravi ciabattini, per poche rupie avrà dei sandali nuovi.

Sono andata a salutare i membri del Managing Committee che erano al Kailash in riunione con Eliane e Tina. Tanti saluti e tanti Jule. E all the best per mio fratello Bruno, dal MC, da Padma Youdol e da Sonam leh. Qui tutti conoscono Bruno, era presidente dell'associazione AAZ Italia e lo scorso anno ha lavorato qui con Luisa e con memé Marc.
Mi viene in mente che non ho salutato Tinley, che fare? Sto ferma un po’ all’incrocio sulla strada principale vicino alla ruota di preghiera che è davanti all’Ibex hotel. Qui davanti prima o poi passano tutti.
Vilma leh! E la voce tonante di Sonam che mi chiama. Facciamo due chiacchiere mi chiede di nuovo l’indirizzo e-mail. Gli dico che vorrei tornare e fare magari un bel trekking. Quello da Lamayuru a Padum temo sia molto difficile per me, lui mi consiglia quello da Darcha a Padum, sono otto o dieci giorni, ma mi dice che è molto bello e più facile. Vedremo, ci penserò.
Poco dopo vedo Dawa, l’insegnante della scuola e .... Tinley il mitico. Tinley, gli dico, volevo salutarti, domani parto alle sei e un quarto. Mi risponde che lui verrà a prendermi a Pibiting e sarà sulla jeep, ci saluteremo domani.
Incontro altri allievi della scuola e di nuovo Sonam, sono in piedi sui gradini della ruota di preghiera tutti con il naso per aria. C’E’ UN MAGNIFICO ARCOBALENO, BELLO COME NON NE AVEVO MAI VISTI. Questo è per me, dico a Sonam, è Padum che mi saluta. E che dice arrivederci, mi dice lui e altre persone vicino a lui che non avevo mai visto partecipano al nostro entusiasmo.
E’ splendido, mi scapicollo a chiamare Tina, saltiamo sul tetto del Kailash e Tina scatta una ventina di foto. Un arcobaleno totale, da terra a terra. Davvero bello.
Ok ora posso proprio andare.
Stasera siamo invitati a cena da Tseten Dorjey, la persona dalla quale ho affittato la stanza. Un altra cena, altri momo.
Domattina Tinley viene a prendermi con la jeep, faccio colazione all’Ibex alle sei insieme ai francesi e poi via verso il Pensi-la, verso Rangdom, verso Sanku, verso LEH.

venerdì 8 agosto 2008

Julle Julle Julle


Domani sarà il mio ultimo giorno qui, oggi ho fatto un acquisto, ho comprato una falce per tagliare l’erba. Il venditore e un cliente erano un po’ stupiti del mio acquisto, in genere i turisti comprano gioiellini o tessuti, non una falce. Mi ha chiesto se in Italia non ne avrei trovate: si, ho risposto, certo che la trovo in Italia, ma qui sono fatte a mano e da noi non se ne trovano più.

Vilma leh ! Tina leh! la tonante voce di Sonam ci ha invitate a cena e stasera abbiamo questo impegno. Sonam è la guida storica di Marco Vasta. Sono contenta di rivederlo e di rivedere la moglie che avevo conosciuto tre anni fa.

Domenica mattina partirò in jeep con tre francesi, dormiremo a Sanku poi continueremo per Leh, sarà un viaggio duro , più del solito, dopo un mese di permanenza qui mi sento a casa e non so come reagirò quando la jeep verrà a pendermi.
Devo congedarmi da tutto e da tutti. Non so se avrò voglia di venire all’internet point domani. Forse mi farò viva da Leh tra qualche giorno.
Mi sembrerà strano non sentire più il rumore del generatore che qui alimenta i computer e mi sembrerà strano non arrivare più al buio a quel cubo grigio che è stata per un mesetto la mia casa.
Julle Julle

Manine sporchine e piedini puzzini


Ieri c’è stata la cena insieme ad insegnanti e bidelli della scuola. ci hanno invitati al ristorante di fronte al Kailash.
Menu: patatine fritte, momo (specie di ravioloni ripieni) riso fritto con verdure e frutta. Abbiamo bevuto birra e miracolo, c’erano i momo di verdura e anche i momo di montone. Da che sono qui, dal 15 luglio, è la prima volta che vedo un piatto di carne al ristorante. I menu illustrano piatti di montone, agnello e pollo, in realtà non si trovano mai, si mangia sempre vegetariano. Noi abbiamo spesso cenato a casa, dove abbiamo scorte di scatolette di carne, tonno e insaccati vari, è stata l’unica carne che abbiamo mangiato. (Ringrazio i miei compagni di viaggio dell’Hemis Lamauyru e i compagni di viaggio di Tina che hanno portato per noi dall’Italia questi viveri )
Mangiare senza carne non si muore di certo, ma dopo tanti giorni di dieta vegetariana la mancanza di proteine si sente, inoltre a questa altitudine e con la vita che si fa mi pare sia necessario mangiare un po’ di più.
Il cibo italiano non mi manca molto, al massimo avrei voglia di mezzo bicchiere di vino rosso, una pizza, un gelato.
La cena è stata una bella idea, finalmente siamo riuscite a conoscere un po’ di più gli insegnanti, è importante per instaurare un rapporto di collaborazione. Io ho chiacchierato molto con l’insegnante di Urdu e con un prof di matematica giovane e molto piacevole.
Gli insegnanti sono uno dei grossi problemi della nostra scuola, perchè è difficile trovare persone valide che abbiano voglia di vivere qui in questo posto isolato e difficile, oppure che abbiano voglia di percorrere d’inverno il tchadar, lLa cia sul fiume ghiacciato, unico modo per raggiungere lo Zanskar, ed essere qui in tempo quando comincia la scuola.
Ora abbiamo già una ex allieva che, al momento, sostituisce un'insegnante in maternità. Speriamo negli ex allievi, speriamo che studino e che tornino qui ad insegnare, loro amano lo Zanskar e sono abituati a vivere qui.

Stamattina sono stata a scuola, ho fatto il solito appello nelle classi. Comincio a conoscere parecchi bambini, soprattutto loro conoscono me. Quando arrivo la mattina, ma anche durante l’intervallo e all’uscita da scuola oltre ai numerosi Jule Jule devo stringere decine e decine di manine sporchine e guai se ne salto qualcuna.

Oggi ho messo ordine nel magazzino, ho messo in un armadio tutte le cartelle avanzate (quest’anno abbiamo distribuito le nuove cartelle) e ho messo via parecchia cancelleria che alcuni turisti ci avevano portato. Era il momento dell’intervallo e la piccolina del villaggio di Shagar, quella che piangeva e non voleva lasciare la mamma quando una domenica le abbiamo dato un passaggio per tornare a Pibiting, proprio lei ora la riconosco bene, mi girava attorno. Mi sono fatta intenerire e le ho regalato una matita. Ho ricevuto un bel sorriso tra le fossette sulle guance tonde, ma tre minuti dopo avevo sulla porta una ventina di musetti con il moccio al naso e gli occhi vispi e speranzosi. Se avessi distribuito venti matite avrei avuto altri quaranta musetti in attesa, che fare? Ho chiamato Tinley ed ho spiegato il problema, lui ha tirato fuori da una tasca un po’ di matite dell’Ikea (si, proprio dell’Ikea) e mi ha detto che ci avrebbe pensato lui. E’ partito seguito dal gruppo bimbi che gli saltellava intorno e mi ha salvata.

Mi è capitato spesso di vedere i piccolini per strada o a scuola con le scarpe slacciate, più di una volta mi sono chinata ad allacciarle e ogni volta mi sono venuti in mente mio fratello ed Ornella che l’anno scorso hanno portato le scarpe regalate da AAZ e hanno infilato centinaia di scarpine nei piedini puzzini, come li ha definiti Bruno

giovedì 7 agosto 2008

Non regalare trombette ai bambini

Soprattutto se sono 175, noi abbiamo fatto questo errore.
Ieri c’è stato il pic nic dei piccoli: le due classi LKG e UKG e dalla prima alla quarta. Totale 175 bambini.
Il posto prescelto era il villaggio di Julang a 15 km da Padum, in un grande prato verde solcato da tanti ruscelli e pieno di animali al pascolo.
I bambini si sono presentati senza la divisa scolastica e con uno zainetto contenente un piatto, un bicchiere e un cucchiaio, pronti e puntuali all’appuntamento alle 8,30 del mattino. Sono stati noleggiati due bus, quelli che fanno servizio con i villaggi vicini.
All’assalto, si sono ammassati dentro e sul tetto. Bambini dai tre anni e mezzo in su sul tetto di un bus su una strada sterrata! Allegri e festosi, il pic nic è forse la giornata che amano di più. Noi siamo salite con alcuni insegnanti, comodamente, su un paio di jeep.
Il cielo blu terso, le montagne alte intorno, Karsha abbarbicata sulla roccia proprio di fronte a me, il dondolio della jeep sulla strada sconnessa, la musica indiana che ci accompagna, le voci gioiose dei bambini che arrivano fino a noi insieme all’aria fresca del mattino e alla polvere immancabile, un momento magico. Il preside seduto vicino a me mi parla di una bimba di Karsha, orfana, verrà accettata a scuola il prossimo anno, ha quattro anni, è sola e poverissima, ha bisogno di uno sponsor che le permetta di studiare. Mi faccio due conti, quando lei sarà nella classe X io avrò 72 anni, ammesso che viva, sono troppi, non potrei venirla a trovare, le occorre uno sponsor più giovane.
Arrivati al villaggio di Julang ci fermiamo per un the di benvenuto offerto dagli abitanti di Julang. Scesi dall’auto ci sediamo sui tappeti messi sulla strada per l’occasione, beviamo lentamente il nostro the con tanti jule jule jule. E se arriva qualcuno e deve passare? Se arriva qualcuno aspetta che abbiamo finito.
La strada già sterrata viene abbandonata e la carovana prosegue tra pietre, fossi e torrentelli fino ai bordi del prato scelto. I bus si piegano di lato pericolosamente per superare un paio di punti piuttosto dissestati, qualcuno scende per spostare almeno le pietre più grosse. Tra nuvole di polvere arrivano a destino con il loro carico di bambini festanti.
Il mitico Tinley e i suoi aiutanti hanno montato due tende bianche e i cuochi sono già al lavoro. Tra le persone che organizzano il pic nic e che lavorano c’è anche il contadino che avevo incontrato alla scuola e che aveva pianto perchè non aveva fatto in tempo a ringraziare la sponsor di sua figlia. Ora era li, lo abbiamo ancora rassicurato che avremmo detto a Monica che voleva tanto ringraziarla, e che avrebbe voluto invitarla a casa sua. Lui ha problemi ad una gamba, cammina a fatica, ma non demorde, lavora come un forsennato, ha le mani nere e il viso solcato da rughe profonde, è secco secco, dentro i grandi pantaloni sformati e rattoppati, ma è allegro oggi, contento di fare qualcosa per noi, ci presenta la figlia, una bella ragazzina che da noi frequenta la VI.
I bimbi giocano liberi e ci coinvolgono, insegnamo loro qualche gioco, sono felicissimi.
Ubbidienti come soldatini quando Tinley battendo su un grosso coperchio li chiama a raccolta, è ora del cibo. Siedono ordinatamente su un grande telo di plastica e terminato il pasto corrono nel ruscello a lavare il loro piatto e il loro bicchiere, poi si riprende a giocare.
Per insegnare loro a non buttare la carta a terra abbiamo organizzato una gara: chi si fosse presentato con almeno 5 cartacce avrebbe avuto un premio. Nel giro di pochi minuti avevamo 175 bambini con le mani piene di ogni schifezza putrefatta. Che dire? Bravi! abbiamo raccolto tutto i due grandi sacchi ed abbiamo premiato tutti. Poi dopo il pranzo è stata la volta del lavaggio denti. A tutti è stato dato uno spazzolino e un premio a chi si lavava i denti. Ahimè le trombette. In un batter d’occhio centosettancinque trombette hanno cominciato ad allietare le nostre orecchie.
Della preparazione del pranzo per circa duecento persone parlerò un altra volta. Abbiamo mangiato tre volte, colazione, pranzo e cena. La cena è stata servita alle 4, poi qualche insegnante ha messo un po’ di musica ed abbiamo danzato tutti insieme, noi volontari, gli insegnanti e i bambini.
Verso il tramonto Tinlej ha dato il segnale della partenza, i bambini sono stati radunati. Ordinatamente divisi per classi ed in fila per uno si sono avviati nel prato verso il punto dove erano stati parcheggiati i bus. Alcuni di quelli più grandi sono stati mandati ad aiutare a trasportare tutto il materiale servito per il pic nic. Un’organizzazione perfetta. Qualche problema nel salto del ruscello più grosso: un’asino acchiappato a viva forza da Tinley si è rifiutato di passare nell’acqua e il grande telo che avrebbe dovuto trasportare è finito in acqua. Sono finite in acqua anche pentole ed un paio di persone che avevano bevuto un po’ troppo chang (la birra locale). Noi seduti vicino alle jeep ci siamo goduti le scene ridendo a crepapelle.
Siamo partiti verso le 18, quando il sole già basso dalla valle del Pensi-la arriva ancora ad illuminare il gompa di Pibiting. In un vortice di voci, polvere e sole radente finiva una giornata indimenticabile.

Cose che non ho raccontato


Grazie a tutti per i commenti e per le e-mail che mi arrivano, grazie a mio fratello Bruno che mi ha lasciato un bellissimo commento e che mi incoraggia a scrivere.
Ci sarebbero tante tantissime cose da dire e da raccontare, il tempo è sempre poco e quando arrivo qui all’internet point non so da dove cominciare.
La vita qui sta cambiando in fretta, nel 2005 quando sono venuta la prima volta ho trovato un primo miracolo: Internet. Ora siamo tutti qui a sbuffare perchè è lento, ma fino al 2005 non c’era. Quest’anno un altro miracolo: il telefono. I cellulari continuano a non funzionare, ma il telefono pubblico c’è e funziona. E’ il primo anno.
Ci sono tante case in costruzione, ci sono molti più negozietti rispetto a tre anni fa. Ci sono anche due Hair dresser and massage. Le vetrine non promettono molto bene, sono piccole, sgangherate, l’interno è buio. Sono andata a chiedere per fare l’henne, costa 150 IR pari a 2 euro circa. Credo aspetterò di essere a Leh, perchè mi spiace perdere un pomeriggio dal parrucchiere qui.
Sono nate tante nuove guest-house e cominciano ad esserci turisti, specialmente ora, in agosto. Sono quasi tutti trekkers, ma ho visto un gruppo di Planet viaggi e un gruppo degli Argonauti, oltre ad Avventure nel mondo che manda i suoi gruppi da almeno 20 o 25 anni.
Ci sono dei campeggi, quello di fronte alla casa di Padma Youdol è il più carino. Ha un bel prato verde, ha fatto costruire intorno un muro in pietra a secco (come sono qui quasi tutti i muri), ha fatto costruire dei servizi: una toilette (con turca) una local toilette (con buco nel pavimento di terra) e una doccia !
C’è un gran fermento nella valle di Padum e soprattutto a Padum, ma questo rimane ancora un posto speciale, quindi se qualcuno, come ho visto dalle e-mail, vuole venire, può trovare qui un piccolo e faticoso paradiso ancora per un po’ di anni.

La casa di Dolma Lhamo, alcune cose che non ho raccontato:
Nella casa di Dolma vivono Tina ed Eliane. E’ la casa dove ha sempre vissuto Marc Damiens che qui veniva tutti gli anni, una grande e vecchia casa. Bella. Non ha i pannelli solari e quando manca la luce si sta al lume di candela. Io vado ogni mattina a fare colazione da loro: passo di fianco al chorten, attraverso il ruscello, passo di fianco ai campi di orzo ecc. L’ultimo pezzo è in salita, breve, ma sale molto e nonostante io sia qua a 3500 m dal 26 giugno, le salite continuano ancora a farmi venire il fiatone. Quando arrivo in cima alla salita ho un bel fiatone ed ho bisogno di respirare profondamente, ma è impossibile, devo stare in apnea, perchè nel tratto successivo, quello tra i chorten e il muretto mettono ad essicare lo sterco di yak che serve da combustibile e non c’è nulla di peggio che fare un bel respiro profondo e tirare nei polmoni l’odore caldo pungente dello sterco di yak fresco. Riprendo a respirare dopo ed entro in casa con il solito Jule Jule. Abbasso la testa per non battere una zuccata nella porta ed entro nel corridoio. Le mosche che volteggiano disordinatamente a mezz’aria, mi appaiono nere nella prima parte del corridoio e bianche nella seconda parte dove arriva un bel raggio di sole dall’ alto: bzzz bzzz bzzz

martedì 5 agosto 2008

Il tempo passa troppo in fretta

Lo ripeto per chi ancora non avesse letto il mio diario. Scrivo malissimo, abbiate pazienza, su queste tastiere non ci sono accenti né apostrofi e spesso le lettere sono così consunte che non si leggono più e vado avanti per esperienza.
Ho realizzato che è la mia ultima settimana qui, domenica riparto per Leh. Parto 2 giorni prima del previsto, perchè posso dividere il costo della jeep con due francesi che hanno il volo su Delhi due giorni prima di me.
Stamattina ho fatto un po’ di bucato, nel solito ruscello, sulle solite pietre. Ho lavato qualche indumento che lascerò qui. Ho già parlato con Padma (insegnante della scuole e membro della Women Association Zanskar): lascio i miei indumenti a lei che li consegnerà a qualche donna povera.
Ieri notte è piovuto nella valle, già da qualche giorno il tempo è cambiato, la settimana scorsa abbiamo avuto il vento più forte del solito, molte nubi e sui monti intorno alla valle è scesa la neve. Le cime qui intorno sono sui 6/7mila mt, il Pic Padum forse è più alto. E’ sempre là con il suo ghiacciaio incombente, si staglia candido contro il cielo blu. Sembra un panettone carico di un gran strato di panna.
Il tempo è cambiato dicevo e ieri notte è piovuto molto. Non c'era la luce. Alle 23,45 ho guardato fuori, tutto buio e un rumore che qui non avevo mai sentito, quello della pioggia. Dalla finestra della mia camera entrava acqua, ho spostato il tavolino e ho lasciato che dal davanzale della finestra scendesse sul pavimento. La guest house di fianco era tutta al buio, c’era qualcuno che con una pila potente ha girato a lungo sotto l'acqua, immagino per controllare che le finestre fossero chiuse.
La valle buia e il gran frastuono della pioggia era impressionante.
Anche ieri notte non abbiamo avuto la luce, a casa di Eliane e Tina abbiamo cucinato con le pile frontali ed abbiamo cenato a lume di candela. TNessuna luce, né a Pibiting, ne’ a Padum, né nei villaggi intorno.
In genere abbiamo la luce elettrica dalle 19,40 e alle 23. Nella casa di Tseten Dorjei ci sono i pannelli solari e Tseten mi ha messo una lampada posticcia da accendere quando manca luce elettrica.
Ultimamente passando per i prati per la solita strada da Pibiting a Padum, e viceversa, ho notato un altro cambiamento: ci sono ancora tantissimi uccellini, ma il loro canto è cambiato, non è più quella musica che mi accompagnava, è un cinguettio normale: Forse luglio era il periodo degli amori, ora i piccoli saranno già nati ed usciti dai nidi. La stagione fredda è in arrivo Agosto è ancora un buon mese normalmente, ma in settembre la temperatura si abbasserà considerevolmente.
Anche stamattina c’erano molte nuvole ed ha piovuto un po’. Sono stata a scuola e ho continuato a controllare le presenze di allievi e professori. Comincio a conoscere alcuni allievi, comincio a destreggiarmi nel fare l’appello dei vari Stenzin, Dolma, Rizing, Namghial, Norbu, Sonam, Lhamo, Diskit, Dolkar. I piccoli sono carinissimi, fare l’appello nelle classi LKG e UKG (che corrispondono alle nostre materne) mi diverte sempre tanto. Il Good Morning Madam che mi urlano nelle orecchie alzandosi in piedi, quando entro in classe e il Thank You Madam che mi ri-urlano quando esco mi emoziona sempre.
Quando li incontro per strada poi e una serie infinita di Jule e di strette di mano, dei 303 bambini direi che un buon ottanta per cento fa la stessa strada che faccio io per arrivare alla scuola, quindi cammino con tutti questi marmocchi intorno, che si fermano, si rincorrono, mi sorpassano, mi aspettano, mi salutano. Certo mi conoscono più loro di quanto li conosca io. Sono tanti. Ho memorizzato qualche viso, specialmente quelli dei più grandi, quelli della IX e della X. Conosco la ragazza che abbiamo riportato a Pibiting da Ating domenica scorsa (o due domeniche fa?), conosco Lobzang, il figlio di Punchok, riconosco anche il figlio di Padma Youdol e il figlio di Tseten Dorjei, che vedo ogni giorno anche a casa. Ha circa 8 anni e la mattina prima di andare a scuola prepara il pranzo, lo sento in cucina che frigge e affetta verdure, se si accorge che parto con il secchiello si affretta ad aiutarmi e va prendere l’acqua, poi si lava al ruscello, si prepara e parte di corsa per la scuola.
Quanto mi mancherà questa gente al mio rientro in Italia?
Domani c’è il pic nic dei piccoli classi LKG, UKG, I, II, III e IV. Speriamo il tempo sia bello.

lunedì 4 agosto 2008

Un pomeriggio di dieta

Ieri domenica non c’era scuola.
Siamo andati a visitare i genitori dei nuovi allievi. Questo lavoro lo si fa per capire la situazione famigliare dei bambini che frequentano la LMHS.
Siamo stati a piedi a Tangrimo, un’ora di cammino da Padum. Un’ora e mezza da Pibiting. Poi con la jeep abbiamo visitato alcune famiglie che vivono in villaggi che distano più di 20 km da Padum.
Se io mangiassi a Torino tutto ciò che mangio qui quando si va dalle famiglie, nel migliore dei casi vomiterei tutta la notte. Qui nulla, sto bene.
Lasciamo perdere la famiglia visitata al mattino perchè la discesa a piedi da Tangrimo a Padum mi ha permesso di smaltire tutto ciò che avevo mangiato.
Nel pomeriggio abbiamo visitato quattro case. Nell’ordine ho mangiato:
the nero, biscotti, the salato con burro di yak, il jo (che è buonissimo e ne mangio sempre una gran ciotola) un altro the nero, un bicchiere di latte caldo;
the nero, the dolce al latte, biscotti, il jo, una mela, un bicchiere di latte;
the nero, biscotti, the salato con burro, caramelle e albicocche secche, il jo;
the nero, biscotti di pasticceria, the al latte dolce.
Tutto ciò dalle 3 del pomeriggio alle 6,30. Da morire, ma non è bello rifiutare.

sabato 2 agosto 2008

Punchock e il cuore degli Zanskar-pa

Da qualche giorno è arrivata in Zanskar anche Tina, l'attuale presidente di AAZ Italia.
Nella mattinata avrebbe dovuto esserci l’assemblea dei genitori con il Managing Committee. I genitori sono venuti, ma il MC non si è presentato, il presidente è a Kargil per affari, quindi l’assemblea è stata monca, i genitori hanno avuto un incontro con Tina ed Eliane.
Io avevo terminato di fare l'appello nelle classi e stavo cercando di capire qualcosa sul time table degli insegnanti quando sento dietro di me una presenza silenziosa. Mai loro oserebbero chiamarti o men che meno toccarti sulla spalla per richiamare la tua attenzione. Mi giro verso l'ombra che sta dietro le mie spalle e vedo un viso conosciuto, un po’ ingrassato, capelli più in ordine, ma è lui! Punchock, la persona che è stata la mia guida nel trekking a Phuktal fatto tre anni fa. Sono così contenta di vederlo, lo avevo cercato appena arrivata in Zanskar, ma era partito per Leh e mi avevano detto non sarebbe tornato se non verso metà agosto, invece eccolo qui. In Zanskar nulla e mai sicuro: il MC che aveva indetto la riunione per oggi non si è presentato e Punchok che doveva essere a Leh è qui davanti a me con il suo sorriso disarmante.
Il figlio di Punchok frequenta da noi la classe X. Lui mi aveva già vista e mi aveva riconosciuta, ma non mi ha detto nulla, pensare che sono andata a fare l’appello proprio nella sua classe.
Ovviamente mi aspetta un altro invito per il the. Io oggi avrei avuto già una serie di impegni, ma non posso rifiutare, così alle 3 del pomeriggio parto per Padum. Oggi tira un vento quasi insopportabile, si fatica a camminare e spesso si rischia di perdere l’equilibrio. Sembra ci sia la nebbia ma è sabbia. Terribile davvero oggi.
Quando tre anni fa ero stata qui, Punchock abitava ancora nella città vecchia in una bella casa antica, ma ne stava costruendo una nuova sulla strada principale. Purtroppo tutti vogliono abitare nella parte moderna e la vecchia Padum si sta svuotando e cadendo in rovina. Ora la casa nuova è terminata, è ad un piano solo, per il momento è sufficiente. Un secondo piano si può aggiungere in seguito.
Sono veramente contenta di vederlo. A casa c’è tutta la famiglia: Punchok Gospel il padre, Lamo Dolma la madre, Tenzin Panzum la figlia più grande, Lobsang Kunga il figlio che fa la X da noi, Tzering Yangzum, la bimba che va a scuola a Raru e Tenzin Choskit la più piccola, quella che avrebbe voluto mandare alla Landom, ma aveva già un figlio che frequentava cosi ha dovuto optare per la scuola pubblica di Padum. Ma c'è qualcuno che non conosco, un affarino nuovo, un bebé. E questo chi è? chiedo. E’ il figlio di Tenzin, ha un anno e due mesi. Punchock è diventato nonno. Memé dicono qui.
Accetto due the neri, un po’ di biscotti, un the salato con burro, una zuppa che ha voluto a tutti i costi prepararmi alle 4 del pomeriggio e una macedonia. Lui è un bravissimo cuoco e ha voluto ricordarmi come cucina.
Affettuoso lui e tutta la famiglia. Questa gente ha un gran cuore.

Ieri ho assistito ad una scena, una delle tante, che mi ha commossa alle lacrime. Si è presentato a scuola un genitore, un contadino. Piccolo, magro, la barba incolta su un volto rugoso e bruciato dal sole, indossava abiti da lavoro, sembrava appena rientrato dai campi, la fatica disegnata ancora sul volto visibilmente emozionato. Aiutato da un insegnante, ha chiesto a Tina di incontrare la sponsor della sua figlioletta. La sponsor è italiana e si chiama Monica, il giorno prima Monica era a Padum, era stata alla scuola e, per la prima volta aveva incontrato la sua figlioccia, le aveva comprato qualche regalo, qualche maglietta, dei colori, non so cos’altro. Purtroppo Monica era già ripartita per Leh, non c’era più, non avrebbe potuto incontrarla. Ha capito immediatamente, senza bisogno di traduzione la risposta negativa di Tina. Ha cambiato espressione la speranza che aveva negli occhi si è tramutata in dolore, delusione e le lacrime hanno iniziato a rigare il volto del vecchio. Voleva solo incontrarla per poterla ringraziare, voleva invitarla nella sua casa, voleva dimostrarle la sua riconoscenza. Nient’altro. Il pensiero di non poterlo fare gli ha dato un grande dolore e non ha potuto trattenere le lacrime. Questa gente è cosi.
Come posso io tornare in Italia e convivere con i tanti berlusconi che abbiamo?