martedì 12 agosto 2008

Una lettera a Tseten

Sono tornata a Leh nonostante il ponte crollato, ma di questo parlerò poi.
Sono a Leh e sto scrivendo al rumore del generatore . . . la luce se n’è andata ed hanno acceso il generatore.
L’ultima sera a Pibiting l’ho trascorsa a insieme a Tseten Dorjai, a suo figlio, invitata a cena insieme a Tina ed Eliane.
Tseten è una persona molto intelligente, abbiamo chiacchierato piacevolmente di molte cose. Ad un certo punto ci ha fatto una domanda alla quale al momento non siamo state capaci di rispondere.
In modo molto ironico ci ha chiesto: come mai vi piace tanto questo posto? Vi piace per la polvere? vi piace per il vento? o vi piace per le strade sconnesse che mettono a dura prova la schiena?
Al momento non siamo state capaci di rispondere, ma poi nella notte ho sentito la necessità di spiegargli come mai questo posto mi piace. Volevo spiegargli almeno uno dei motivi, visto che lui prima di andare a letto mi aveva detto che vorrebbe fare un film sullo zanskar com’è oggi, perchè è ben consapevole che le cose stanno cambiando velocemente e vorrebbe che le generazioni future non dimenticassero da dove arrivano e qual’è la loro cultura. Buona idea ho detto io, ma puoi anche scrivere. Interroga i vecchi e scrivi, fai scrivere i racconti dei nonni a tuo figlio. Le parole rimangono.
Ecco uno dei motivi per cui mi trovo tanto bene in Zanskar.
Gli ho raccontato che sono nata in un paesino delle Langhe, avevo quattro anni quando mi sono trasferita a Torino, perchè lassù su quelle colline dure e difficili i miei genitori non riuscivano a vivere.
Stavo tutta l’estate dai miei nonni e trascorrevo nelle Langhe anche le vacanze di Natale. Lassù a quell’epoca non avevamo l’acqua corrente, non avevamo il bagno e il gabinetto era fuori, esattamente come qui ora. Quand’è nato mio fratello, nel ‘62 la situazione era ancora così. D’inverno avevamo una sola camera riscaldata. Io andavo a dormire e per vedere fuori dalla finestra grattavo con le unghie i cristalli di ghiaccio.
Mia madre ha scritto molto su quell’epoca e mio fratello sta continuando.
Mia madre scriveva che prima di trasferirsi a Torino andava al mercato ad Alba, a 20 km dal paese, camminava a piedi o in bicicletta ridendo, scherzando e cantando insieme a tanti amici. Avevano grandi speranze.
Ora siamo tutti ricchi, abbiamo case confortevoli e riscaldate, ora per andare ad Alba bastano 20 minuti con la macchina, ma ognuno viaggia solo sulla propria auto. Non ridono e non cantano più.
Abbiamo perso molto.
Qui in Zanskar vedo i bimbi andare a scuola e mi sembra di vedere mia madre o mio padre, la situazione era la stessa. Gli zanskar-pa così sereni e così ospitali mi ricordano i vecchi delle Langhe, erano così. Uguali. Caratteri difficili, spesso incomprensibili, ma tanta umanità che ora si è persa.
Ecco perché amo questo paese, ecco perchè ci vivo bene nonostante le condizioni difficili.
Il mondo cambia, è inevitabile e necessario, ciò che vorrei è che gli zanskar-pa avessero condizioni di vita migliori e raggiungessero il benessere senza fare gli errori che abbiamo fatto noi. So che è un utopia, ma ci spero e ci provo.

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