giovedì 31 luglio 2008

Il bus pubblico per Rantaksha


Sono andata con Eliane a Rantaksha, per fare visita alla sua figlioccia e ad una famiglia di un nuovo allievo.
Il bus pubblico partiva alle 4, ma alle 3 era già pieno zeppo, messi i nostri zainetti sul tetto ci siamo schiacciate come sardine sul seggiolino vicino all’autista. Davanti a noi c’era un ragazzino e due anziani contadini, di fianco a me un altro vecchietto. Dietro la mia schiena erano appoggiate tre vetri per finestre legati insieme con un cordino. Sul cruscotto del guidatore almeno dieci dozzine di uova che Eliane ha tenuto ferme per tutta la durata del viaggio affinché non si rovesciassero sulle gambe dell’autista. Una serie di pacchetti, pacchettini erano borsoni infilati in ogni dove. Eravamo talmente schiacciate da non riuscire neanche a muovere un piede, le nostre ginocchia si incastravano tra i pacchi e tra le ginocchia delle persone sedute davanti a noi. Gran caldo, il sole picchiava implacabile sulle nostre schiene. Un'attesa lunga, ma per lo meno eravamo sedute.
Alle 4 finalmente il bus parte, strapieno, con gente sul tetto e un grappolo di persone agrappate alla porta in piedi sul predellino. Ogni tanto chi doveva scendere lanciava un urlo o un fischio ed il bus frenava sollevando una nuvola di polvere e si fermava , alcuni scendevano, altri salivano, la gente non diminuiva. Il ragazzino davanti a noi teneva gli occhi chiusi, crollava dal sonno. I bambini qui non piangono quasi mai, non si lamentano, soffrono in silenzio, fin troppo. Questo bambino avrà avuto otto o dieci anni, vedevo la testolina ciondolare, ma non potevo far nulla immobilizzata com'ero nel mio posticino. Ad una curva improvvisamente spalanca gli occhi e come una fontana ci vomita addosso tutto ciò che aveva sullo stomaco. Il bus si ferma il bimbo viene fatto scendere e ripulito alla meglio, a noi viene dato uno straccio , cerchiamo di togliere il vomito alla meglio dalle braccia, dalla tee shirt, dai pantaloni Si riparte, il bimbo ora è sveglio e sta meglio, io ed Eliane che dire? un po’ peggio, ma siamo state stoiche, ferme come due statue di marmo. Come se fosse una cosa normale..
Arriviamo a Rantaksha dopo un'ora e mezza e non ci pare vero di mettere piede a terra. Andiamo alla casa di Punson, modesta, ma pulita. Inizia una serie di inviti in tutte le case dei parenti, dei conoscenti e degli amici e ogni volta si beve e si mangia. The salato con burro di yak, biscotti, riso, dal e verdure, jo (uno yogurt buonissimo), tsampa, momo e poi di nuovo the salato, riso dal ecc.
Allontanandosi da Padum è quasi impossibile che venga offerto the nero, perché loro non lo bevono, al massimo si trova il the al latte oppure il latte da solo. Non c’e altro. Il the salato è un po’ difficile per i nostri gusti, ma mi ci sono abituata e lo trovo anche buono, soprattutto è molto calorico !
Due giorni all’ingrasso, ma visitare le case di questa gente ospitale è molto interessante e non si può rifiutare ciò che viene offerto. I turisti passano tra le case di Rantaksha senza fermarsi e proseguono verso Padum, Il paese conta circa 300 abitanti, tutti contadini, non ci sono negozi, non c’è nulla, solo campi coltivati, bestiame, ruscelli pulitissimi e una gran pace in un paesaggio indimenticabile.
Ora il mio tempo è scaduto, mi aspettano per un the, nero questa volta.

lunedì 28 luglio 2008

Fiumi in piena, bimbi a casa da scuola

Non ho più molto tempo per scrivere, stamattina ho lavorato a scuola per cercare di correggere le date di nascita degli allievi e alle 3 ho appuntamento con Eliane, prendiamo l’autobus pubblico per andare a Rantaksha: Eliane deve vedere la sua figlioccia. Dormiremo là, quindi niente internet domani!
E’ molto difficile capire quando sono nati i bambini, molte date di nascita risultano sbagliate, le madri in genere non sanno quando sono nati i figli, perchè non conoscono il nostro calendario. I padri a volte forse inventano. Insomma è un lavoraccio, si cerca di capire, di chiedere, di ricostruire.
Ieri siamo stati a trovare le famiglie dei nuovi entrati ed a fare una chiacchierata con i genitori di quelli che abitano molto lontano dalla scuola. Alcuni sono ospitati a Pibiting, a Padum o a Ufti presso parenti, altri vivono da soli in stanze affittate e i più grandi si occupano dei più piccini. Abbiamo visitato Ating ed alcuni villaggi vicini. Si raccolgono informazioni per capire qual'é la situazione famigliare dei bimbi.
La prima famiglia che abbiamo visitato aveva, oltre ad una bimba di due anni , due maschietti dei quali uno è quello entrato quest'anno alla LKG quindi presumibilmente ha 5 anni, il fratellino secondo i genitori è più piccolo, ma frequenta la seconda alla scuola governativa. Grosso punto interrogativo. Difficile capire se sia davvero più piccolo e se è più piccolo come mai è in una classe superiore ? Saranno gemelli? Non lo abbiamo capito.
La casa era poverissima, ma ci hanno offerto the, biscotti, the salato con burro di yak, riso e piselli.
Passiamo in una seconda casa dove si sono riunite più famiglie, anzi più mamme, nonne e bambini. E' stata impresa ardua, tra tutte queste donne e bambini, capire quanti figli hanno, dove vanno a scuola, quali sono i bambini che frequentano la nostra scuola.
Mentre cercavamo di capire ci hanno offerto the, the salato con burro di yak, biscotti, albicocche secche, bicchieri di latte.
Siamo poi passati ad una terza casa dove si sono riunite altre famiglia anzi questa volta i padri. Qui stesse scene e altro cibo, the, the salato con burro di yak, biscotti e......Yogurt. Ne ho mangiato due ciotole anche se non ne potevo già più, ma era troppo buono.
In un ultimo villaggio al di là del fiume abbiamo visitato ancora una casa, poverissima, naturalmente anche qui abbiamo dovuto mangiare e bere. Un particolare mi ha colpita: c’era un bimbo piccolo che andava già a scuola, alla scuola governativa, era piuttosto sporchino i piedini nudi grigi di sabbia e fango, ma molto vivace. La mamma ci ha raccontato che da un mese non va a scuola, perchè durante la stagione calda i fiumi hanno una portata d'acqua superiore e lui è ancora troppo piccolo e non in grado di attraversare il fiume, aspetterà che la temperatura sia un po’ più fredda, forse da metà agosto potrà riprendere la scuola.
Tornando a Padum con la jeep abbiamo dato un passaggio a cinque allievi che dopo la domenica trascorsa a casa dovevano rientrare a Pibiting e dintorni per essere pronti domani a riprendere la scuola. Una piccola che frequenta la LKG mi ha fatto molta pena, piangeva, non voleva lasciare la mamma, avrà si e no 4 anni, per andare a scuola deve vivere a casa di qualche parente e non rivedrà la mamma fino al prossimo fine settimana.
Dimenticavo. Ogni famiglia ci ha accolto con una kata, (sciarpa di benvenuto), ne ho collezionate una quindicina solo ieri.
Per chi non lo sapesse, nella nostra scuola viene accettato solo un bimbo per famiglia, in modo da poter accontentare più famiglie possibili.

8 donne di notte tra i campi d orzo

Ieri ho lavorato sui computer della scuola per tutta la mattina. Hanno dei virus, le tastiere piene di polvere non funzionano o funziona un tasto si ed uno no, per i mouse è la stessa cosa. Dobbiamo trovare qualcuno del posto (ed abbiamo proposto Tashi, il proprietario dell’internet point) che ci metta le mani e che li faccia funzionare. Comunque per essere in Zanskar la situazione non è neanche così tragica. Il pomeriggio ho visitato in monastero di Tungrit, ad un ora di cammino da Padum, ho fatto una fatica bestiale, non so se per il sole o per la salita, o forse per la mancanza di zuccheri, visto che una coca-cola bevuta al ritorno mi ha rimessa in sesto. Molto interessante il monastero, ci sono due pittori che stanno lavorando sulle pareti, bello vederli alle prese con colori e pennelli, il posto poi è splendido.
La sera avevamo appuntamento con le donne dell’associazione per la cena. UNA SERATA INDIMENTICABILE.
Siamo arrivate c’erano sei o sette donne intente a preparare i momo. Lavoravano alla luce delle candele. Con me c’erano Chistiane, Eliane e Renée. Dopo una serie di Jule Jule ci siamo sedute a terra ed abbiamo cercato di aiutarle. Intanto sono arrivate altre donne, quattordici in tutto più una bimba di 2 anni, rigorosamente femmina anche lei. Per aperitivo ci hanno offerto the, biscotti patatine fritte e birra! Un aperitivo zanskaro e uno europeo.
Intanto grandi chiacchiere, risate e goffi tentativi da parte nostra di sagomare la pasta con il ripieno.
Hanno fatto cuocere i momo a vapore e man mano che cuocevano ce li mangiavamo tutte insieme.
Ho prestato la mia torcia frontale ad una delle cuoche, ho posato il mio pile sul materasso a terra dove la bimba aveva fatto pipi. Mi sono sbrodolata con il ripieno, con il the salato e burro di yak, ma entrata nel pieno della vita zanskara non mi importava più nulla. Ho le patacche su pantaloni e tee shirt? cosa cambia? Nel buio non trovo più la torcia frontale? In qualche modo arriverò a casa e mi arrangerò.
Dopo cena una delle donne ha tirato fuori un tamburello e via con canti e danze. Mi sono divertita veramente, le donne erano molto allegre e vivacissime. Verso le 11 siamo ripartite verso casa: un gruppo verso Padum e un gruppo verso Pibiting, io ed Eliane eravamo nel secondo gruppo insieme a cinque donne di Pibiting e dintorni. Avevamo in tutto quattro pile, ma loro ci vedono anche di notte, camminavano a passo svelto in mezzo ai campi e tra i ruscelli (che sono numerosi), io, con la mia torcia frontale recuperata, faticavo a star loro dietro. La serata era splendida, come sempre. Verso sera cala quasi sempre il vento, le nuvole scompaiono e il cielo risplende di stelle, sfortunatamente non c'é più la luna e tutto intorno è nero-nero, solo si vedono a sinistra in lontananza le luci di Kharsha, davanti quelle più deboli di Pibiting e del suo monastero lassù in alto sulla collina. Otto donne in mezzo ai campi di orzo, sei Zanskar-pa e due europee.
Finalmente ho avuto occasione di fare la strada tra Padum e Pibiting di notte passando per i sentieri, cosa che da sola non proverei a fare, è già tanto riuscire a percorrere la strada carrozzabile.
Seguivo il passo deciso di Dolma, alta, nel suo abito tradizionale scuro con in vita una cintura fucsia, faticavo a tenere il suo passo e volevo anche guardarmi intorno, vedere il profilo delle montagne e le stelle in questa notte splendida, ma dovevo guardare dove mettevo i piedi per non finire a mollo in qualche ruscello o infilare i piedi in qualche buca.
Pian piano alcune donne hanno deviato su sentieri diversi, Jule Jule, piccole luci che si allontanavano nel buio. Io sono arrivata fino alla casa di Dolma e l’ultimo pezzo tra i campi me lo sono fatto da sola, ma oramai lo conosco bene: passo vicino ai chorten, scendo per la ripida discesa, in fondo c’è una scaletta in pietra, vado verso sinistra fin dove il filo spinato mi consente di attraversare, di qui costeggio il campo di orzo, attraverso un primo ruscello, un altro campo di orzo e subito dopo se alzo la testa intravedo il biancore del chorten che è vicino a casa mia, passo sulla sinistra, passo di fianco al muro mani e dopo l’altro ruscello, di cui riconosco le pietre che mi servono per lavare i panni, sono a casa.

venerdì 25 luglio 2008

Vento e polvere

Stamattina ho fatto il bucato nel ruscello vicino a casa. Ho steso i panni come ho potuto perchè mi hanno portato via una molletta (ne avevo solo 4), me la hanno portata via di sicuro per curiosità, perchè qui non esistono le mollette. Dopo ho cercato di fare un po’ di pulizia in camera, ho raccolto la polvere che si ammucchia sui davanzali delle finestre, ho cercato di scopare la polvere e le briciole che ci sono sulla moquette, si perchè il pavimento di cemento è coperto da una moquette appoggiata, non fissata, abbastanza bella, ma impossibile da pulire, non so come facciano loro. Ho chiesto qualcosa per pulirla e mi hanno dato uno scopino di saggina. Poi sono andata con un secchiello e una bottiglia a prendere acqua alla pompa, il necessario per bere e per lavarmi stasera. Il resto della mattina l’ho trascorso a scuola. Tornata a casa di Eliane alle 12,30 ho preparato una pasta con il pomodoro crudo che abbiamo mangiato ben volentieri. Poi mi sono incamminata tra i campi di orzo per Padum, oggi tira un vento più forte del solito. Ho incontrato Padma Yudol e due donne dell’associazione, ho visitato i laboratori di cui ho parlato prima. Ora sono ad Internet e tra un po’ partirò di nuovo a piedi tra i campi d 'rzo verso Pibiting.
Le spighe di orzo hanno cambiato suono, ora il fruscio che si sente è più secco, l’orzo sta maturando, sta ingiallendo e in qualche campo le donne hanno iniziato la mietitura, a mano.
Stasera una zuppa a casa di Eliane e poi a nanna.

Women Association Zanskar






Queste donne sono così attive e così in gamba che non so cosa darei per poterle aiutare.
Ho avuto già qualche incontro con Padma Yudol. Ieri mi ha fatto conoscere le persone del direttivo e alcuni membri. Dolma Lamo è la più anziana, non parla molto l’inglese, ma ha una grande esperienza come infermiera e ostetrica. La più giovane è la moglie del cassiere del MC (comitato genitori della nostra scuola) é un'insegnante. Ci sono altre due insegnanti e un’impiegata. Sono tutte bellissime nei loro abiti tradizionali.
Si parla dei loro problemi, di come aiutarle, di come possono autofinanziarsi. ll loro obiettivo principale è aiutare le donne zanskare in difficoltà, aiutare le donne a trovarsi un lavoro, aiutarle ad istruirsi. Hanno già fatto molte cose con quel po' di denaro che ricevono occasionalmente in donazione.
Spero tanto che noi riusciremo a dar loro una certa sicurezza, avrebbero bisogno di sapere di quanto denaro possono disporre per poter portare avanti dei progetti.
Siamo solo donne, con me c’è Christiane, le altre sono tutte zanskar-pa. Si chiacchiera si ride, ci raccontano dei loro figli, dei mariti, si parla di gravidanze, ditagli cesarei e di contraccezione. Sono ben sveglie.
Un po’ di tempo fa hanno aiutato una donna il cui marito, disgraziato, aveva pensato bene di lasciarla sola con due figli e di prendersi un altra moglie senza divorziare da lei. La donna ha chiesto aiuto all’associazione. Sono andate alla polizia, poi dal giudice, hanno fatto processare il marito, lo hanno fatto condannare a pagare una cifra considerevole come risarcimento e a concedere il divorzio.
Niente male, vero?
Oggi sono andata a visitare un piccolo laboratorio dove l’associazione ha assunto una sarta affinchè insegni alle ragazze povere a cucire a macchina. Sono appena arrivate tre macchine per cucire nuove nuove. Al momento ci sono sei allieve, sono orfane o molto povere. Imparano un mestiere e poi sperano di poter lavorare in qualche laboratorio di sartoria. Servirebbe, mi dice Padma, una macchina da maglieria, perchè gli zanskar-pa preferiscono i maglioni fatti a macchina, meno cari di quelli fatti a mano, le ragazze potrebbero imparare a lavorare come maglieriste oltrechè come sarte.
Spero tanto che per il prossimo anno abbiano anche la macchina da maglieria.
Donne che leggete pensateci, e se gli aiuti arriveranno anche dagli uomini sarà cosa gradita!

giovedì 24 luglio 2008

Bidoni che rotolano e cene impreviste

Ieri appena uscita dall’internet point mi sono affrettata verso casa. Erano già le 7, Eliane mi aspettava per la cena.
Eliane aveva avuto un invito dagli ex allievi della nostra scuola, ma non aveva avuto conferme e pertanto mi aveva detto che avrebbe mangiato a casa volentieri, una sera tranquilla.
Camminando a passo veloce tra i campi di orzo, vedo in lontananza un uomo che fa rotolare sul sentiero un grosso bidone, quelli che si usano per fare il bitume. La sagoma mi pare di riconoscerla: non tanto alto, una testa tonda capelli neri molto corti, indossa un camiciotto. E Tinley, il bidello tuttofare, la memoria storica della scuola, più preparato del preside. E’ lui che a calci cerca di tenere il bidone sul sentiero e di farlo procedere davanti a sé. Ma cosa fai con questo bidone? Vado a casa, mi risponde, vedi quella casa bianca? è la mia. La vedo a qualche campo d orzo di distanza. Ma a che ti serve il bidone? Per la riserva d acqua, mi risponde. Ci si arrangia, un grosso bidone può servire.
Arrivo a casa con i pomodori, prepariamo un bel sugo, senza olio ma non importa. Facciamo cuocere le penne, scolo le penne le faccio saltare in padella, quando bussano alla porta . . . .
Sono i ragazzi dell’associazione ex allievi che sono venuti a prenderci in jeep per portarci al ristorante. Io ed Eliane ci guardiamo, ci spiace lasciare qui questa pasta appena fatta, la prima dopo tanti giorni di riso e dal, ma ci spiace ancor di più deludere questi ragazzi, belli, moderni, istruiti, giovani, il futuro dello Zanskar. Non ci rimane che accettare. Arrivati al ristorante troviamo un altro gruppo di ragazzi e ragazze, saranno una decina, ci sediamo, ma non è ancora ora di mangiare, loro vogliono rintracciare anche gli altri francesi, vogliono cenare con tutti quelli che sono stati i loro sponsor, quelli che hanno permesso loro di studiare.
Nell’attesa ci fanno portare un the e dei biscotti. Io ed Eliane pensiamo alla nostra pasta asciutta mentre, per pura cortesia, immergiamo qualche biscotto nel the. Finalmente arrivano i francesi ed inizia la cena. Riso, dal, verdure e uova sode fritte e cotte in salsa. Ottime. I maschi sono un po’ più audaci, chiacchierano di più e si siedono vicino a noi. Le ragazze ancora molto timide nonostante l’esperienza di studio, se ne stanno tutte insieme in fondo al tavolo, ma si vede che hanno una gran voglia di chiacchierare. Sono tenerissimi tutti.
Una delle ragazze ha appena finito gli studi e fa la supplente alla classe LKG (i piccini) alla nostra scuola. Vorrebbe continuare a lavorare in Zanskar. Un ragazzo studia psicologia in una città indiana ma, finiti gli studi, vorrebbe provare ad aprire un agenzia turistica a Leh. Indossa blue jeans, un giubbotto e un cappello con la visiera sormontato da un bel paio di occhiali da sole. Un altro con il gel nei capelli, finiti gli studi vorrebbe fare l’insegnante.
Dopo cena siamo costretti a ballare con loro, mettono su un CD e danziamo in cerchio, qui le ragazze si aprono un po’ di più, cantano, ballano, noi goffissimi cerchiamo di imitarli. Un paio di CD e basta, ci riaccompagnano a casa in taxi. E stata una bella serata nonostante la pastasciutta pronta e lasciata a casa: La mangeremo domani riscaldata.

mercoledì 23 luglio 2008

Una capra a scuola

Intanto ringrazio tutte le persone che mi hanno scritto, anche via mail. Mi fa piacere da qui leggere le vostre mail e i vostri commenti. Grazie.
Ieri sera c’è stata la cena con i membri del Managing Committe e con tutti i membri di AAZ presenti in Zanskar. C’era il gruppo dei francesi e il gruppo di italiani che viaggiano con Tina. Per molti era l’ultima sera, perchè il gruppo di Tina e 4 francesi sono partiti in bus stamattina all’alba e saranno ora a Kargil. Dopo cena al buio con la solita torcia ho fatto tutta la strada da Padun a Pibiting con Eliane, poi, lasciata Eliane, passando sulla sinistra dei chorten e scendendo verso i campi di orzo ho seguito il sentiero fino alla casa di Tseten Dorjai dove abito. Sorpresa, la porta era chiusa, forse hanno capito che non sarei rientrata neanche questa notte. Ho bussato con un sasso + volte, ma visto che nessuno si svegliava ho ripercorso il sentiero facendo ben attenzione ai ruscelletti e ai sassi che di notte si vedono poco e sono andata da Eliane a chiedere ospitalità. Jule Jule, sono qui senza casa. Ho dormito nel soggiorno, ho avuto un po’ freddo perchè ero senza sacco a pelo. Tseten Dorjai forse ha ripagato il fatto che l’anno scorso Bruno, Ornella e Luisa lo hanno chiuso in casa e lui ha dovuto saltare fuori dalla finestra per uscire? Non so. Comunque mi ha chiusa fuori. (Le porte non hanno serrature, ma solo chiavistelli chiusi con un lucchetto, quindi se chiudi da dentro, non puoi aprire da fuori e viceversa)
Stamattina sono andata a lavorare alla scuola. Dovevo controllare le presenze degli allievi. Fare l’appello sembra una cosa facile, ma in Zanskar non è cosi. Prima ho controllato le liste, perché alcuni allievi hanno superato gli esami di riparazione e sono passati alla classe successiva, ma questa informazione ad Eliane non era arrivata e quindi le liste sono state corrette a mano.
Poi mi sono presentata nelle classi dei più piccini, al mio ingresso tutti si sono alzati in piedi e cantilenano un Good morning madam ! Il prof mi ha lasciato il posto, mi ha messo davanti il suo registro ed ho cominciato a chiamare, hanno due nomi non un nome e un cognome. I vari Stanzin, Dorjei, Sonam, Diskit, Tzering, Dolma, possono essere indifferentemente maschi o femmine. Sulla nostra lista c’è un numero progressivo di iscrizione che ci permette di riconoscere Tzering Dolma da Tzering Dolma, e c’è anche l’indicazione M o F per capire se è un maschietto o una bambina. Sulla lista dei professori non ci sono queste indicazioni e mi domando come facciano a riconoscerli e a decidere chi è l’uno e chi l’altra. Il mio lavoro è finito presto perchè c’è stata una lunga ricreazione dove i ragazzini si sono affannati a prendere nota dei giorni di compito in classe sui fogli che i bidelli avevano appeso in bacheca, poi hanno cominciato a giocare, gli insegnanti erano seduti nel cortile a prendere il the. Dall’alto, io ero nell’aula dei computer, ho visto un bimbo con un gatto? no, un cane, ma nemmeno, era una capretta. Una piccolissima capra che girava nel cortile della scuola coccolata dai professori e usata come giocattolo dai bambini

Suoni e silenzi da un monastero

Lunedi 20 e martedi 21 festival al monastero di S’tonde.
Un nido d aquila che domina tutta la pianura fino a Pibiting da una parte e fino a Zangla dall’altra.
Sono andata su con i francesi decisi a trascorrere la notte al monastero.
Una giornata di festa. Tanta gente vestita con gli abiti migliori, magnificii perak (copricapi femminili tradizionali coperti di turchesi e coralli dal peso di almeno 5 o 6 chili), danzatori in abiti splendidi e maschere colorate, il tutto sotto il sole cocente tra vento e polvere. Il festival finisce alle 4,30 circa, la gente se ne va, qualcuno in auto, ma la maggior parte a piedi, dall’alto vedo la folla colorata serpeggiare sul sentiero sottostante fino alla pianura e sul monastero cala il silenzio.
Verso il tramonto comincia una puja, sento il ritmo del tamburo e le voci profonde dei monaci che recitano i mantra. Appena cala il sole un suono profondo che diventa man mano più alto rompe il silenzio e il mormorio della puja. Un monaco dalla terrazza soffia con forza nella conchiglia, risponde uno squillare di trombe. Il rito si ripete ai 4 angoli della terrazza e dura 15 minuti, poi tutto tace. Silenzio. La cena e poi a dormire nelle celle buie, spartane ma comodei. Alle 3 di notte si ripete il rito del suono della conchiglia ed alle 5 del mattino di nuovo. Il saluto all’alba. Ci alziamo ed andiamo sulla terrazza insieme ai monaci, ancora i suoni rompono il silenzio e si spandono nella valle, poi tacciono. Riprende il brusio dei monaci e il ritmico tum tum dei tamburi della puja.
Verso le 10 la gente comincia ad arrivare per la seconda giornata del festival, tanta, tantissima, il tetto trabocca di persone, io resto in cortile dove si svolgono le danze schiacciata da una folla di lunghissime trecce nere, abiti tradizionali, perak e cappelli per il giorno di festa. Portano uno yak e una capra per la benedizione degli animali, poi ancora le danze dei monaci nei loro costumi brillanti sotto il sole. Si muore di caldo e si spera in qualche nuvola passeggera. La gente si accalca, si sposta ride, si diverte, si inchina al passaggio della foto del Lama.
Poi tutto finisce anche noi dobbiamo partire, siamo tra gli ultimi. Una foto con i monaci e poi jule jule, saliamo sulle jeep che ci portano a valle e sul monastero ritorna il silenzio

Statue scomparse

Domenica 20, giorno di vacanza. Sono andata con Tina e il suo gruppo al monastero di Dzongkul. Lo avevo già visitato nel 2005. Era stato distrutto da un incendio e dai crolli successivi, ci stavano lavorando. Ero rimasta sorpresa dalla bellezza delle statue che conteneva. Il monastero era inagibile e le statue erano state tutte raggruppate in una grotta. Bellissime, tra le statue più belle che avessi mai visto nei monasteri buddisti. Di dimensioni ridotte, 40 o 50 cm, ma bellissime.
Sono andata per rivederle. Il monastero è stato ricostruito e in parecchie stanze stanno ancora lavorando. Nella grotta non c’erano più, tutte le statue che avevo visto. Sono salita al gompa in alto, una salita faticosa. Nemmeno nella grotta in alto c’erano le statue che avevo visto, ce n’erano altre e comunque la bellezza del posto vale la salita. Ho pensato che le statue fossero messe nel monastero dentro le stanze ancora in ristrutturazione. Sono tornata al monastero, ho chiesto ad un monaco di vedere specificatamente un Milarepa e un Sakiamuni che ben ricordavo. Ho girato in tutte le stanze ho visto tutto quel che contenevano ma nessuna traccia di quelle che ricordavo. Oltre al Milarepa e al Sakiamuni c’erano altre bellissime statue di stile cinese. Qualcuna c'era ancora, ma poche. Al monastero mi hanno detto che hanno cambiato. Dove le hanno portate le mie statue?
Tornata a Padum ho raccontato la cosa a Padma Youdol (insegnante di danza tradizionale alla LMHS). Padma con una smorfietta mi ha detto che il monastero è stato visitato dai ladri ! Delusione fortissima e più grande è stata quando, non contenta, ho chiesto anche a Sonam, la mitica guida di Marco Vasta. Si, mi ha risposto con la sua solita franchezza, erano di grande valore, le hanno rubate. Forse sono ora in Europa.
Non credo sia necessario aggiungere altro.

domenica 20 luglio 2008

Vado al festival di Stonde

Stasera sono rientrata tardi, è domenica ho fatto un giro turistico con camminata piuttosto impegnativa su un sentiero a picco sul fiume con Tina e il suo gruppo.. Ora devo andare a casa lavarmi (nell’acqua fredda come sempre), devo mettere in bella copia un po’ di appunti che ho preso ieri, durante l’incontro con Padma Youdol, sulle attività dell’associazione delle donne zanskare.
Domani vado al festival di S’tonde con i francesi, dormiamo al monastero e ritorno solo dopo domani, quindi se non leggete nulla di nuovo sul blog non disperate. Ritorno.
Non scrivo altro, perchè devo andare a casa prima che sia troppo buio, non ho con me la pila e le strade non sono illuminate.

venerdì 18 luglio 2008

La mia vita qui






Innanzitutto ringrazio gli amici della ghiacciaia di via Priocca che da lontano mi stanno aiutando, chi mi cura le piante in casa chi mi aiuta via Internet. Grazie Stefy, grazie Chiara. Grazie a mio fratello Bruno per i bei commenti, qui tutti lo conoscono e lo ricordano con piacere.
Sono entrata nel pieno della vita zanskara. Mi muovo lentamente, ma sono sempre in attività. La mattina mi sveglio verso le 6 e per le 7,30 vado a fare colazione da Dolma Lamo, dove abita Eliane, la presidente francese di AAZ. Non è lontano, passo intorno ad un chorten, rigorosamente sulla sinistra, attraverso un campo coltivato facendo attenzione a non bagnarmi i piedi nei vari ruscelletti che incontro, salgo una breve e ripida salita e passando ancora sulla sinistra di altri due chorten arrivo alla casa di Eliane . Jule le grido da fuori e intanto mi chino per entrare dalla piccola porta d’ingresso sempre aperta. Jule Jule, Jule Jule. Entro in un buio e stretto corridoio cercando di scansare le mosche, la prima porticina a sinistra è il gabinetto, dalla seconda si accede ad un appartamentino che è quello dove ha sempre abitato Marc Damiens. Un piccolo corridoio in fondo al quale c’è una vasca dove ci si può lavare e si possono lavare i piatti, una porticina sulla sinistra dà accesso al soggiorno/camera da letto e una porticina sulla destra dà accesso alla cucina.
Regolarmente prendo una zuccata attraversando una delle porte. Per tre o quattro volte mi ricordo di chinarmi, ma la quinta volta batto la testa. Ho già un bel bernoccolo. Non so come facesse Marc così alto!
Stamattina Eliane andava a Karsha, e sono andata a Padum, volevo incontrare Padma Yudol per cominciare a parlare dell’associazione delle donne zanskare.
Tornata alla mia casa (passando sulla sinistra dei chorten, facendo la discesa, attraversando il campo e passando ancora sulla sinistra del chorten), sono andata al ruscello a lavare i panni. Un ruscello, un pezzo di sapone, una pietra e via. Accucciata per terra come fanno loro.
Sul terrazzo della casa, che non è un terrazzo, ma è un cantiere perchè stanno costruendo un altro piano, ho teso la mia cordicella tra due muretti e ho steso i panni, poi sono partita.
Per andare a Padum impiego circa 20 o 25 minuti facendo la scorciatoia attraverso i campi. Camminare sui sentieri in mezzo ai campi di orzo è bellissimo. La prima parte non l’ho ancora imparata bene, ma per la seconda ho memorizzato che il sentiero si può imboccare all’altezza di un chorten rosa , si arriva a Padum al deposito delle bombole del gas davanti ad una casa con le finestre rosa e le saracinesche azzurre. Per strada incontro sempre uno dzo, per lo meno credo sia uno dzo, che è un incrocio tra una mucca e uno yak. E nero-nero ed è sempre lì che pascola, a volte c’è anche un vitello. Incontro contadini che vanno al lavoro e donne che accucciate per terra stanno tagliando a mano l’orzo.
I Jule Jule non si contano, qui si saluta tutti e tutti ti salutano. Nel mio percorso devo attraversare molti ruscelletti, normalmente si superano facilmente con un balzo, ce n’è uno solo che è al limite delle mie possibilità e ogni volta rischio un bagno, finora mi è andata bene.
Mi piace utilizzare il sentiero, mi sento una del posto.
Ho trovato la casa di Padma ho chiacchierato con lei fino alle 11,30 circa e di questa chiacchierata parlerò dopo. Sono andata a comprare il pane, poi ho ripreso il sentiero tra i campi per tornare a casa.
Sono arrivata a casa di Eliane alle 12,45 circa, lei è arrivata poco dopo. Ho preso una zuccata nella porta dal soggiorno al corridoio, poi ho lavato i pomodori, ho aperto una scatoletta di paté che i miei compagni di viaggio avevano portato dall’Italia per me, (e GRAZIE anche a loro) abbiamo mischiato un po’ di riso avanzato da ieri con i pomodori ed abbiamo fatto un insalata senza olio. Un po’ di paté con il pane dolce, un po’ di frutta: le ottime albicocche secche del Ladak, qualche melina, una banana, un thé e via.
Eliane è ripartita e io, a casa, mi sono scritta un po’ meglio gli appunti presi durante l’ incontro con Padma, ho bevuto un thé che il monaco, che vive nella mia casa, mi ha preparato, (o forse sono io che abito io nella suadi casa?) ho ripercorso il sentiero e sono tornata a Padum. Ora sono all’internet point. Devo comprare un po’ di riso e alle 6 ho appuntamento con Eliane per andare ad una riunione del Managing Committee (Comitato di genitori degli alunni della scuola) che si terrà qui a Padum al Kailash hotel. Non so dove cenerò, ma tornerò a notte fatta a Pibiting. Di notte non percorro i sentieri, troppo buio, troppi ruscelli, per la strada ci impiego un po' di più.
Normalmente vado a dormire verso le 9 - 9,30.
La casa dove abito è nuova, costruita da poco e, come dicevo prima, è ancora in costruzione. Le porte sono più alte di quelle della casa di Eliane, io abito al primo piano, c’è un corridoio e la mia stanza è a sinistra, poi c’è la cucina e un soggiorno, un’altra camera di fronte alla mia. Il corridoio è fatto ad L in fondo c’è il gabinetto con una turca e una lavatrice coperta di polvere, anche perché qui c’è sempre vento e la polvere filtra attraverso le finestre e si infila dappertutto.
Il proprietario, Tseten Dorjei, è a Kargil e non si sa quando torni. In casa abitano un monaco, un vecchio, che dorme al piano terra, il figlio del proprietario che avrà 8 o 10 anni e che vedo poco, perchè approfittando dell’assenza del padre non va a scuola ed è sempre in giro. A volte ho visto anche una donna, non credo dorma nella casa, ma l’ho vista spazzare il corridoio: Jule Jule, ma non so chi sia. Chi si prende cura di me è il monaco, mi porta il the la mattina e se sono a casa anche il pomeriggio. Mi raccoglie il bucato se io non rientro a mezzogiorno, perchè il pomeriggio si alza sempre un forte vento che solleva la polvere e porta via i panni stesi. Non so chi sia, ma Bruno mi ha suggerito che potrebbe essere l’altro figlio di Tseten Dorjei, quello che vive a Bangalore. Proverò a chiedergli.
Bene, si sono fatte le 17 vado a comprare il riso.
Della festa alla scuola parlerò dopo, si è svolta ieri ed è stata bella ed emozionante.

mercoledì 16 luglio 2008

Norbus che vuol fare l ingegnere

Durante uno dei miei trasferimenti Padum Pibiting e ritorno ieri ho conosciuto Norbus.
Alle 15, ora di uscita dalla scuola sono ripartita per Padum, i bambini sciamano in ogni direzione, sono tantissimi, Jule Jule, qualche foto altri Jule. Un ragazzino cammina di fianco a me e rallenta il suo passo per starmi accanto, chiacchiero un po’ con lui. Mi chiede dove vado, a Padum gli dico e tu? Anch’io vado a Padum mi risponde. Ah, dico io sei di Padum? No, mi risponde, sono di Shila, vado a Shila, e intanto affonda le scarpe nere, avute nuove lo scorso anno, nella polvere bianca della strada.
Shila è oltre Padum e gli chiedo quanto tempo ci impiega ad arrivare a casa, due ore, mi risponde.
Tanto per chiacchierare gli chiedo che classe fa. Sono all’ottava, mi risponde, allora tra due anni avrai finito. Si, mi risponde con un sorriso. E vuoi continuare a studiare? e che cosa vorresti fare?
Ingegnere, voglio fare l’ingegnere, mi risponde, Ha i pantaloni grigi bianchi di polvere, un viso serio che solo ogni tanto si apre in un sorriso. Mi racconta che ha uno sponsor, un francese di nome Philippe. Arriviamo ad un bivio in mezzo ai campi di orzo, lui gira verso sinistra, io proseguo sul sentiero per Padum. Jule, Jule, a domani. Avrà ancora un ora e mezza di cammino per arrivare a casa questo futuro ingegnere e domani mattina dovrà essere pronto alle 7 per arrivare a scuola alle 9.

Primo giorno a Padum








15 Luglio primo giorno a Padum.
Ho dormito al Kailash con il gruppo di Tina. Mi sono alzata presto e ho fatto un giro. Padum è gia in attività, i negozietti di frutta e verdura stanno aprendo, vado subito alla bakery, ma è ancora chiusa.
Stasera dovrei trasferirmi a Pibiting a un paio di km da Padum. Comincio ad organizzarmi, mi compro un asciugamano, una scatola di the e un po’ di mele, le prime cose per la mia vita qui. Starò qui un mese, mi sento a casa. Con Tina vado al forno e mi compro il pane per domani. Il forno è dentro una baracca, per arrivarci bisogna attraversare un cantiere, poi ci si infila in una porticina, si prende in genere una zuccata perchè molto bassa. Dentro è buio, c’è un profumo di pane che fa venire l’acquolina in bocca. E’ pane un po’ dolce, ma molto buono.
Vado alla scuola con il gruppo di Tina, rivedo tutti quei bambini in cortile, tutti allineati in perfetto ordine. Pregano, cantano, si esercitano a parlare in pubblico. Poi la consegna delle kata, le sciarpe di seta di benvenuto. A me viene offerta da uno dei più piccoli, è alto come un soldo di cacio e mi devo chinare fino a terra.
Poi al rullo dei tamburi, in ordine militaresco partono a passo di marcia ed entrano nelle rispettive classi.
Siamo tutti emozionatissimi. Molte persone del gruppo di Tina hanno qui li i loro figliocci e magari è la prima volta che li vedono.
Il pomeriggio lo trascorro a cercare di avere una chiave per poter entrare nella casa che mi è stata assegnata. Andrò da Tseten Dorjei, ma lui non è a Padum e il figlio, che ha la chiave, ha approfittato dell’assenza del padre, non è andato a scuola. Non si trova.
Dopo due o tre marce avanti e indietro tra Padum e Pibiting , finalmente incontro Tinley, il mitico bidello tutto fare. Ritorno con lui alla casa di Tseten Dorjei, troviamo un monaco che ha la chiave, Tinley torna a Padum e io finalmente mi fermo. Sono sfinita e sudatissima.
Mi sistemo in camera, metto le mie cose su un piccolo scaffale, appendo qualche indumento ai chiodi appositi, sistemo il sacco a pelo su uno dei due letti. Ho finito.
Stasera non mi muovo più, mangio una scatoletta di manzotin, un po’ di pane, una melina e bevo un the che mi viene preparato dal monaco.
Qui le cose prendono subito un’altro valore, non butto la scatola della manzotin, la lavo e la uso da bicchiere, per lavarmi i denti.
Nella casa non c’è acqua corrente, in cucina c’è un bidone di plastica con un rubinetto, il bidone viene riempito con l’acqua che si prende alla pompa poco lontano dalla casa. Bisogna portarla a mano, è preziosa.
C’è la luce, ma è fioca e per leggere devo usare la mia torcia a pannelli solari.
Leggo fino alle 9,30, c’è un silenzio impressionante, la luna quasi piena illumina i monti e la valle con il suo fiume che scivola lento.
In casa ci sono un vecchio, una ragazza e il monaco, li sento chiacchierare, poi Jule Jule, qualcuno va via , forse la ragazza. Tutto tace.

martedì 15 luglio 2008

Rocambolesco arrivo a Padum





Ho imparato un altra cosa: per chiamare un cellulare non bisogna fermarsi al primo tentativo, anche se da l’informazione di cellulare spento bisogna insistere 5, 6 o più volte.
Infatti parlando con Nazir gli ho detto che dovevo arrivare ad Alchi la mattina presto e che non ero riuscita ad avvisare Sonam del mio arrivo, perchè aveva sempre il cellulare spento. Mi ha detto di provare dal suo negozio ed ha fatto il numero più volte finché ha dato segnale di libero. Il problema è del satellite, bisogna insistere.
Ho avvisato Sonam che sarei arrivata ad Alchi per le 5,30 circa del mattino.
Quindi il giorno 13 partenza alle 3,30 del mattino con il manager del Manser.
Che bello viaggiare di notte in Ladak! Non lo avevo ancora mai fatto. Usciti da Leh il buio è completo, non si vede nessuna luce, ma proprio nessuna. La strada mi è parsa nuova, mi sembra di viaggiare in mezzo al nulla Un lungo tratto di strada pianeggiante, poi ripidi tornanti in discesa, attraversamento di torrentelli, deviazioni per lavori sulla strada, poi altri tornanti in salita, senza vedere nulla, solo pochi metri di strada davanti a noi. Qualche raro camion. Pian piano il cielo rischiara, arriviamo a Nimmu, poche luci fioche e qualche ombra sulla strada. Ma cosa fanno a quest’ora della notte? La vita in Ladak comincia presto. Arriviamo ad Alchi che è chiaro, sono le 5 del mattino. Il gruppo di Tina dorme ancora, io li aspetto alla guest house Potala nell’unico locale aperto : la cucina.
Il cuoco canterellando comincia a mettere l acqua a bollire , la cucina è piena di stoviglie, barattoli, scatole e sacchetti. Da una parte due grandi fornelli appoggiati su un solido ripiano, dalla parte opposta il letto del cuoco. Il pavimento è in cemento, un po’ sconnesso.
Parto con il bus del gruppone di Tina, siamo in 20. Incontro il mitico Sonam, l’autista del bus e l’aiuto autista.
La strada è pericolosa anche quando la si percorre con la jeep, con il bus è un'impresa dura, è terribile.
Incrociamo parecchie colonne di camion militari. Dobbiamo fermarci più volte per farle passare, sempre in situazioni molto difficili. Il pezzo peggiore è la nuova strada per Lamayuru: stretta, ripidissima e strapiombante. Procediamo con molta lentezza, arriviamo a Sanku verso sera. Il mio viaggio è durato 14 ore. Cena con riso e dal e a letto.
Dormiamo nelle camere del dormitorio statale, qualcuno sui letti altri per terra, le camere sono spaziose e stiamo in 6 in una camera doppia. Polveroso, ma accettabile. C’è un bagno in ogni camera, ma solo acqua fredda.
Partiamo da Sanku alle 6 del mattino per arrivare a Padum alle 7 di sera.
La strada è spaventosa, il bus è costretto a fare più manovre per superare gli stretti tornanti. Ogni volta che si incrocia un altro mezzo, uno dei due deve retrocedere fino alla prima piazzola, in modo da permettere all’altro veicolo di passare. Le retromarce in salita, sul bordo dello strapiombo non le ho contate. Dal finestrino spesso non si vede il ciglio della strada, ma solo lo sfasciume di pietrisco e il fiume impetuoso laggiù in basso. Non ho contato nemmeno le manovre avanti ed indietro per superare i tornanti. Un paio di volte abbiamo dovuto scendere, mentre Sonam e gli aiuti autista spostavano sassi per permettere al bus di superare una buca.
Poco prima di Ating abbiamo forato, la ruota è stata cambiata in una mezz’ora. Il viaggio è stato da brivido, ma molto bello. Il rumore gracchiante delle sospensioni del bus mi rilassava, mi piaceva viaggiare ad un ritmo cosi lento, cosi in sintonia con il paesaggio e con la vita qui in questo posto sperduto nell’Himalaya .
Siamo arrivati a Padum ben cotti. Cena con riso e dal, come ieri sera, come oggi a pranzo, come ieri a pranzo e sicuramente domani avremo di nuovo riso e dal.
Oggi c’è uno splendido e caldissimo sole.

sabato 12 luglio 2008

Giornatina un po movimentata

Oggi giorno del festival di Hemis
Alzataccia per essere tra i primi ad arrivare e prendere posto nell’ormai fiera gigantesca che è l’Hemis Festival.
Piove.
Al bivio di Karu una delle nostre auto ha un incidente. Un camion arancione urta il Toyota Qualis sul quale viaggia parte del mio gruppo. Una partecipante al viaggio ha battuto la testa e soprattutto è spaventatissima, un altra è un po’ scioccata dall’impatto.
Rientro a Leh con un taxi mentre il resto del gruppo raggiunge Hemis con l’altro fuoristrada.
Faccio le dovute telefonate, attivo l’Europassistance, chiamo un medico, le due incidentate non sono gravi per fortuna.
Da Avventure mi confermano che si occuperanno loro di tutto e io posso partire per lo Zanskar domani.
Problemino. Io dovrei andare in Zanskar con Tina e il suo gruppo, ma ieri non l’ho vista Tina, né sentita. Ho la speranza di vederla ad Hemis, quindi assolte le dovute incombenze per l’incidente, parto con un taxi per Hemis. A metà strada l’autista, per altro gentilissimo, si accorge di non avere il permesso per entrare a Hemis, quindi torniamo indietro e ripartiamo alle 11,30 circa. La strada la conosco ormai a memoria.
MIRACOLO: tra le migliaia di persone che affollano il monastero incontro Tina che sta andando via con il gruppo, parte per Alchi e da Alchi partirà domattina all’alba per Sarku.
Io non posso partire subito con loro, decidiamo il da farsi con Sonam, la guida zanskara. La cosa migliore pare sia che io prenda un auto privata l’indomani e che li raggiunga la sera a Sarku ( 300 km che con le strade che ci sono qui vuol dire una giornatona, se basta)
Rientrata a Leh, Mehraj e Nazir mi sconsigliano di farmi da sola questa tirata: la cosa migliore è che io li raggiunga ad Alchi la mattina prima che partano per Sarku quindi prima delle 6 di mattina.
Il manager del Manser hotel dove alloggio e dove mi trattano come una figlia, si offre di accompagnarmi fino ad Alchi partendo alle 3 e mezza di mattina. Ok può essere una soluzione, devo avvisare Tina e Sonam che arriverò ad Alchi.
Non so in quale hotel alloggi Tina, non ho il numero di telefono di Sonam.
Chiamo in Italia Marco che mi dà il numero di cellulare (i nostri cellulari qui non funzionano, devo sempre chiamare dai posti telefonici pubblici). Prontamente gli telefono per avvisarlo che io arriverò ad Alchi intorno alle 6 di mattina. Peccato che Sonam abbia sempre il cellulare spento. Ho già provato due o tre volte, ma è irraggiungibile.
Ora so che partirò, con il bagaglio e una scatola di viveri, domani mattina alle 3 e mezza e mi accompagnerà il manager dell’hotel. Arrivati ad Alchi cercheremo Tina in tutti gli hotel. Spero che il gruppone sia un po’ in ritardo, spero di raggiungerli, altrimenti ? Chi lo sa?
Rincorreremo il bus con la macchina?
Alla prossima, spero da Padum

lunedì 7 luglio 2008

Fuori dal mondo

Ahimé ricevo i commenti via mail ma non riesco a pubblicarli.
Sono arrivata oggi dalla Nubra valley. Abbiamo fatto una lunga tirata di 7 o 8 ore di auto con un passo a 5600 mt. E la seconda volta che mi trovo a 5600 mt e devo dire è una bella sensazione: in mezzo alle nuvole di nome e di fatto.
Ho visitato il monastero di Diskit, l’interno non è particolarmente interessante, ma l’architettura e la posizione sono molto particolari.
Abbiamo dormito al camp di Hunder. Un campo tendato spartano ma assolutamente sufficiente. E’ situato nel giardino della casa del re. La casa del re è un po’ malmessa, ma c’è ancora. Ha un paio di stanze con pitture molto belle, peccato stia andando in rovina completamente. Anni fa un'alluvione ha sotterrato il piano terreno, i dipinti che si vedono sono quelli del primo piano. C’è poi un terzo piano che non abbiamo visitato. Il camp è situato sul confine con il Pakistan, Hunder è l’ultimo villaggio in cui è permesso entrare. Al di la del fiume è vietato!

sabato 5 luglio 2008

TCV di Choglamsar

Sono ancora a Leh, stamattina sono stata con il gruppo a Choglamsar a visitare il Tibetan Children Village (TCV) dove ci sono almeno 1500 bambini figli di profughi tibetani o orfani. Abbiamo portato un po’ di matite, quaderni e abiti per bambini e adulti. Il TCV si occupa anche di persone anziane, abbiamo visto una cinquantina di vecchi, poverissimi e lontani dalla loro terra. Una tristezza. Nonostante tutto ci sorridevano e ci salutavano con tanti Tashi-dele, Tashi-dele.

Qui a Leh fa caldissimo, siamo a 3500 mt , sembra un po' strano un caldo così, i ladaki infatti dicono che non è normale.
Domani mattina alle 6 partiamo per la Nubra valley faremo il passo Kardung la, circa 5600 mt e cercheremo di arrivare a Diskit al più presto, perchè domani e il compleanno del Dalai Lama e in tutti i paesi ci saranno festeggiamenti.
Forse riuscirò di nuovo a scrivere il 7 o l’8 luglio se arriverò a Leh nel pomeriggio.

venerdì 4 luglio 2008

I primi 8 giorni






Sono rientrata a Leh. Sono in un piccolo e lento Internet Point. Oltre a non avere sulla tastiera accenti e apostrofi devo anche indovinare dove sono le lettere, perchè sono quasi tutte cancellate dall’uso.abbiamo seguito il festival monastico. Eravamo alloggiati in un piccolo e grazioso hotel. il Moonland, con una splendida vista sul monastero e sul villaggio di Lamayuru.
Poi nella valle dei Dardi fino a Dah, ultimo limite consentito agli stranieri, perchè vicinissimo al confine con il Pakistan. Poi monastero dopo monastero siamo rientrati a Leh.
Domani rimaniamo a Leh e poi si partirà per la Nubra valley.
Giornate splendide, caldo cielo limpido. Tuniche rosse dei monaci sventolano tra il vento e la polvere. Vecchiette con i capelli intrecciati e pesanti collane di turchesi e coralli girano incessantemente i mulini di preghiera. Monasteri assolati compaiono su speroni rocciosi e diffondono nel vento preghiere buddiste al rintocco secco della campanella. Chorten immacolati si stagliano nel cielo blu. Campi di orzo e pioppi si chinano al vento. Rientrano dai campi uomini e donne con i loro abiti tradizionali. Cala la sera, e presto i generatori smettono di funzionare. Tutto si spegne, rimane acceso un cielo incredibilmente pieno di stelle.