venerdì 8 agosto 2008

Manine sporchine e piedini puzzini


Ieri c’è stata la cena insieme ad insegnanti e bidelli della scuola. ci hanno invitati al ristorante di fronte al Kailash.
Menu: patatine fritte, momo (specie di ravioloni ripieni) riso fritto con verdure e frutta. Abbiamo bevuto birra e miracolo, c’erano i momo di verdura e anche i momo di montone. Da che sono qui, dal 15 luglio, è la prima volta che vedo un piatto di carne al ristorante. I menu illustrano piatti di montone, agnello e pollo, in realtà non si trovano mai, si mangia sempre vegetariano. Noi abbiamo spesso cenato a casa, dove abbiamo scorte di scatolette di carne, tonno e insaccati vari, è stata l’unica carne che abbiamo mangiato. (Ringrazio i miei compagni di viaggio dell’Hemis Lamauyru e i compagni di viaggio di Tina che hanno portato per noi dall’Italia questi viveri )
Mangiare senza carne non si muore di certo, ma dopo tanti giorni di dieta vegetariana la mancanza di proteine si sente, inoltre a questa altitudine e con la vita che si fa mi pare sia necessario mangiare un po’ di più.
Il cibo italiano non mi manca molto, al massimo avrei voglia di mezzo bicchiere di vino rosso, una pizza, un gelato.
La cena è stata una bella idea, finalmente siamo riuscite a conoscere un po’ di più gli insegnanti, è importante per instaurare un rapporto di collaborazione. Io ho chiacchierato molto con l’insegnante di Urdu e con un prof di matematica giovane e molto piacevole.
Gli insegnanti sono uno dei grossi problemi della nostra scuola, perchè è difficile trovare persone valide che abbiano voglia di vivere qui in questo posto isolato e difficile, oppure che abbiano voglia di percorrere d’inverno il tchadar, lLa cia sul fiume ghiacciato, unico modo per raggiungere lo Zanskar, ed essere qui in tempo quando comincia la scuola.
Ora abbiamo già una ex allieva che, al momento, sostituisce un'insegnante in maternità. Speriamo negli ex allievi, speriamo che studino e che tornino qui ad insegnare, loro amano lo Zanskar e sono abituati a vivere qui.

Stamattina sono stata a scuola, ho fatto il solito appello nelle classi. Comincio a conoscere parecchi bambini, soprattutto loro conoscono me. Quando arrivo la mattina, ma anche durante l’intervallo e all’uscita da scuola oltre ai numerosi Jule Jule devo stringere decine e decine di manine sporchine e guai se ne salto qualcuna.

Oggi ho messo ordine nel magazzino, ho messo in un armadio tutte le cartelle avanzate (quest’anno abbiamo distribuito le nuove cartelle) e ho messo via parecchia cancelleria che alcuni turisti ci avevano portato. Era il momento dell’intervallo e la piccolina del villaggio di Shagar, quella che piangeva e non voleva lasciare la mamma quando una domenica le abbiamo dato un passaggio per tornare a Pibiting, proprio lei ora la riconosco bene, mi girava attorno. Mi sono fatta intenerire e le ho regalato una matita. Ho ricevuto un bel sorriso tra le fossette sulle guance tonde, ma tre minuti dopo avevo sulla porta una ventina di musetti con il moccio al naso e gli occhi vispi e speranzosi. Se avessi distribuito venti matite avrei avuto altri quaranta musetti in attesa, che fare? Ho chiamato Tinley ed ho spiegato il problema, lui ha tirato fuori da una tasca un po’ di matite dell’Ikea (si, proprio dell’Ikea) e mi ha detto che ci avrebbe pensato lui. E’ partito seguito dal gruppo bimbi che gli saltellava intorno e mi ha salvata.

Mi è capitato spesso di vedere i piccolini per strada o a scuola con le scarpe slacciate, più di una volta mi sono chinata ad allacciarle e ogni volta mi sono venuti in mente mio fratello ed Ornella che l’anno scorso hanno portato le scarpe regalate da AAZ e hanno infilato centinaia di scarpine nei piedini puzzini, come li ha definiti Bruno

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