mercoledì 16 luglio 2008

Primo giorno a Padum








15 Luglio primo giorno a Padum.
Ho dormito al Kailash con il gruppo di Tina. Mi sono alzata presto e ho fatto un giro. Padum è gia in attività, i negozietti di frutta e verdura stanno aprendo, vado subito alla bakery, ma è ancora chiusa.
Stasera dovrei trasferirmi a Pibiting a un paio di km da Padum. Comincio ad organizzarmi, mi compro un asciugamano, una scatola di the e un po’ di mele, le prime cose per la mia vita qui. Starò qui un mese, mi sento a casa. Con Tina vado al forno e mi compro il pane per domani. Il forno è dentro una baracca, per arrivarci bisogna attraversare un cantiere, poi ci si infila in una porticina, si prende in genere una zuccata perchè molto bassa. Dentro è buio, c’è un profumo di pane che fa venire l’acquolina in bocca. E’ pane un po’ dolce, ma molto buono.
Vado alla scuola con il gruppo di Tina, rivedo tutti quei bambini in cortile, tutti allineati in perfetto ordine. Pregano, cantano, si esercitano a parlare in pubblico. Poi la consegna delle kata, le sciarpe di seta di benvenuto. A me viene offerta da uno dei più piccoli, è alto come un soldo di cacio e mi devo chinare fino a terra.
Poi al rullo dei tamburi, in ordine militaresco partono a passo di marcia ed entrano nelle rispettive classi.
Siamo tutti emozionatissimi. Molte persone del gruppo di Tina hanno qui li i loro figliocci e magari è la prima volta che li vedono.
Il pomeriggio lo trascorro a cercare di avere una chiave per poter entrare nella casa che mi è stata assegnata. Andrò da Tseten Dorjei, ma lui non è a Padum e il figlio, che ha la chiave, ha approfittato dell’assenza del padre, non è andato a scuola. Non si trova.
Dopo due o tre marce avanti e indietro tra Padum e Pibiting , finalmente incontro Tinley, il mitico bidello tutto fare. Ritorno con lui alla casa di Tseten Dorjei, troviamo un monaco che ha la chiave, Tinley torna a Padum e io finalmente mi fermo. Sono sfinita e sudatissima.
Mi sistemo in camera, metto le mie cose su un piccolo scaffale, appendo qualche indumento ai chiodi appositi, sistemo il sacco a pelo su uno dei due letti. Ho finito.
Stasera non mi muovo più, mangio una scatoletta di manzotin, un po’ di pane, una melina e bevo un the che mi viene preparato dal monaco.
Qui le cose prendono subito un’altro valore, non butto la scatola della manzotin, la lavo e la uso da bicchiere, per lavarmi i denti.
Nella casa non c’è acqua corrente, in cucina c’è un bidone di plastica con un rubinetto, il bidone viene riempito con l’acqua che si prende alla pompa poco lontano dalla casa. Bisogna portarla a mano, è preziosa.
C’è la luce, ma è fioca e per leggere devo usare la mia torcia a pannelli solari.
Leggo fino alle 9,30, c’è un silenzio impressionante, la luna quasi piena illumina i monti e la valle con il suo fiume che scivola lento.
In casa ci sono un vecchio, una ragazza e il monaco, li sento chiacchierare, poi Jule Jule, qualcuno va via , forse la ragazza. Tutto tace.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Bello, questo racconto, soprattutto perchè è una buona anteprima al mio prossimo viaggio. Mi sono presa l'impegno di finaziare gli studi di un bimbo/a, ancora non so, alla scuola di Padum, quidi penso che presto mi recherò li per conoscere meglio la situazione. Ciao eleonora

Vivi ha detto...

Ciao Eleonora
mi fa piacere ti sia piaciuto il racconto. Per me è stata un'esperienza notevole che penso di rifare o la prossima estate e forse nel 2010. Devi assolutamente andare e ti consiglierei di aspettare di avere il figlioccio/a assegnato, così lo potrai conoscere! un abbraccio Vilma