mercoledì 23 luglio 2008

Suoni e silenzi da un monastero

Lunedi 20 e martedi 21 festival al monastero di S’tonde.
Un nido d aquila che domina tutta la pianura fino a Pibiting da una parte e fino a Zangla dall’altra.
Sono andata su con i francesi decisi a trascorrere la notte al monastero.
Una giornata di festa. Tanta gente vestita con gli abiti migliori, magnificii perak (copricapi femminili tradizionali coperti di turchesi e coralli dal peso di almeno 5 o 6 chili), danzatori in abiti splendidi e maschere colorate, il tutto sotto il sole cocente tra vento e polvere. Il festival finisce alle 4,30 circa, la gente se ne va, qualcuno in auto, ma la maggior parte a piedi, dall’alto vedo la folla colorata serpeggiare sul sentiero sottostante fino alla pianura e sul monastero cala il silenzio.
Verso il tramonto comincia una puja, sento il ritmo del tamburo e le voci profonde dei monaci che recitano i mantra. Appena cala il sole un suono profondo che diventa man mano più alto rompe il silenzio e il mormorio della puja. Un monaco dalla terrazza soffia con forza nella conchiglia, risponde uno squillare di trombe. Il rito si ripete ai 4 angoli della terrazza e dura 15 minuti, poi tutto tace. Silenzio. La cena e poi a dormire nelle celle buie, spartane ma comodei. Alle 3 di notte si ripete il rito del suono della conchiglia ed alle 5 del mattino di nuovo. Il saluto all’alba. Ci alziamo ed andiamo sulla terrazza insieme ai monaci, ancora i suoni rompono il silenzio e si spandono nella valle, poi tacciono. Riprende il brusio dei monaci e il ritmico tum tum dei tamburi della puja.
Verso le 10 la gente comincia ad arrivare per la seconda giornata del festival, tanta, tantissima, il tetto trabocca di persone, io resto in cortile dove si svolgono le danze schiacciata da una folla di lunghissime trecce nere, abiti tradizionali, perak e cappelli per il giorno di festa. Portano uno yak e una capra per la benedizione degli animali, poi ancora le danze dei monaci nei loro costumi brillanti sotto il sole. Si muore di caldo e si spera in qualche nuvola passeggera. La gente si accalca, si sposta ride, si diverte, si inchina al passaggio della foto del Lama.
Poi tutto finisce anche noi dobbiamo partire, siamo tra gli ultimi. Una foto con i monaci e poi jule jule, saliamo sulle jeep che ci portano a valle e sul monastero ritorna il silenzio

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