Sono tornata in Italia da un po' di tempo, ma non ho ancora corretto il diario di viaggio scritto sul blog durante la mia permanenza in Ladak e Zanskar dal 26 giugno al 20 agosto 2008.
Se leggete ora i racconti li troverete ancora pieni di errori e ripetizioni, senza accenti, né apostrofi. Abbiate pazienza man mano li metterò a posto.
martedì 28 ottobre 2008
lunedì 25 agosto 2008
domenica 24 agosto 2008
Il giorno del ventennale
Ambienti
Qualche paesaggio

Dal monastero di Stonde

La valle con vista su Pibiting dalla salita verso Tangrimo

Da Pibiting verso Padum tra i campi di orzo e piselli

Julang Il prato scelto per il pic nic dei piccoli

Ancora Pibiting, a destra la casa di Tseten Dorjei dove stavo io a sinistra la casa di Dolma Lamo dove stavano Eliane e Tina
domenica 17 agosto 2008
Anche Delhi ha il suo fascino
16, 17 Agosto. I controlli in aeroporto a Leh sono stati lunghi e pesanti, a causa i disordini in Kashmir sono stati più severi del solito. Il volo è andato bene, l’aereo si alza da Leh, fa una grande virata in mezzo alle montagne e passa sopra alla confluenza dell’Indo con lo Zanskar. E’ sempre emozionante passare sulla catena Himalayana.
Arrivo a Delhi accolta dal caldo umido insopportabile della stagione dei monsoni, sono stanca e anche un po' triste. Per fortuna ho chiesto a Sanjeev di mandarmi un auto, costa un po’ di più, ma sono ben contenta di non dovermi trovare un taxi e di avere un albergo prenotato.
In albergo mi faccio una doccia e cerco di riposarmi un po’. Dopo un paio d’ore, nonostante l’aria condizionata e il ventilatore, mi sento appiccicosa, la testa è in un pallone e ho ancora tutti i capelli bagnati.
Esco e vado verso la Main Road di Karol Bagh, vado a bere un the da Raffles, mangio un po’ di pasticcini e mi sento già meglio. In fondo non fa così caldo, in fondo non si sta così male. Entro in un paio di negozi che ormai conosco, mi sento a casa anche qui. Cerco invano l’henne. Quando ho ormai perso le speranze alzo gli occhi e nell’edificio di fronte a me al primo piano una scritta recita: TINA S BEAUTY SALOON. Questa parrucchiera saprà ben dirmi dove trovare l’henne. Salgo e decido di fare la tinta sul posto, decido anche per una pedicure, che ne ho un gran bisogno dopo tanti giorni di camminate. L’igiene non è certo ai nostri livelli, anzi, ma mi ci trovo bene. Il salone è grande con diverse poltrone, specchi, tavolini, Ma il colore delle pareti è marrone, gli asciugamani sono di colore nero (Ikea), tutto è molto scuro inoltre anche gli strumenti che vengono usati: spazzole, pettini, limette, pietre abrasive sono scuri e non vengono certo lavati o disinfettati sovente. Le usano loro, non muoiono, le userò anch’io. Prima dell’henne un energico massaggio alla testa fatto con l‘olio, mi fa un gran bene. Poi mi viene applicato l'henne e passate un paio d'ore lo shampo e una risciacquata approssimativa. La piega, se così si può chiamare, mi viene fatta con un pettine passato appena appena sulla superficie dei capelli e dura non più di 5 minuti. Va bene, esco. Ho i capelli ancora tutti bagnati, ma mi sento bene, mi sento rigenerata, mi sento perfettamente integrata.
A passo deciso torno al Raffles, mi piace perchè e un ristorante moderno dove si incontrano pochi turisti. Mi prendo una zuppa e un chicken tikka. Io mangio cibo indiano e due ragazzi indiani di fronte a me mangiano un piatto di spaghetti. Di fianco ho una famiglia di sikh, gli uomini grandi e grossi con vistosi turbanti, le donne prosperose eleganti nei loro punjabj colorati.
Esco, e già buio, salto sul primo risho e mi faccio portare all’hotel.
Oggi avevo appuntamento con Raaj (amico di AAZ) e sono stata tutto il giorno con lui. Molto interessante, mi sento ancora di più integrata, un ottimo pranzo al ristorante a Connaught place con byriani di pollo e paneer, yogurt e birra (Raaj è un hindu e mangia carne, Sanjeev è cristiano ed è vegetariano, anche questa è l’India). Poi in un grande magazzino a comprare le ultime cose. Un the a casa di Raaj e tante chiacchiere sulla vita in India, sul passato, sul futuro.
Ora sono tornata in hotel, anche Delhi nonostante il suo clima pesante mi ha dato molto e mi spiace lasciarla, ma per stavolta torno ancora a casa, poi si vedrà.
Arrivo a Delhi accolta dal caldo umido insopportabile della stagione dei monsoni, sono stanca e anche un po' triste. Per fortuna ho chiesto a Sanjeev di mandarmi un auto, costa un po’ di più, ma sono ben contenta di non dovermi trovare un taxi e di avere un albergo prenotato.
In albergo mi faccio una doccia e cerco di riposarmi un po’. Dopo un paio d’ore, nonostante l’aria condizionata e il ventilatore, mi sento appiccicosa, la testa è in un pallone e ho ancora tutti i capelli bagnati.
Esco e vado verso la Main Road di Karol Bagh, vado a bere un the da Raffles, mangio un po’ di pasticcini e mi sento già meglio. In fondo non fa così caldo, in fondo non si sta così male. Entro in un paio di negozi che ormai conosco, mi sento a casa anche qui. Cerco invano l’henne. Quando ho ormai perso le speranze alzo gli occhi e nell’edificio di fronte a me al primo piano una scritta recita: TINA S BEAUTY SALOON. Questa parrucchiera saprà ben dirmi dove trovare l’henne. Salgo e decido di fare la tinta sul posto, decido anche per una pedicure, che ne ho un gran bisogno dopo tanti giorni di camminate. L’igiene non è certo ai nostri livelli, anzi, ma mi ci trovo bene. Il salone è grande con diverse poltrone, specchi, tavolini, Ma il colore delle pareti è marrone, gli asciugamani sono di colore nero (Ikea), tutto è molto scuro inoltre anche gli strumenti che vengono usati: spazzole, pettini, limette, pietre abrasive sono scuri e non vengono certo lavati o disinfettati sovente. Le usano loro, non muoiono, le userò anch’io. Prima dell’henne un energico massaggio alla testa fatto con l‘olio, mi fa un gran bene. Poi mi viene applicato l'henne e passate un paio d'ore lo shampo e una risciacquata approssimativa. La piega, se così si può chiamare, mi viene fatta con un pettine passato appena appena sulla superficie dei capelli e dura non più di 5 minuti. Va bene, esco. Ho i capelli ancora tutti bagnati, ma mi sento bene, mi sento rigenerata, mi sento perfettamente integrata.
A passo deciso torno al Raffles, mi piace perchè e un ristorante moderno dove si incontrano pochi turisti. Mi prendo una zuppa e un chicken tikka. Io mangio cibo indiano e due ragazzi indiani di fronte a me mangiano un piatto di spaghetti. Di fianco ho una famiglia di sikh, gli uomini grandi e grossi con vistosi turbanti, le donne prosperose eleganti nei loro punjabj colorati.
Esco, e già buio, salto sul primo risho e mi faccio portare all’hotel.
Oggi avevo appuntamento con Raaj (amico di AAZ) e sono stata tutto il giorno con lui. Molto interessante, mi sento ancora di più integrata, un ottimo pranzo al ristorante a Connaught place con byriani di pollo e paneer, yogurt e birra (Raaj è un hindu e mangia carne, Sanjeev è cristiano ed è vegetariano, anche questa è l’India). Poi in un grande magazzino a comprare le ultime cose. Un the a casa di Raaj e tante chiacchiere sulla vita in India, sul passato, sul futuro.
Ora sono tornata in hotel, anche Delhi nonostante il suo clima pesante mi ha dato molto e mi spiace lasciarla, ma per stavolta torno ancora a casa, poi si vedrà.
venerdì 15 agosto 2008
Un saluto
Oggi 15 Agosto: Indipendence Day è il mio ultimo giorno in Ladak.
Ho iniziato a fare i bagagli, ora devo andare da Nazir a ritirare una borsata di sciarpe che porterò in Italia.
Tutti mi vogliono accompagnare in aeroporto, vuole accompagnarmi Mirja, il manager che mi aveva già accompagnata in auto ad Alchi alle tre di notte, mi accompagnerebbe Sharma, il gentile nepalese che lavora qui in Ladak durante la stagione estiva, ma lui si deve occupare delle colazioni, domani mattina ci sarà un gruppo di venti persone di Avventure. Vedremo.
Quello che so e che li dovrò salutare tutti: indiani, ladaki e khasmiri. Religioni diverse e provenienze diverse ma un bel gruppo che lavora all’hotel Manser alle dipendenze di Mehraj.
Gentilissimi e premurosi mi hanno fatto sentire a casa.
Grandi.
Ho iniziato a fare i bagagli, ora devo andare da Nazir a ritirare una borsata di sciarpe che porterò in Italia.
Tutti mi vogliono accompagnare in aeroporto, vuole accompagnarmi Mirja, il manager che mi aveva già accompagnata in auto ad Alchi alle tre di notte, mi accompagnerebbe Sharma, il gentile nepalese che lavora qui in Ladak durante la stagione estiva, ma lui si deve occupare delle colazioni, domani mattina ci sarà un gruppo di venti persone di Avventure. Vedremo.
Quello che so e che li dovrò salutare tutti: indiani, ladaki e khasmiri. Religioni diverse e provenienze diverse ma un bel gruppo che lavora all’hotel Manser alle dipendenze di Mehraj.
Gentilissimi e premurosi mi hanno fatto sentire a casa.
Grandi.
Reincarnazioni
Devo raccontare un piccolo episodio che ho dimenticato di mettere sul blog. Ce ne sarebbero altri cento, ma questo è particolare.
Ogni anno nella nostra scuola ci sono in media una decina di bambini che lasciano e si ritirano. Cerchiamo sempre di scoprire il motivo per cui un bimbo abbandona la scuola. E’ successo per motivi di salute o perchè i genitori si sono trasferiti o perchè qualche bimbo va in monastero e diventa monaco.
E capitato anche quest’anno facendo l’appello, mi pare nella terza classe, ho chiamato il nome di un bimbo. Era assente. Left, mi ha detto l’insegnante. Come mai left? Abbiamo chiamato anche il mitico Tinley che sa sempre tutto di tutti: e’ vero, non verrà più a scuola, ha detto. E’ partito per il Bhutan, va in un monastero in Bhutan perchè si è scoperto essere la reincarnazione di un grande Lama.
Quando lo ha saputo Eliane ha deglutito ed è rimasta senza parole, d’altra parte è la loro cultura, nulla da aggiungere.
Ogni anno nella nostra scuola ci sono in media una decina di bambini che lasciano e si ritirano. Cerchiamo sempre di scoprire il motivo per cui un bimbo abbandona la scuola. E’ successo per motivi di salute o perchè i genitori si sono trasferiti o perchè qualche bimbo va in monastero e diventa monaco.
E capitato anche quest’anno facendo l’appello, mi pare nella terza classe, ho chiamato il nome di un bimbo. Era assente. Left, mi ha detto l’insegnante. Come mai left? Abbiamo chiamato anche il mitico Tinley che sa sempre tutto di tutti: e’ vero, non verrà più a scuola, ha detto. E’ partito per il Bhutan, va in un monastero in Bhutan perchè si è scoperto essere la reincarnazione di un grande Lama.
Quando lo ha saputo Eliane ha deglutito ed è rimasta senza parole, d’altra parte è la loro cultura, nulla da aggiungere.
mercoledì 13 agosto 2008
Il ponte di Rizdong

Leh. Sono all’Internet Point vicino al nuovo negozio di Nazir sulla main road. Sono un po’ scomoda per la verità, perchè mi hanno ficcata sull’angolo di una scrivania, (già piccolina) su un portatile nuovo nuovo. Vedo bene le lettere, ma non riesco a mettere le gambe sotto il tavolo e sono su uno sgabello senza schienale.
Il viaggio di ritorno a Leh.
Partiti dall Ibex Hotel alle 6,50 su una buona jeep, con un ottimo autista. Alle 10.10 eravamo al Pensi-la. Il passo che è non è transitabile in inverno. Alle 12 abbiamo fatto una sosta pranzo alla guest house di Yuldo, nella piana di Rangdom. La guest house si chiama Zanskar Express. Abbiamo mangiato un chapati, un'omelette e dell ottimo Jo (lo yogurt naturale che si trova nelle doxa, le stalle all aperto), l’ultimo Jo.
Alle 17,30 eravamo a Sankoo, nella valle del Suru, in zona musulmana, dove ci siamo fermati per la cena e il pernottamento.
Ripartiti alle 7,30 del mattino alle 9,30 superavamo la squallida Kargil ed alle 11,10 eravamo a Mulbek, di nuovo in zona buddista. Il viaggio stava andando molto bene. Superati i passi del Namika-la e del Fotu-la alle 13,30 eravamo a Lamayuru, dove ci siamo fermati per una sosta pranzo.
La strada che scende da Lamayuru è ancora stretta e spaventevole, ma da Kargil a Leh ci sono lavori un po’ ovunque, la strada è stata allargata ed è quasi irriconoscibile, persino la bellissima vista sul fiume Zanskar che si immette nell’Indo non fa più lo stesso effetto, visto da una strada più larga e comoda fa meno impressione e questo è un peccato.
Lungo il percorso, come sempre, le jeep che si incrociano si affiancano e gli autisti si scambiano informazioni. Abbiamo intuito che c’era qualche problema, ma non abbiamo capito cosa fosse successo. Alla mia domanda: c’è qualche problema? c’è un ponte rotto? La risposta è stata may be.
Lungo la strada abbiamo incominciato a vedere camion e bus fermi, gli autisti a terra che bivaccavano. Arrivati alla valle di Rizdong il caos. Pieno di auto e camion fermi. Nella notte l’acqua si è portata via un ponte e la strada è interrotta. Arriva gente, il nostro autista contratta un po’ il prezzo e poi via. Vengono assoldati alcuni ragazzi che si caricano in spalla i nostri bagagli, attraverso un ripido sentiero si scende sul fiume e una improvvisata passerella ci porta dall’altra parte. Qui saliamo su un minibus, molto diverso dalla nostra bella jeep, ma che fare? Dobbiamo arrivare a Leh. E ci arriviamo, un po’ tardi, perchè il minibus viaggia molto lentamente, carico com’è sulla strada spesso dissestata per i lavori in corso. Arriviamo alle 19,30, molto stanchi ma sani e salvi.
Quest’anno il monsone ha di nuovo superato la catena dell’Himalaya, a Leh è piovuto molto quasi tutte le notti. Qui dicono che non è normale un'acqua così. In Zanskar è piovuto solo due notti, di giorno abbiamo avuto qualche acquazzone lieve e di breve durata, ma le giornate nuvolose sono state tante. Secondo me soffia un vento così forte che la pioggia non fa in tempo a cadere a terra, si asciuga prima.
martedì 12 agosto 2008
Una lettera a Tseten
Sono tornata a Leh nonostante il ponte crollato, ma di questo parlerò poi.
Sono a Leh e sto scrivendo al rumore del generatore . . . la luce se n’è andata ed hanno acceso il generatore.
L’ultima sera a Pibiting l’ho trascorsa a insieme a Tseten Dorjai, a suo figlio, invitata a cena insieme a Tina ed Eliane.
Tseten è una persona molto intelligente, abbiamo chiacchierato piacevolmente di molte cose. Ad un certo punto ci ha fatto una domanda alla quale al momento non siamo state capaci di rispondere.
In modo molto ironico ci ha chiesto: come mai vi piace tanto questo posto? Vi piace per la polvere? vi piace per il vento? o vi piace per le strade sconnesse che mettono a dura prova la schiena?
Al momento non siamo state capaci di rispondere, ma poi nella notte ho sentito la necessità di spiegargli come mai questo posto mi piace. Volevo spiegargli almeno uno dei motivi, visto che lui prima di andare a letto mi aveva detto che vorrebbe fare un film sullo zanskar com’è oggi, perchè è ben consapevole che le cose stanno cambiando velocemente e vorrebbe che le generazioni future non dimenticassero da dove arrivano e qual’è la loro cultura. Buona idea ho detto io, ma puoi anche scrivere. Interroga i vecchi e scrivi, fai scrivere i racconti dei nonni a tuo figlio. Le parole rimangono.
Ecco uno dei motivi per cui mi trovo tanto bene in Zanskar.
Gli ho raccontato che sono nata in un paesino delle Langhe, avevo quattro anni quando mi sono trasferita a Torino, perchè lassù su quelle colline dure e difficili i miei genitori non riuscivano a vivere.
Stavo tutta l’estate dai miei nonni e trascorrevo nelle Langhe anche le vacanze di Natale. Lassù a quell’epoca non avevamo l’acqua corrente, non avevamo il bagno e il gabinetto era fuori, esattamente come qui ora. Quand’è nato mio fratello, nel ‘62 la situazione era ancora così. D’inverno avevamo una sola camera riscaldata. Io andavo a dormire e per vedere fuori dalla finestra grattavo con le unghie i cristalli di ghiaccio.
Mia madre ha scritto molto su quell’epoca e mio fratello sta continuando.
Mia madre scriveva che prima di trasferirsi a Torino andava al mercato ad Alba, a 20 km dal paese, camminava a piedi o in bicicletta ridendo, scherzando e cantando insieme a tanti amici. Avevano grandi speranze.
Ora siamo tutti ricchi, abbiamo case confortevoli e riscaldate, ora per andare ad Alba bastano 20 minuti con la macchina, ma ognuno viaggia solo sulla propria auto. Non ridono e non cantano più.
Abbiamo perso molto.
Qui in Zanskar vedo i bimbi andare a scuola e mi sembra di vedere mia madre o mio padre, la situazione era la stessa. Gli zanskar-pa così sereni e così ospitali mi ricordano i vecchi delle Langhe, erano così. Uguali. Caratteri difficili, spesso incomprensibili, ma tanta umanità che ora si è persa.
Ecco perché amo questo paese, ecco perchè ci vivo bene nonostante le condizioni difficili.
Il mondo cambia, è inevitabile e necessario, ciò che vorrei è che gli zanskar-pa avessero condizioni di vita migliori e raggiungessero il benessere senza fare gli errori che abbiamo fatto noi. So che è un utopia, ma ci spero e ci provo.
Sono a Leh e sto scrivendo al rumore del generatore . . . la luce se n’è andata ed hanno acceso il generatore.
L’ultima sera a Pibiting l’ho trascorsa a insieme a Tseten Dorjai, a suo figlio, invitata a cena insieme a Tina ed Eliane.
Tseten è una persona molto intelligente, abbiamo chiacchierato piacevolmente di molte cose. Ad un certo punto ci ha fatto una domanda alla quale al momento non siamo state capaci di rispondere.
In modo molto ironico ci ha chiesto: come mai vi piace tanto questo posto? Vi piace per la polvere? vi piace per il vento? o vi piace per le strade sconnesse che mettono a dura prova la schiena?
Al momento non siamo state capaci di rispondere, ma poi nella notte ho sentito la necessità di spiegargli come mai questo posto mi piace. Volevo spiegargli almeno uno dei motivi, visto che lui prima di andare a letto mi aveva detto che vorrebbe fare un film sullo zanskar com’è oggi, perchè è ben consapevole che le cose stanno cambiando velocemente e vorrebbe che le generazioni future non dimenticassero da dove arrivano e qual’è la loro cultura. Buona idea ho detto io, ma puoi anche scrivere. Interroga i vecchi e scrivi, fai scrivere i racconti dei nonni a tuo figlio. Le parole rimangono.
Ecco uno dei motivi per cui mi trovo tanto bene in Zanskar.
Gli ho raccontato che sono nata in un paesino delle Langhe, avevo quattro anni quando mi sono trasferita a Torino, perchè lassù su quelle colline dure e difficili i miei genitori non riuscivano a vivere.
Stavo tutta l’estate dai miei nonni e trascorrevo nelle Langhe anche le vacanze di Natale. Lassù a quell’epoca non avevamo l’acqua corrente, non avevamo il bagno e il gabinetto era fuori, esattamente come qui ora. Quand’è nato mio fratello, nel ‘62 la situazione era ancora così. D’inverno avevamo una sola camera riscaldata. Io andavo a dormire e per vedere fuori dalla finestra grattavo con le unghie i cristalli di ghiaccio.
Mia madre ha scritto molto su quell’epoca e mio fratello sta continuando.
Mia madre scriveva che prima di trasferirsi a Torino andava al mercato ad Alba, a 20 km dal paese, camminava a piedi o in bicicletta ridendo, scherzando e cantando insieme a tanti amici. Avevano grandi speranze.
Ora siamo tutti ricchi, abbiamo case confortevoli e riscaldate, ora per andare ad Alba bastano 20 minuti con la macchina, ma ognuno viaggia solo sulla propria auto. Non ridono e non cantano più.
Abbiamo perso molto.
Qui in Zanskar vedo i bimbi andare a scuola e mi sembra di vedere mia madre o mio padre, la situazione era la stessa. Gli zanskar-pa così sereni e così ospitali mi ricordano i vecchi delle Langhe, erano così. Uguali. Caratteri difficili, spesso incomprensibili, ma tanta umanità che ora si è persa.
Ecco perché amo questo paese, ecco perchè ci vivo bene nonostante le condizioni difficili.
Il mondo cambia, è inevitabile e necessario, ciò che vorrei è che gli zanskar-pa avessero condizioni di vita migliori e raggiungessero il benessere senza fare gli errori che abbiamo fatto noi. So che è un utopia, ma ci spero e ci provo.
sabato 9 agosto 2008
Ultime raccomandazioni

Stamattina quando ho salutato Sonam il preside, mi ha tenuta parecchio in ufficio, di nuovo mi ha raccomandato la bimba di Karsha. Ha due anni e mezzo e il prossimo anno sarà accettata alla scuola. Dice che mi manderà una e-mail con tutte le notizie della bimba con nomi e cognomi degli zii che si occupano di lei, (ma che hanno anche figli loro). Vedremo, spero di trovare un buon sponsor.
Ho promesso a Padma Youdol di aiutare per mezzo della Woman association Zanskar, le donne zanskar-pa. Faremo fare da loro oggetti di artigianato puntando sulla lana naturale e sui colori naturali, oggetti che venderemo in Italia. Le aiuteremo con una specie di microcredito per comprarsi pecore, o macchine da cucire o macchine da maglieria. Andremo avanti insieme, cercando di comunicare via e-mail e sperando di vederci sovente.
Ho finito. A tutti Jule, quei Jule che tante volte mi hanno dato forza. Quando cammini in salita sui sentieri dello Zanskar, spesso ti sembra di non avere più né il fiato né la forza di continuare, poi all’improvviso incontri qualcuno sudato e stanco come te (e magari più carico di te) che ti saluta con un dolce Jule Jule. Devi rispondere, allora raccogli tutte le tue energie e tutto il tuo fiato per rispondere Jule! e non so come mai ma subito dopo sembra che le forze ti ritornino e riprendi il cammino con più energia.
Carissimi Zanskar-pa: a tutti un grande JULE!
Arrivederci
Ed eccomi ancora qui a scrivere al rumore del generatore.
Sto prendendo congedo da tutto e da tutti, ma ho una grande speranza: quella di ritornare qui presto.
Stamattina avevo un po’ di magone a percorrere la strada verso la scuola insieme a tanti allievi. Stavo per cambiare percorso, volevo fare il sentiero più facile, quando due piccoline jule jule mi si sono avvicinate, mi hanno preso per mano ed ho dovuto scapicollarmi per il sentiero più ripido come tutte le mattine.
A scuola ho assistito all’assemblea davanti al chorten, poi ho fatto gli ultimi appelli ed ho scritto la mia relazione per Eliane, inserendo le cose da cambiare e da migliorare, ma segnalando anche i prof che a mio avviso sono capaci e devono avere un aumento di stipendio.
Sono tornata a casa, ho preparato il mio bagaglio, poi, ho preso due borsate di abiti e scarpe da lasciare a Padma Youdol per le donne povere e mi sono avviata verso Padum. Mi è venuto un po’ di tristezza, ma mi è passata subito, perchè ho incontrato 5 o 6 ragazzini della VI che andavano a Padum, uno si è offerto di portarmi una borsa ed abbiamo fatto la strada insieme fino alla casa di Padma.
Ho consegnato a Padma le mie cose, sono molto contenta perchè i miei bei sandali li utilizzerà la nipote di Padma, che è molto brava e frequenta da noi la X. Ha 16 anni, quando ha visto i sandali le sono brillati gli occhi. Sono da aggiustare, bisogna rifare la suola, ma qui ci sono dei bravi ciabattini, per poche rupie avrà dei sandali nuovi.
Sono andata a salutare i membri del Managing Committee che erano al Kailash in riunione con Eliane e Tina. Tanti saluti e tanti Jule. E all the best per mio fratello Bruno, dal MC, da Padma Youdol e da Sonam leh. Qui tutti conoscono Bruno, era presidente dell'associazione AAZ Italia e lo scorso anno ha lavorato qui con Luisa e con memé Marc.
Mi viene in mente che non ho salutato Tinley, che fare? Sto ferma un po’ all’incrocio sulla strada principale vicino alla ruota di preghiera che è davanti all’Ibex hotel. Qui davanti prima o poi passano tutti.
Vilma leh! E la voce tonante di Sonam che mi chiama. Facciamo due chiacchiere mi chiede di nuovo l’indirizzo e-mail. Gli dico che vorrei tornare e fare magari un bel trekking. Quello da Lamayuru a Padum temo sia molto difficile per me, lui mi consiglia quello da Darcha a Padum, sono otto o dieci giorni, ma mi dice che è molto bello e più facile. Vedremo, ci penserò.
Poco dopo vedo Dawa, l’insegnante della scuola e .... Tinley il mitico. Tinley, gli dico, volevo salutarti, domani parto alle sei e un quarto. Mi risponde che lui verrà a prendermi a Pibiting e sarà sulla jeep, ci saluteremo domani.
Incontro altri allievi della scuola e di nuovo Sonam, sono in piedi sui gradini della ruota di preghiera tutti con il naso per aria. C’E’ UN MAGNIFICO ARCOBALENO, BELLO COME NON NE AVEVO MAI VISTI. Questo è per me, dico a Sonam, è Padum che mi saluta. E che dice arrivederci, mi dice lui e altre persone vicino a lui che non avevo mai visto partecipano al nostro entusiasmo.
E’ splendido, mi scapicollo a chiamare Tina, saltiamo sul tetto del Kailash e Tina scatta una ventina di foto. Un arcobaleno totale, da terra a terra. Davvero bello.
Ok ora posso proprio andare.
Stasera siamo invitati a cena da Tseten Dorjey, la persona dalla quale ho affittato la stanza. Un altra cena, altri momo.
Domattina Tinley viene a prendermi con la jeep, faccio colazione all’Ibex alle sei insieme ai francesi e poi via verso il Pensi-la, verso Rangdom, verso Sanku, verso LEH.
Sto prendendo congedo da tutto e da tutti, ma ho una grande speranza: quella di ritornare qui presto.
Stamattina avevo un po’ di magone a percorrere la strada verso la scuola insieme a tanti allievi. Stavo per cambiare percorso, volevo fare il sentiero più facile, quando due piccoline jule jule mi si sono avvicinate, mi hanno preso per mano ed ho dovuto scapicollarmi per il sentiero più ripido come tutte le mattine.
A scuola ho assistito all’assemblea davanti al chorten, poi ho fatto gli ultimi appelli ed ho scritto la mia relazione per Eliane, inserendo le cose da cambiare e da migliorare, ma segnalando anche i prof che a mio avviso sono capaci e devono avere un aumento di stipendio.
Sono tornata a casa, ho preparato il mio bagaglio, poi, ho preso due borsate di abiti e scarpe da lasciare a Padma Youdol per le donne povere e mi sono avviata verso Padum. Mi è venuto un po’ di tristezza, ma mi è passata subito, perchè ho incontrato 5 o 6 ragazzini della VI che andavano a Padum, uno si è offerto di portarmi una borsa ed abbiamo fatto la strada insieme fino alla casa di Padma.
Ho consegnato a Padma le mie cose, sono molto contenta perchè i miei bei sandali li utilizzerà la nipote di Padma, che è molto brava e frequenta da noi la X. Ha 16 anni, quando ha visto i sandali le sono brillati gli occhi. Sono da aggiustare, bisogna rifare la suola, ma qui ci sono dei bravi ciabattini, per poche rupie avrà dei sandali nuovi.
Sono andata a salutare i membri del Managing Committee che erano al Kailash in riunione con Eliane e Tina. Tanti saluti e tanti Jule. E all the best per mio fratello Bruno, dal MC, da Padma Youdol e da Sonam leh. Qui tutti conoscono Bruno, era presidente dell'associazione AAZ Italia e lo scorso anno ha lavorato qui con Luisa e con memé Marc.
Mi viene in mente che non ho salutato Tinley, che fare? Sto ferma un po’ all’incrocio sulla strada principale vicino alla ruota di preghiera che è davanti all’Ibex hotel. Qui davanti prima o poi passano tutti.
Vilma leh! E la voce tonante di Sonam che mi chiama. Facciamo due chiacchiere mi chiede di nuovo l’indirizzo e-mail. Gli dico che vorrei tornare e fare magari un bel trekking. Quello da Lamayuru a Padum temo sia molto difficile per me, lui mi consiglia quello da Darcha a Padum, sono otto o dieci giorni, ma mi dice che è molto bello e più facile. Vedremo, ci penserò.
Poco dopo vedo Dawa, l’insegnante della scuola e .... Tinley il mitico. Tinley, gli dico, volevo salutarti, domani parto alle sei e un quarto. Mi risponde che lui verrà a prendermi a Pibiting e sarà sulla jeep, ci saluteremo domani.
Incontro altri allievi della scuola e di nuovo Sonam, sono in piedi sui gradini della ruota di preghiera tutti con il naso per aria. C’E’ UN MAGNIFICO ARCOBALENO, BELLO COME NON NE AVEVO MAI VISTI. Questo è per me, dico a Sonam, è Padum che mi saluta. E che dice arrivederci, mi dice lui e altre persone vicino a lui che non avevo mai visto partecipano al nostro entusiasmo.
E’ splendido, mi scapicollo a chiamare Tina, saltiamo sul tetto del Kailash e Tina scatta una ventina di foto. Un arcobaleno totale, da terra a terra. Davvero bello.
Ok ora posso proprio andare.
Stasera siamo invitati a cena da Tseten Dorjey, la persona dalla quale ho affittato la stanza. Un altra cena, altri momo.
Domattina Tinley viene a prendermi con la jeep, faccio colazione all’Ibex alle sei insieme ai francesi e poi via verso il Pensi-la, verso Rangdom, verso Sanku, verso LEH.
venerdì 8 agosto 2008
Julle Julle Julle

Domani sarà il mio ultimo giorno qui, oggi ho fatto un acquisto, ho comprato una falce per tagliare l’erba. Il venditore e un cliente erano un po’ stupiti del mio acquisto, in genere i turisti comprano gioiellini o tessuti, non una falce. Mi ha chiesto se in Italia non ne avrei trovate: si, ho risposto, certo che la trovo in Italia, ma qui sono fatte a mano e da noi non se ne trovano più.
Vilma leh ! Tina leh! la tonante voce di Sonam ci ha invitate a cena e stasera abbiamo questo impegno. Sonam è la guida storica di Marco Vasta. Sono contenta di rivederlo e di rivedere la moglie che avevo conosciuto tre anni fa.
Domenica mattina partirò in jeep con tre francesi, dormiremo a Sanku poi continueremo per Leh, sarà un viaggio duro , più del solito, dopo un mese di permanenza qui mi sento a casa e non so come reagirò quando la jeep verrà a pendermi.
Devo congedarmi da tutto e da tutti. Non so se avrò voglia di venire all’internet point domani. Forse mi farò viva da Leh tra qualche giorno.
Mi sembrerà strano non sentire più il rumore del generatore che qui alimenta i computer e mi sembrerà strano non arrivare più al buio a quel cubo grigio che è stata per un mesetto la mia casa.
Julle Julle
Manine sporchine e piedini puzzini

Ieri c’è stata la cena insieme ad insegnanti e bidelli della scuola. ci hanno invitati al ristorante di fronte al Kailash.
Menu: patatine fritte, momo (specie di ravioloni ripieni) riso fritto con verdure e frutta. Abbiamo bevuto birra e miracolo, c’erano i momo di verdura e anche i momo di montone. Da che sono qui, dal 15 luglio, è la prima volta che vedo un piatto di carne al ristorante. I menu illustrano piatti di montone, agnello e pollo, in realtà non si trovano mai, si mangia sempre vegetariano. Noi abbiamo spesso cenato a casa, dove abbiamo scorte di scatolette di carne, tonno e insaccati vari, è stata l’unica carne che abbiamo mangiato. (Ringrazio i miei compagni di viaggio dell’Hemis Lamauyru e i compagni di viaggio di Tina che hanno portato per noi dall’Italia questi viveri )
Mangiare senza carne non si muore di certo, ma dopo tanti giorni di dieta vegetariana la mancanza di proteine si sente, inoltre a questa altitudine e con la vita che si fa mi pare sia necessario mangiare un po’ di più.
Il cibo italiano non mi manca molto, al massimo avrei voglia di mezzo bicchiere di vino rosso, una pizza, un gelato.
La cena è stata una bella idea, finalmente siamo riuscite a conoscere un po’ di più gli insegnanti, è importante per instaurare un rapporto di collaborazione. Io ho chiacchierato molto con l’insegnante di Urdu e con un prof di matematica giovane e molto piacevole.
Gli insegnanti sono uno dei grossi problemi della nostra scuola, perchè è difficile trovare persone valide che abbiano voglia di vivere qui in questo posto isolato e difficile, oppure che abbiano voglia di percorrere d’inverno il tchadar, lLa cia sul fiume ghiacciato, unico modo per raggiungere lo Zanskar, ed essere qui in tempo quando comincia la scuola.
Ora abbiamo già una ex allieva che, al momento, sostituisce un'insegnante in maternità. Speriamo negli ex allievi, speriamo che studino e che tornino qui ad insegnare, loro amano lo Zanskar e sono abituati a vivere qui.
Stamattina sono stata a scuola, ho fatto il solito appello nelle classi. Comincio a conoscere parecchi bambini, soprattutto loro conoscono me. Quando arrivo la mattina, ma anche durante l’intervallo e all’uscita da scuola oltre ai numerosi Jule Jule devo stringere decine e decine di manine sporchine e guai se ne salto qualcuna.
Oggi ho messo ordine nel magazzino, ho messo in un armadio tutte le cartelle avanzate (quest’anno abbiamo distribuito le nuove cartelle) e ho messo via parecchia cancelleria che alcuni turisti ci avevano portato. Era il momento dell’intervallo e la piccolina del villaggio di Shagar, quella che piangeva e non voleva lasciare la mamma quando una domenica le abbiamo dato un passaggio per tornare a Pibiting, proprio lei ora la riconosco bene, mi girava attorno. Mi sono fatta intenerire e le ho regalato una matita. Ho ricevuto un bel sorriso tra le fossette sulle guance tonde, ma tre minuti dopo avevo sulla porta una ventina di musetti con il moccio al naso e gli occhi vispi e speranzosi. Se avessi distribuito venti matite avrei avuto altri quaranta musetti in attesa, che fare? Ho chiamato Tinley ed ho spiegato il problema, lui ha tirato fuori da una tasca un po’ di matite dell’Ikea (si, proprio dell’Ikea) e mi ha detto che ci avrebbe pensato lui. E’ partito seguito dal gruppo bimbi che gli saltellava intorno e mi ha salvata.
Mi è capitato spesso di vedere i piccolini per strada o a scuola con le scarpe slacciate, più di una volta mi sono chinata ad allacciarle e ogni volta mi sono venuti in mente mio fratello ed Ornella che l’anno scorso hanno portato le scarpe regalate da AAZ e hanno infilato centinaia di scarpine nei piedini puzzini, come li ha definiti Bruno
giovedì 7 agosto 2008
Non regalare trombette ai bambini
Soprattutto se sono 175, noi abbiamo fatto questo errore.
Ieri c’è stato il pic nic dei piccoli: le due classi LKG e UKG e dalla prima alla quarta. Totale 175 bambini.
Il posto prescelto era il villaggio di Julang a 15 km da Padum, in un grande prato verde solcato da tanti ruscelli e pieno di animali al pascolo.
I bambini si sono presentati senza la divisa scolastica e con uno zainetto contenente un piatto, un bicchiere e un cucchiaio, pronti e puntuali all’appuntamento alle 8,30 del mattino. Sono stati noleggiati due bus, quelli che fanno servizio con i villaggi vicini.
All’assalto, si sono ammassati dentro e sul tetto. Bambini dai tre anni e mezzo in su sul tetto di un bus su una strada sterrata! Allegri e festosi, il pic nic è forse la giornata che amano di più. Noi siamo salite con alcuni insegnanti, comodamente, su un paio di jeep.
Il cielo blu terso, le montagne alte intorno, Karsha abbarbicata sulla roccia proprio di fronte a me, il dondolio della jeep sulla strada sconnessa, la musica indiana che ci accompagna, le voci gioiose dei bambini che arrivano fino a noi insieme all’aria fresca del mattino e alla polvere immancabile, un momento magico. Il preside seduto vicino a me mi parla di una bimba di Karsha, orfana, verrà accettata a scuola il prossimo anno, ha quattro anni, è sola e poverissima, ha bisogno di uno sponsor che le permetta di studiare. Mi faccio due conti, quando lei sarà nella classe X io avrò 72 anni, ammesso che viva, sono troppi, non potrei venirla a trovare, le occorre uno sponsor più giovane.
Arrivati al villaggio di Julang ci fermiamo per un the di benvenuto offerto dagli abitanti di Julang. Scesi dall’auto ci sediamo sui tappeti messi sulla strada per l’occasione, beviamo lentamente il nostro the con tanti jule jule jule. E se arriva qualcuno e deve passare? Se arriva qualcuno aspetta che abbiamo finito.
La strada già sterrata viene abbandonata e la carovana prosegue tra pietre, fossi e torrentelli fino ai bordi del prato scelto. I bus si piegano di lato pericolosamente per superare un paio di punti piuttosto dissestati, qualcuno scende per spostare almeno le pietre più grosse. Tra nuvole di polvere arrivano a destino con il loro carico di bambini festanti.
Il mitico Tinley e i suoi aiutanti hanno montato due tende bianche e i cuochi sono già al lavoro. Tra le persone che organizzano il pic nic e che lavorano c’è anche il contadino che avevo incontrato alla scuola e che aveva pianto perchè non aveva fatto in tempo a ringraziare la sponsor di sua figlia. Ora era li, lo abbiamo ancora rassicurato che avremmo detto a Monica che voleva tanto ringraziarla, e che avrebbe voluto invitarla a casa sua. Lui ha problemi ad una gamba, cammina a fatica, ma non demorde, lavora come un forsennato, ha le mani nere e il viso solcato da rughe profonde, è secco secco, dentro i grandi pantaloni sformati e rattoppati, ma è allegro oggi, contento di fare qualcosa per noi, ci presenta la figlia, una bella ragazzina che da noi frequenta la VI.
I bimbi giocano liberi e ci coinvolgono, insegnamo loro qualche gioco, sono felicissimi.
Ubbidienti come soldatini quando Tinley battendo su un grosso coperchio li chiama a raccolta, è ora del cibo. Siedono ordinatamente su un grande telo di plastica e terminato il pasto corrono nel ruscello a lavare il loro piatto e il loro bicchiere, poi si riprende a giocare.
Per insegnare loro a non buttare la carta a terra abbiamo organizzato una gara: chi si fosse presentato con almeno 5 cartacce avrebbe avuto un premio. Nel giro di pochi minuti avevamo 175 bambini con le mani piene di ogni schifezza putrefatta. Che dire? Bravi! abbiamo raccolto tutto i due grandi sacchi ed abbiamo premiato tutti. Poi dopo il pranzo è stata la volta del lavaggio denti. A tutti è stato dato uno spazzolino e un premio a chi si lavava i denti. Ahimè le trombette. In un batter d’occhio centosettancinque trombette hanno cominciato ad allietare le nostre orecchie.
Della preparazione del pranzo per circa duecento persone parlerò un altra volta. Abbiamo mangiato tre volte, colazione, pranzo e cena. La cena è stata servita alle 4, poi qualche insegnante ha messo un po’ di musica ed abbiamo danzato tutti insieme, noi volontari, gli insegnanti e i bambini.
Verso il tramonto Tinlej ha dato il segnale della partenza, i bambini sono stati radunati. Ordinatamente divisi per classi ed in fila per uno si sono avviati nel prato verso il punto dove erano stati parcheggiati i bus. Alcuni di quelli più grandi sono stati mandati ad aiutare a trasportare tutto il materiale servito per il pic nic. Un’organizzazione perfetta. Qualche problema nel salto del ruscello più grosso: un’asino acchiappato a viva forza da Tinley si è rifiutato di passare nell’acqua e il grande telo che avrebbe dovuto trasportare è finito in acqua. Sono finite in acqua anche pentole ed un paio di persone che avevano bevuto un po’ troppo chang (la birra locale). Noi seduti vicino alle jeep ci siamo goduti le scene ridendo a crepapelle.
Siamo partiti verso le 18, quando il sole già basso dalla valle del Pensi-la arriva ancora ad illuminare il gompa di Pibiting. In un vortice di voci, polvere e sole radente finiva una giornata indimenticabile.
Ieri c’è stato il pic nic dei piccoli: le due classi LKG e UKG e dalla prima alla quarta. Totale 175 bambini.
Il posto prescelto era il villaggio di Julang a 15 km da Padum, in un grande prato verde solcato da tanti ruscelli e pieno di animali al pascolo.
I bambini si sono presentati senza la divisa scolastica e con uno zainetto contenente un piatto, un bicchiere e un cucchiaio, pronti e puntuali all’appuntamento alle 8,30 del mattino. Sono stati noleggiati due bus, quelli che fanno servizio con i villaggi vicini.
All’assalto, si sono ammassati dentro e sul tetto. Bambini dai tre anni e mezzo in su sul tetto di un bus su una strada sterrata! Allegri e festosi, il pic nic è forse la giornata che amano di più. Noi siamo salite con alcuni insegnanti, comodamente, su un paio di jeep.
Il cielo blu terso, le montagne alte intorno, Karsha abbarbicata sulla roccia proprio di fronte a me, il dondolio della jeep sulla strada sconnessa, la musica indiana che ci accompagna, le voci gioiose dei bambini che arrivano fino a noi insieme all’aria fresca del mattino e alla polvere immancabile, un momento magico. Il preside seduto vicino a me mi parla di una bimba di Karsha, orfana, verrà accettata a scuola il prossimo anno, ha quattro anni, è sola e poverissima, ha bisogno di uno sponsor che le permetta di studiare. Mi faccio due conti, quando lei sarà nella classe X io avrò 72 anni, ammesso che viva, sono troppi, non potrei venirla a trovare, le occorre uno sponsor più giovane.
Arrivati al villaggio di Julang ci fermiamo per un the di benvenuto offerto dagli abitanti di Julang. Scesi dall’auto ci sediamo sui tappeti messi sulla strada per l’occasione, beviamo lentamente il nostro the con tanti jule jule jule. E se arriva qualcuno e deve passare? Se arriva qualcuno aspetta che abbiamo finito.
La strada già sterrata viene abbandonata e la carovana prosegue tra pietre, fossi e torrentelli fino ai bordi del prato scelto. I bus si piegano di lato pericolosamente per superare un paio di punti piuttosto dissestati, qualcuno scende per spostare almeno le pietre più grosse. Tra nuvole di polvere arrivano a destino con il loro carico di bambini festanti.
Il mitico Tinley e i suoi aiutanti hanno montato due tende bianche e i cuochi sono già al lavoro. Tra le persone che organizzano il pic nic e che lavorano c’è anche il contadino che avevo incontrato alla scuola e che aveva pianto perchè non aveva fatto in tempo a ringraziare la sponsor di sua figlia. Ora era li, lo abbiamo ancora rassicurato che avremmo detto a Monica che voleva tanto ringraziarla, e che avrebbe voluto invitarla a casa sua. Lui ha problemi ad una gamba, cammina a fatica, ma non demorde, lavora come un forsennato, ha le mani nere e il viso solcato da rughe profonde, è secco secco, dentro i grandi pantaloni sformati e rattoppati, ma è allegro oggi, contento di fare qualcosa per noi, ci presenta la figlia, una bella ragazzina che da noi frequenta la VI.
I bimbi giocano liberi e ci coinvolgono, insegnamo loro qualche gioco, sono felicissimi.
Ubbidienti come soldatini quando Tinley battendo su un grosso coperchio li chiama a raccolta, è ora del cibo. Siedono ordinatamente su un grande telo di plastica e terminato il pasto corrono nel ruscello a lavare il loro piatto e il loro bicchiere, poi si riprende a giocare.
Per insegnare loro a non buttare la carta a terra abbiamo organizzato una gara: chi si fosse presentato con almeno 5 cartacce avrebbe avuto un premio. Nel giro di pochi minuti avevamo 175 bambini con le mani piene di ogni schifezza putrefatta. Che dire? Bravi! abbiamo raccolto tutto i due grandi sacchi ed abbiamo premiato tutti. Poi dopo il pranzo è stata la volta del lavaggio denti. A tutti è stato dato uno spazzolino e un premio a chi si lavava i denti. Ahimè le trombette. In un batter d’occhio centosettancinque trombette hanno cominciato ad allietare le nostre orecchie.
Della preparazione del pranzo per circa duecento persone parlerò un altra volta. Abbiamo mangiato tre volte, colazione, pranzo e cena. La cena è stata servita alle 4, poi qualche insegnante ha messo un po’ di musica ed abbiamo danzato tutti insieme, noi volontari, gli insegnanti e i bambini.
Verso il tramonto Tinlej ha dato il segnale della partenza, i bambini sono stati radunati. Ordinatamente divisi per classi ed in fila per uno si sono avviati nel prato verso il punto dove erano stati parcheggiati i bus. Alcuni di quelli più grandi sono stati mandati ad aiutare a trasportare tutto il materiale servito per il pic nic. Un’organizzazione perfetta. Qualche problema nel salto del ruscello più grosso: un’asino acchiappato a viva forza da Tinley si è rifiutato di passare nell’acqua e il grande telo che avrebbe dovuto trasportare è finito in acqua. Sono finite in acqua anche pentole ed un paio di persone che avevano bevuto un po’ troppo chang (la birra locale). Noi seduti vicino alle jeep ci siamo goduti le scene ridendo a crepapelle.
Siamo partiti verso le 18, quando il sole già basso dalla valle del Pensi-la arriva ancora ad illuminare il gompa di Pibiting. In un vortice di voci, polvere e sole radente finiva una giornata indimenticabile.
Cose che non ho raccontato

Grazie a tutti per i commenti e per le e-mail che mi arrivano, grazie a mio fratello Bruno che mi ha lasciato un bellissimo commento e che mi incoraggia a scrivere.
Ci sarebbero tante tantissime cose da dire e da raccontare, il tempo è sempre poco e quando arrivo qui all’internet point non so da dove cominciare.
La vita qui sta cambiando in fretta, nel 2005 quando sono venuta la prima volta ho trovato un primo miracolo: Internet. Ora siamo tutti qui a sbuffare perchè è lento, ma fino al 2005 non c’era. Quest’anno un altro miracolo: il telefono. I cellulari continuano a non funzionare, ma il telefono pubblico c’è e funziona. E’ il primo anno.
Ci sono tante case in costruzione, ci sono molti più negozietti rispetto a tre anni fa. Ci sono anche due Hair dresser and massage. Le vetrine non promettono molto bene, sono piccole, sgangherate, l’interno è buio. Sono andata a chiedere per fare l’henne, costa 150 IR pari a 2 euro circa. Credo aspetterò di essere a Leh, perchè mi spiace perdere un pomeriggio dal parrucchiere qui.
Sono nate tante nuove guest-house e cominciano ad esserci turisti, specialmente ora, in agosto. Sono quasi tutti trekkers, ma ho visto un gruppo di Planet viaggi e un gruppo degli Argonauti, oltre ad Avventure nel mondo che manda i suoi gruppi da almeno 20 o 25 anni.
Ci sono dei campeggi, quello di fronte alla casa di Padma Youdol è il più carino. Ha un bel prato verde, ha fatto costruire intorno un muro in pietra a secco (come sono qui quasi tutti i muri), ha fatto costruire dei servizi: una toilette (con turca) una local toilette (con buco nel pavimento di terra) e una doccia !
C’è un gran fermento nella valle di Padum e soprattutto a Padum, ma questo rimane ancora un posto speciale, quindi se qualcuno, come ho visto dalle e-mail, vuole venire, può trovare qui un piccolo e faticoso paradiso ancora per un po’ di anni.
La casa di Dolma Lhamo, alcune cose che non ho raccontato:
Nella casa di Dolma vivono Tina ed Eliane. E’ la casa dove ha sempre vissuto Marc Damiens che qui veniva tutti gli anni, una grande e vecchia casa. Bella. Non ha i pannelli solari e quando manca la luce si sta al lume di candela. Io vado ogni mattina a fare colazione da loro: passo di fianco al chorten, attraverso il ruscello, passo di fianco ai campi di orzo ecc. L’ultimo pezzo è in salita, breve, ma sale molto e nonostante io sia qua a 3500 m dal 26 giugno, le salite continuano ancora a farmi venire il fiatone. Quando arrivo in cima alla salita ho un bel fiatone ed ho bisogno di respirare profondamente, ma è impossibile, devo stare in apnea, perchè nel tratto successivo, quello tra i chorten e il muretto mettono ad essicare lo sterco di yak che serve da combustibile e non c’è nulla di peggio che fare un bel respiro profondo e tirare nei polmoni l’odore caldo pungente dello sterco di yak fresco. Riprendo a respirare dopo ed entro in casa con il solito Jule Jule. Abbasso la testa per non battere una zuccata nella porta ed entro nel corridoio. Le mosche che volteggiano disordinatamente a mezz’aria, mi appaiono nere nella prima parte del corridoio e bianche nella seconda parte dove arriva un bel raggio di sole dall’ alto: bzzz bzzz bzzz
martedì 5 agosto 2008
Il tempo passa troppo in fretta
Lo ripeto per chi ancora non avesse letto il mio diario. Scrivo malissimo, abbiate pazienza, su queste tastiere non ci sono accenti né apostrofi e spesso le lettere sono così consunte che non si leggono più e vado avanti per esperienza.
Ho realizzato che è la mia ultima settimana qui, domenica riparto per Leh. Parto 2 giorni prima del previsto, perchè posso dividere il costo della jeep con due francesi che hanno il volo su Delhi due giorni prima di me.
Stamattina ho fatto un po’ di bucato, nel solito ruscello, sulle solite pietre. Ho lavato qualche indumento che lascerò qui. Ho già parlato con Padma (insegnante della scuole e membro della Women Association Zanskar): lascio i miei indumenti a lei che li consegnerà a qualche donna povera.
Ieri notte è piovuto nella valle, già da qualche giorno il tempo è cambiato, la settimana scorsa abbiamo avuto il vento più forte del solito, molte nubi e sui monti intorno alla valle è scesa la neve. Le cime qui intorno sono sui 6/7mila mt, il Pic Padum forse è più alto. E’ sempre là con il suo ghiacciaio incombente, si staglia candido contro il cielo blu. Sembra un panettone carico di un gran strato di panna.
Il tempo è cambiato dicevo e ieri notte è piovuto molto. Non c'era la luce. Alle 23,45 ho guardato fuori, tutto buio e un rumore che qui non avevo mai sentito, quello della pioggia. Dalla finestra della mia camera entrava acqua, ho spostato il tavolino e ho lasciato che dal davanzale della finestra scendesse sul pavimento. La guest house di fianco era tutta al buio, c’era qualcuno che con una pila potente ha girato a lungo sotto l'acqua, immagino per controllare che le finestre fossero chiuse.
La valle buia e il gran frastuono della pioggia era impressionante.
Anche ieri notte non abbiamo avuto la luce, a casa di Eliane e Tina abbiamo cucinato con le pile frontali ed abbiamo cenato a lume di candela. TNessuna luce, né a Pibiting, ne’ a Padum, né nei villaggi intorno.
In genere abbiamo la luce elettrica dalle 19,40 e alle 23. Nella casa di Tseten Dorjei ci sono i pannelli solari e Tseten mi ha messo una lampada posticcia da accendere quando manca luce elettrica.
Ultimamente passando per i prati per la solita strada da Pibiting a Padum, e viceversa, ho notato un altro cambiamento: ci sono ancora tantissimi uccellini, ma il loro canto è cambiato, non è più quella musica che mi accompagnava, è un cinguettio normale: Forse luglio era il periodo degli amori, ora i piccoli saranno già nati ed usciti dai nidi. La stagione fredda è in arrivo Agosto è ancora un buon mese normalmente, ma in settembre la temperatura si abbasserà considerevolmente.
Anche stamattina c’erano molte nuvole ed ha piovuto un po’. Sono stata a scuola e ho continuato a controllare le presenze di allievi e professori. Comincio a conoscere alcuni allievi, comincio a destreggiarmi nel fare l’appello dei vari Stenzin, Dolma, Rizing, Namghial, Norbu, Sonam, Lhamo, Diskit, Dolkar. I piccoli sono carinissimi, fare l’appello nelle classi LKG e UKG (che corrispondono alle nostre materne) mi diverte sempre tanto. Il Good Morning Madam che mi urlano nelle orecchie alzandosi in piedi, quando entro in classe e il Thank You Madam che mi ri-urlano quando esco mi emoziona sempre.
Quando li incontro per strada poi e una serie infinita di Jule e di strette di mano, dei 303 bambini direi che un buon ottanta per cento fa la stessa strada che faccio io per arrivare alla scuola, quindi cammino con tutti questi marmocchi intorno, che si fermano, si rincorrono, mi sorpassano, mi aspettano, mi salutano. Certo mi conoscono più loro di quanto li conosca io. Sono tanti. Ho memorizzato qualche viso, specialmente quelli dei più grandi, quelli della IX e della X. Conosco la ragazza che abbiamo riportato a Pibiting da Ating domenica scorsa (o due domeniche fa?), conosco Lobzang, il figlio di Punchok, riconosco anche il figlio di Padma Youdol e il figlio di Tseten Dorjei, che vedo ogni giorno anche a casa. Ha circa 8 anni e la mattina prima di andare a scuola prepara il pranzo, lo sento in cucina che frigge e affetta verdure, se si accorge che parto con il secchiello si affretta ad aiutarmi e va prendere l’acqua, poi si lava al ruscello, si prepara e parte di corsa per la scuola.
Quanto mi mancherà questa gente al mio rientro in Italia?
Domani c’è il pic nic dei piccoli classi LKG, UKG, I, II, III e IV. Speriamo il tempo sia bello.
Ho realizzato che è la mia ultima settimana qui, domenica riparto per Leh. Parto 2 giorni prima del previsto, perchè posso dividere il costo della jeep con due francesi che hanno il volo su Delhi due giorni prima di me.
Stamattina ho fatto un po’ di bucato, nel solito ruscello, sulle solite pietre. Ho lavato qualche indumento che lascerò qui. Ho già parlato con Padma (insegnante della scuole e membro della Women Association Zanskar): lascio i miei indumenti a lei che li consegnerà a qualche donna povera.
Ieri notte è piovuto nella valle, già da qualche giorno il tempo è cambiato, la settimana scorsa abbiamo avuto il vento più forte del solito, molte nubi e sui monti intorno alla valle è scesa la neve. Le cime qui intorno sono sui 6/7mila mt, il Pic Padum forse è più alto. E’ sempre là con il suo ghiacciaio incombente, si staglia candido contro il cielo blu. Sembra un panettone carico di un gran strato di panna.
Il tempo è cambiato dicevo e ieri notte è piovuto molto. Non c'era la luce. Alle 23,45 ho guardato fuori, tutto buio e un rumore che qui non avevo mai sentito, quello della pioggia. Dalla finestra della mia camera entrava acqua, ho spostato il tavolino e ho lasciato che dal davanzale della finestra scendesse sul pavimento. La guest house di fianco era tutta al buio, c’era qualcuno che con una pila potente ha girato a lungo sotto l'acqua, immagino per controllare che le finestre fossero chiuse.
La valle buia e il gran frastuono della pioggia era impressionante.
Anche ieri notte non abbiamo avuto la luce, a casa di Eliane e Tina abbiamo cucinato con le pile frontali ed abbiamo cenato a lume di candela. TNessuna luce, né a Pibiting, ne’ a Padum, né nei villaggi intorno.
In genere abbiamo la luce elettrica dalle 19,40 e alle 23. Nella casa di Tseten Dorjei ci sono i pannelli solari e Tseten mi ha messo una lampada posticcia da accendere quando manca luce elettrica.
Ultimamente passando per i prati per la solita strada da Pibiting a Padum, e viceversa, ho notato un altro cambiamento: ci sono ancora tantissimi uccellini, ma il loro canto è cambiato, non è più quella musica che mi accompagnava, è un cinguettio normale: Forse luglio era il periodo degli amori, ora i piccoli saranno già nati ed usciti dai nidi. La stagione fredda è in arrivo Agosto è ancora un buon mese normalmente, ma in settembre la temperatura si abbasserà considerevolmente.
Anche stamattina c’erano molte nuvole ed ha piovuto un po’. Sono stata a scuola e ho continuato a controllare le presenze di allievi e professori. Comincio a conoscere alcuni allievi, comincio a destreggiarmi nel fare l’appello dei vari Stenzin, Dolma, Rizing, Namghial, Norbu, Sonam, Lhamo, Diskit, Dolkar. I piccoli sono carinissimi, fare l’appello nelle classi LKG e UKG (che corrispondono alle nostre materne) mi diverte sempre tanto. Il Good Morning Madam che mi urlano nelle orecchie alzandosi in piedi, quando entro in classe e il Thank You Madam che mi ri-urlano quando esco mi emoziona sempre.
Quando li incontro per strada poi e una serie infinita di Jule e di strette di mano, dei 303 bambini direi che un buon ottanta per cento fa la stessa strada che faccio io per arrivare alla scuola, quindi cammino con tutti questi marmocchi intorno, che si fermano, si rincorrono, mi sorpassano, mi aspettano, mi salutano. Certo mi conoscono più loro di quanto li conosca io. Sono tanti. Ho memorizzato qualche viso, specialmente quelli dei più grandi, quelli della IX e della X. Conosco la ragazza che abbiamo riportato a Pibiting da Ating domenica scorsa (o due domeniche fa?), conosco Lobzang, il figlio di Punchok, riconosco anche il figlio di Padma Youdol e il figlio di Tseten Dorjei, che vedo ogni giorno anche a casa. Ha circa 8 anni e la mattina prima di andare a scuola prepara il pranzo, lo sento in cucina che frigge e affetta verdure, se si accorge che parto con il secchiello si affretta ad aiutarmi e va prendere l’acqua, poi si lava al ruscello, si prepara e parte di corsa per la scuola.
Quanto mi mancherà questa gente al mio rientro in Italia?
Domani c’è il pic nic dei piccoli classi LKG, UKG, I, II, III e IV. Speriamo il tempo sia bello.
lunedì 4 agosto 2008
Un pomeriggio di dieta
Ieri domenica non c’era scuola.
Siamo andati a visitare i genitori dei nuovi allievi. Questo lavoro lo si fa per capire la situazione famigliare dei bambini che frequentano la LMHS.
Siamo stati a piedi a Tangrimo, un’ora di cammino da Padum. Un’ora e mezza da Pibiting. Poi con la jeep abbiamo visitato alcune famiglie che vivono in villaggi che distano più di 20 km da Padum.
Se io mangiassi a Torino tutto ciò che mangio qui quando si va dalle famiglie, nel migliore dei casi vomiterei tutta la notte. Qui nulla, sto bene.
Lasciamo perdere la famiglia visitata al mattino perchè la discesa a piedi da Tangrimo a Padum mi ha permesso di smaltire tutto ciò che avevo mangiato.
Nel pomeriggio abbiamo visitato quattro case. Nell’ordine ho mangiato:
the nero, biscotti, the salato con burro di yak, il jo (che è buonissimo e ne mangio sempre una gran ciotola) un altro the nero, un bicchiere di latte caldo;
the nero, the dolce al latte, biscotti, il jo, una mela, un bicchiere di latte;
the nero, biscotti, the salato con burro, caramelle e albicocche secche, il jo;
the nero, biscotti di pasticceria, the al latte dolce.
Tutto ciò dalle 3 del pomeriggio alle 6,30. Da morire, ma non è bello rifiutare.
Siamo andati a visitare i genitori dei nuovi allievi. Questo lavoro lo si fa per capire la situazione famigliare dei bambini che frequentano la LMHS.
Siamo stati a piedi a Tangrimo, un’ora di cammino da Padum. Un’ora e mezza da Pibiting. Poi con la jeep abbiamo visitato alcune famiglie che vivono in villaggi che distano più di 20 km da Padum.
Se io mangiassi a Torino tutto ciò che mangio qui quando si va dalle famiglie, nel migliore dei casi vomiterei tutta la notte. Qui nulla, sto bene.
Lasciamo perdere la famiglia visitata al mattino perchè la discesa a piedi da Tangrimo a Padum mi ha permesso di smaltire tutto ciò che avevo mangiato.
Nel pomeriggio abbiamo visitato quattro case. Nell’ordine ho mangiato:
the nero, biscotti, the salato con burro di yak, il jo (che è buonissimo e ne mangio sempre una gran ciotola) un altro the nero, un bicchiere di latte caldo;
the nero, the dolce al latte, biscotti, il jo, una mela, un bicchiere di latte;
the nero, biscotti, the salato con burro, caramelle e albicocche secche, il jo;
the nero, biscotti di pasticceria, the al latte dolce.
Tutto ciò dalle 3 del pomeriggio alle 6,30. Da morire, ma non è bello rifiutare.
sabato 2 agosto 2008
Punchock e il cuore degli Zanskar-pa
Da qualche giorno è arrivata in Zanskar anche Tina, l'attuale presidente di AAZ Italia.
Nella mattinata avrebbe dovuto esserci l’assemblea dei genitori con il Managing Committee. I genitori sono venuti, ma il MC non si è presentato, il presidente è a Kargil per affari, quindi l’assemblea è stata monca, i genitori hanno avuto un incontro con Tina ed Eliane.
Io avevo terminato di fare l'appello nelle classi e stavo cercando di capire qualcosa sul time table degli insegnanti quando sento dietro di me una presenza silenziosa. Mai loro oserebbero chiamarti o men che meno toccarti sulla spalla per richiamare la tua attenzione. Mi giro verso l'ombra che sta dietro le mie spalle e vedo un viso conosciuto, un po’ ingrassato, capelli più in ordine, ma è lui! Punchock, la persona che è stata la mia guida nel trekking a Phuktal fatto tre anni fa. Sono così contenta di vederlo, lo avevo cercato appena arrivata in Zanskar, ma era partito per Leh e mi avevano detto non sarebbe tornato se non verso metà agosto, invece eccolo qui. In Zanskar nulla e mai sicuro: il MC che aveva indetto la riunione per oggi non si è presentato e Punchok che doveva essere a Leh è qui davanti a me con il suo sorriso disarmante.
Il figlio di Punchok frequenta da noi la classe X. Lui mi aveva già vista e mi aveva riconosciuta, ma non mi ha detto nulla, pensare che sono andata a fare l’appello proprio nella sua classe.
Ovviamente mi aspetta un altro invito per il the. Io oggi avrei avuto già una serie di impegni, ma non posso rifiutare, così alle 3 del pomeriggio parto per Padum. Oggi tira un vento quasi insopportabile, si fatica a camminare e spesso si rischia di perdere l’equilibrio. Sembra ci sia la nebbia ma è sabbia. Terribile davvero oggi.
Quando tre anni fa ero stata qui, Punchock abitava ancora nella città vecchia in una bella casa antica, ma ne stava costruendo una nuova sulla strada principale. Purtroppo tutti vogliono abitare nella parte moderna e la vecchia Padum si sta svuotando e cadendo in rovina. Ora la casa nuova è terminata, è ad un piano solo, per il momento è sufficiente. Un secondo piano si può aggiungere in seguito.
Sono veramente contenta di vederlo. A casa c’è tutta la famiglia: Punchok Gospel il padre, Lamo Dolma la madre, Tenzin Panzum la figlia più grande, Lobsang Kunga il figlio che fa la X da noi, Tzering Yangzum, la bimba che va a scuola a Raru e Tenzin Choskit la più piccola, quella che avrebbe voluto mandare alla Landom, ma aveva già un figlio che frequentava cosi ha dovuto optare per la scuola pubblica di Padum. Ma c'è qualcuno che non conosco, un affarino nuovo, un bebé. E questo chi è? chiedo. E’ il figlio di Tenzin, ha un anno e due mesi. Punchock è diventato nonno. Memé dicono qui.
Accetto due the neri, un po’ di biscotti, un the salato con burro, una zuppa che ha voluto a tutti i costi prepararmi alle 4 del pomeriggio e una macedonia. Lui è un bravissimo cuoco e ha voluto ricordarmi come cucina.
Affettuoso lui e tutta la famiglia. Questa gente ha un gran cuore.
Ieri ho assistito ad una scena, una delle tante, che mi ha commossa alle lacrime. Si è presentato a scuola un genitore, un contadino. Piccolo, magro, la barba incolta su un volto rugoso e bruciato dal sole, indossava abiti da lavoro, sembrava appena rientrato dai campi, la fatica disegnata ancora sul volto visibilmente emozionato. Aiutato da un insegnante, ha chiesto a Tina di incontrare la sponsor della sua figlioletta. La sponsor è italiana e si chiama Monica, il giorno prima Monica era a Padum, era stata alla scuola e, per la prima volta aveva incontrato la sua figlioccia, le aveva comprato qualche regalo, qualche maglietta, dei colori, non so cos’altro. Purtroppo Monica era già ripartita per Leh, non c’era più, non avrebbe potuto incontrarla. Ha capito immediatamente, senza bisogno di traduzione la risposta negativa di Tina. Ha cambiato espressione la speranza che aveva negli occhi si è tramutata in dolore, delusione e le lacrime hanno iniziato a rigare il volto del vecchio. Voleva solo incontrarla per poterla ringraziare, voleva invitarla nella sua casa, voleva dimostrarle la sua riconoscenza. Nient’altro. Il pensiero di non poterlo fare gli ha dato un grande dolore e non ha potuto trattenere le lacrime. Questa gente è cosi.
Come posso io tornare in Italia e convivere con i tanti berlusconi che abbiamo?
Nella mattinata avrebbe dovuto esserci l’assemblea dei genitori con il Managing Committee. I genitori sono venuti, ma il MC non si è presentato, il presidente è a Kargil per affari, quindi l’assemblea è stata monca, i genitori hanno avuto un incontro con Tina ed Eliane.
Io avevo terminato di fare l'appello nelle classi e stavo cercando di capire qualcosa sul time table degli insegnanti quando sento dietro di me una presenza silenziosa. Mai loro oserebbero chiamarti o men che meno toccarti sulla spalla per richiamare la tua attenzione. Mi giro verso l'ombra che sta dietro le mie spalle e vedo un viso conosciuto, un po’ ingrassato, capelli più in ordine, ma è lui! Punchock, la persona che è stata la mia guida nel trekking a Phuktal fatto tre anni fa. Sono così contenta di vederlo, lo avevo cercato appena arrivata in Zanskar, ma era partito per Leh e mi avevano detto non sarebbe tornato se non verso metà agosto, invece eccolo qui. In Zanskar nulla e mai sicuro: il MC che aveva indetto la riunione per oggi non si è presentato e Punchok che doveva essere a Leh è qui davanti a me con il suo sorriso disarmante.
Il figlio di Punchok frequenta da noi la classe X. Lui mi aveva già vista e mi aveva riconosciuta, ma non mi ha detto nulla, pensare che sono andata a fare l’appello proprio nella sua classe.
Ovviamente mi aspetta un altro invito per il the. Io oggi avrei avuto già una serie di impegni, ma non posso rifiutare, così alle 3 del pomeriggio parto per Padum. Oggi tira un vento quasi insopportabile, si fatica a camminare e spesso si rischia di perdere l’equilibrio. Sembra ci sia la nebbia ma è sabbia. Terribile davvero oggi.
Quando tre anni fa ero stata qui, Punchock abitava ancora nella città vecchia in una bella casa antica, ma ne stava costruendo una nuova sulla strada principale. Purtroppo tutti vogliono abitare nella parte moderna e la vecchia Padum si sta svuotando e cadendo in rovina. Ora la casa nuova è terminata, è ad un piano solo, per il momento è sufficiente. Un secondo piano si può aggiungere in seguito.
Sono veramente contenta di vederlo. A casa c’è tutta la famiglia: Punchok Gospel il padre, Lamo Dolma la madre, Tenzin Panzum la figlia più grande, Lobsang Kunga il figlio che fa la X da noi, Tzering Yangzum, la bimba che va a scuola a Raru e Tenzin Choskit la più piccola, quella che avrebbe voluto mandare alla Landom, ma aveva già un figlio che frequentava cosi ha dovuto optare per la scuola pubblica di Padum. Ma c'è qualcuno che non conosco, un affarino nuovo, un bebé. E questo chi è? chiedo. E’ il figlio di Tenzin, ha un anno e due mesi. Punchock è diventato nonno. Memé dicono qui.
Accetto due the neri, un po’ di biscotti, un the salato con burro, una zuppa che ha voluto a tutti i costi prepararmi alle 4 del pomeriggio e una macedonia. Lui è un bravissimo cuoco e ha voluto ricordarmi come cucina.
Affettuoso lui e tutta la famiglia. Questa gente ha un gran cuore.
Ieri ho assistito ad una scena, una delle tante, che mi ha commossa alle lacrime. Si è presentato a scuola un genitore, un contadino. Piccolo, magro, la barba incolta su un volto rugoso e bruciato dal sole, indossava abiti da lavoro, sembrava appena rientrato dai campi, la fatica disegnata ancora sul volto visibilmente emozionato. Aiutato da un insegnante, ha chiesto a Tina di incontrare la sponsor della sua figlioletta. La sponsor è italiana e si chiama Monica, il giorno prima Monica era a Padum, era stata alla scuola e, per la prima volta aveva incontrato la sua figlioccia, le aveva comprato qualche regalo, qualche maglietta, dei colori, non so cos’altro. Purtroppo Monica era già ripartita per Leh, non c’era più, non avrebbe potuto incontrarla. Ha capito immediatamente, senza bisogno di traduzione la risposta negativa di Tina. Ha cambiato espressione la speranza che aveva negli occhi si è tramutata in dolore, delusione e le lacrime hanno iniziato a rigare il volto del vecchio. Voleva solo incontrarla per poterla ringraziare, voleva invitarla nella sua casa, voleva dimostrarle la sua riconoscenza. Nient’altro. Il pensiero di non poterlo fare gli ha dato un grande dolore e non ha potuto trattenere le lacrime. Questa gente è cosi.
Come posso io tornare in Italia e convivere con i tanti berlusconi che abbiamo?
giovedì 31 luglio 2008
Il bus pubblico per Rantaksha

Sono andata con Eliane a Rantaksha, per fare visita alla sua figlioccia e ad una famiglia di un nuovo allievo.
Il bus pubblico partiva alle 4, ma alle 3 era già pieno zeppo, messi i nostri zainetti sul tetto ci siamo schiacciate come sardine sul seggiolino vicino all’autista. Davanti a noi c’era un ragazzino e due anziani contadini, di fianco a me un altro vecchietto. Dietro la mia schiena erano appoggiate tre vetri per finestre legati insieme con un cordino. Sul cruscotto del guidatore almeno dieci dozzine di uova che Eliane ha tenuto ferme per tutta la durata del viaggio affinché non si rovesciassero sulle gambe dell’autista. Una serie di pacchetti, pacchettini erano borsoni infilati in ogni dove. Eravamo talmente schiacciate da non riuscire neanche a muovere un piede, le nostre ginocchia si incastravano tra i pacchi e tra le ginocchia delle persone sedute davanti a noi. Gran caldo, il sole picchiava implacabile sulle nostre schiene. Un'attesa lunga, ma per lo meno eravamo sedute.
Alle 4 finalmente il bus parte, strapieno, con gente sul tetto e un grappolo di persone agrappate alla porta in piedi sul predellino. Ogni tanto chi doveva scendere lanciava un urlo o un fischio ed il bus frenava sollevando una nuvola di polvere e si fermava , alcuni scendevano, altri salivano, la gente non diminuiva. Il ragazzino davanti a noi teneva gli occhi chiusi, crollava dal sonno. I bambini qui non piangono quasi mai, non si lamentano, soffrono in silenzio, fin troppo. Questo bambino avrà avuto otto o dieci anni, vedevo la testolina ciondolare, ma non potevo far nulla immobilizzata com'ero nel mio posticino. Ad una curva improvvisamente spalanca gli occhi e come una fontana ci vomita addosso tutto ciò che aveva sullo stomaco. Il bus si ferma il bimbo viene fatto scendere e ripulito alla meglio, a noi viene dato uno straccio , cerchiamo di togliere il vomito alla meglio dalle braccia, dalla tee shirt, dai pantaloni Si riparte, il bimbo ora è sveglio e sta meglio, io ed Eliane che dire? un po’ peggio, ma siamo state stoiche, ferme come due statue di marmo. Come se fosse una cosa normale..
Arriviamo a Rantaksha dopo un'ora e mezza e non ci pare vero di mettere piede a terra. Andiamo alla casa di Punson, modesta, ma pulita. Inizia una serie di inviti in tutte le case dei parenti, dei conoscenti e degli amici e ogni volta si beve e si mangia. The salato con burro di yak, biscotti, riso, dal e verdure, jo (uno yogurt buonissimo), tsampa, momo e poi di nuovo the salato, riso dal ecc.
Allontanandosi da Padum è quasi impossibile che venga offerto the nero, perché loro non lo bevono, al massimo si trova il the al latte oppure il latte da solo. Non c’e altro. Il the salato è un po’ difficile per i nostri gusti, ma mi ci sono abituata e lo trovo anche buono, soprattutto è molto calorico !
Due giorni all’ingrasso, ma visitare le case di questa gente ospitale è molto interessante e non si può rifiutare ciò che viene offerto. I turisti passano tra le case di Rantaksha senza fermarsi e proseguono verso Padum, Il paese conta circa 300 abitanti, tutti contadini, non ci sono negozi, non c’è nulla, solo campi coltivati, bestiame, ruscelli pulitissimi e una gran pace in un paesaggio indimenticabile.
Ora il mio tempo è scaduto, mi aspettano per un the, nero questa volta.
lunedì 28 luglio 2008
Fiumi in piena, bimbi a casa da scuola
Non ho più molto tempo per scrivere, stamattina ho lavorato a scuola per cercare di correggere le date di nascita degli allievi e alle 3 ho appuntamento con Eliane, prendiamo l’autobus pubblico per andare a Rantaksha: Eliane deve vedere la sua figlioccia. Dormiremo là, quindi niente internet domani!
E’ molto difficile capire quando sono nati i bambini, molte date di nascita risultano sbagliate, le madri in genere non sanno quando sono nati i figli, perchè non conoscono il nostro calendario. I padri a volte forse inventano. Insomma è un lavoraccio, si cerca di capire, di chiedere, di ricostruire.
Ieri siamo stati a trovare le famiglie dei nuovi entrati ed a fare una chiacchierata con i genitori di quelli che abitano molto lontano dalla scuola. Alcuni sono ospitati a Pibiting, a Padum o a Ufti presso parenti, altri vivono da soli in stanze affittate e i più grandi si occupano dei più piccini. Abbiamo visitato Ating ed alcuni villaggi vicini. Si raccolgono informazioni per capire qual'é la situazione famigliare dei bimbi.
La prima famiglia che abbiamo visitato aveva, oltre ad una bimba di due anni , due maschietti dei quali uno è quello entrato quest'anno alla LKG quindi presumibilmente ha 5 anni, il fratellino secondo i genitori è più piccolo, ma frequenta la seconda alla scuola governativa. Grosso punto interrogativo. Difficile capire se sia davvero più piccolo e se è più piccolo come mai è in una classe superiore ? Saranno gemelli? Non lo abbiamo capito.
La casa era poverissima, ma ci hanno offerto the, biscotti, the salato con burro di yak, riso e piselli.
Passiamo in una seconda casa dove si sono riunite più famiglie, anzi più mamme, nonne e bambini. E' stata impresa ardua, tra tutte queste donne e bambini, capire quanti figli hanno, dove vanno a scuola, quali sono i bambini che frequentano la nostra scuola.
Mentre cercavamo di capire ci hanno offerto the, the salato con burro di yak, biscotti, albicocche secche, bicchieri di latte.
Siamo poi passati ad una terza casa dove si sono riunite altre famiglia anzi questa volta i padri. Qui stesse scene e altro cibo, the, the salato con burro di yak, biscotti e......Yogurt. Ne ho mangiato due ciotole anche se non ne potevo già più, ma era troppo buono.
In un ultimo villaggio al di là del fiume abbiamo visitato ancora una casa, poverissima, naturalmente anche qui abbiamo dovuto mangiare e bere. Un particolare mi ha colpita: c’era un bimbo piccolo che andava già a scuola, alla scuola governativa, era piuttosto sporchino i piedini nudi grigi di sabbia e fango, ma molto vivace. La mamma ci ha raccontato che da un mese non va a scuola, perchè durante la stagione calda i fiumi hanno una portata d'acqua superiore e lui è ancora troppo piccolo e non in grado di attraversare il fiume, aspetterà che la temperatura sia un po’ più fredda, forse da metà agosto potrà riprendere la scuola.
Tornando a Padum con la jeep abbiamo dato un passaggio a cinque allievi che dopo la domenica trascorsa a casa dovevano rientrare a Pibiting e dintorni per essere pronti domani a riprendere la scuola. Una piccola che frequenta la LKG mi ha fatto molta pena, piangeva, non voleva lasciare la mamma, avrà si e no 4 anni, per andare a scuola deve vivere a casa di qualche parente e non rivedrà la mamma fino al prossimo fine settimana.
Dimenticavo. Ogni famiglia ci ha accolto con una kata, (sciarpa di benvenuto), ne ho collezionate una quindicina solo ieri.
Per chi non lo sapesse, nella nostra scuola viene accettato solo un bimbo per famiglia, in modo da poter accontentare più famiglie possibili.
E’ molto difficile capire quando sono nati i bambini, molte date di nascita risultano sbagliate, le madri in genere non sanno quando sono nati i figli, perchè non conoscono il nostro calendario. I padri a volte forse inventano. Insomma è un lavoraccio, si cerca di capire, di chiedere, di ricostruire.
Ieri siamo stati a trovare le famiglie dei nuovi entrati ed a fare una chiacchierata con i genitori di quelli che abitano molto lontano dalla scuola. Alcuni sono ospitati a Pibiting, a Padum o a Ufti presso parenti, altri vivono da soli in stanze affittate e i più grandi si occupano dei più piccini. Abbiamo visitato Ating ed alcuni villaggi vicini. Si raccolgono informazioni per capire qual'é la situazione famigliare dei bimbi.
La prima famiglia che abbiamo visitato aveva, oltre ad una bimba di due anni , due maschietti dei quali uno è quello entrato quest'anno alla LKG quindi presumibilmente ha 5 anni, il fratellino secondo i genitori è più piccolo, ma frequenta la seconda alla scuola governativa. Grosso punto interrogativo. Difficile capire se sia davvero più piccolo e se è più piccolo come mai è in una classe superiore ? Saranno gemelli? Non lo abbiamo capito.
La casa era poverissima, ma ci hanno offerto the, biscotti, the salato con burro di yak, riso e piselli.
Passiamo in una seconda casa dove si sono riunite più famiglie, anzi più mamme, nonne e bambini. E' stata impresa ardua, tra tutte queste donne e bambini, capire quanti figli hanno, dove vanno a scuola, quali sono i bambini che frequentano la nostra scuola.
Mentre cercavamo di capire ci hanno offerto the, the salato con burro di yak, biscotti, albicocche secche, bicchieri di latte.
Siamo poi passati ad una terza casa dove si sono riunite altre famiglia anzi questa volta i padri. Qui stesse scene e altro cibo, the, the salato con burro di yak, biscotti e......Yogurt. Ne ho mangiato due ciotole anche se non ne potevo già più, ma era troppo buono.
In un ultimo villaggio al di là del fiume abbiamo visitato ancora una casa, poverissima, naturalmente anche qui abbiamo dovuto mangiare e bere. Un particolare mi ha colpita: c’era un bimbo piccolo che andava già a scuola, alla scuola governativa, era piuttosto sporchino i piedini nudi grigi di sabbia e fango, ma molto vivace. La mamma ci ha raccontato che da un mese non va a scuola, perchè durante la stagione calda i fiumi hanno una portata d'acqua superiore e lui è ancora troppo piccolo e non in grado di attraversare il fiume, aspetterà che la temperatura sia un po’ più fredda, forse da metà agosto potrà riprendere la scuola.
Tornando a Padum con la jeep abbiamo dato un passaggio a cinque allievi che dopo la domenica trascorsa a casa dovevano rientrare a Pibiting e dintorni per essere pronti domani a riprendere la scuola. Una piccola che frequenta la LKG mi ha fatto molta pena, piangeva, non voleva lasciare la mamma, avrà si e no 4 anni, per andare a scuola deve vivere a casa di qualche parente e non rivedrà la mamma fino al prossimo fine settimana.
Dimenticavo. Ogni famiglia ci ha accolto con una kata, (sciarpa di benvenuto), ne ho collezionate una quindicina solo ieri.
Per chi non lo sapesse, nella nostra scuola viene accettato solo un bimbo per famiglia, in modo da poter accontentare più famiglie possibili.
8 donne di notte tra i campi d orzo
Ieri ho lavorato sui computer della scuola per tutta la mattina. Hanno dei virus, le tastiere piene di polvere non funzionano o funziona un tasto si ed uno no, per i mouse è la stessa cosa. Dobbiamo trovare qualcuno del posto (ed abbiamo proposto Tashi, il proprietario dell’internet point) che ci metta le mani e che li faccia funzionare. Comunque per essere in Zanskar la situazione non è neanche così tragica. Il pomeriggio ho visitato in monastero di Tungrit, ad un ora di cammino da Padum, ho fatto una fatica bestiale, non so se per il sole o per la salita, o forse per la mancanza di zuccheri, visto che una coca-cola bevuta al ritorno mi ha rimessa in sesto. Molto interessante il monastero, ci sono due pittori che stanno lavorando sulle pareti, bello vederli alle prese con colori e pennelli, il posto poi è splendido.
La sera avevamo appuntamento con le donne dell’associazione per la cena. UNA SERATA INDIMENTICABILE.
Siamo arrivate c’erano sei o sette donne intente a preparare i momo. Lavoravano alla luce delle candele. Con me c’erano Chistiane, Eliane e Renée. Dopo una serie di Jule Jule ci siamo sedute a terra ed abbiamo cercato di aiutarle. Intanto sono arrivate altre donne, quattordici in tutto più una bimba di 2 anni, rigorosamente femmina anche lei. Per aperitivo ci hanno offerto the, biscotti patatine fritte e birra! Un aperitivo zanskaro e uno europeo.
Intanto grandi chiacchiere, risate e goffi tentativi da parte nostra di sagomare la pasta con il ripieno.
Hanno fatto cuocere i momo a vapore e man mano che cuocevano ce li mangiavamo tutte insieme.
Ho prestato la mia torcia frontale ad una delle cuoche, ho posato il mio pile sul materasso a terra dove la bimba aveva fatto pipi. Mi sono sbrodolata con il ripieno, con il the salato e burro di yak, ma entrata nel pieno della vita zanskara non mi importava più nulla. Ho le patacche su pantaloni e tee shirt? cosa cambia? Nel buio non trovo più la torcia frontale? In qualche modo arriverò a casa e mi arrangerò.
Dopo cena una delle donne ha tirato fuori un tamburello e via con canti e danze. Mi sono divertita veramente, le donne erano molto allegre e vivacissime. Verso le 11 siamo ripartite verso casa: un gruppo verso Padum e un gruppo verso Pibiting, io ed Eliane eravamo nel secondo gruppo insieme a cinque donne di Pibiting e dintorni. Avevamo in tutto quattro pile, ma loro ci vedono anche di notte, camminavano a passo svelto in mezzo ai campi e tra i ruscelli (che sono numerosi), io, con la mia torcia frontale recuperata, faticavo a star loro dietro. La serata era splendida, come sempre. Verso sera cala quasi sempre il vento, le nuvole scompaiono e il cielo risplende di stelle, sfortunatamente non c'é più la luna e tutto intorno è nero-nero, solo si vedono a sinistra in lontananza le luci di Kharsha, davanti quelle più deboli di Pibiting e del suo monastero lassù in alto sulla collina. Otto donne in mezzo ai campi di orzo, sei Zanskar-pa e due europee.
Finalmente ho avuto occasione di fare la strada tra Padum e Pibiting di notte passando per i sentieri, cosa che da sola non proverei a fare, è già tanto riuscire a percorrere la strada carrozzabile.
Seguivo il passo deciso di Dolma, alta, nel suo abito tradizionale scuro con in vita una cintura fucsia, faticavo a tenere il suo passo e volevo anche guardarmi intorno, vedere il profilo delle montagne e le stelle in questa notte splendida, ma dovevo guardare dove mettevo i piedi per non finire a mollo in qualche ruscello o infilare i piedi in qualche buca.
Pian piano alcune donne hanno deviato su sentieri diversi, Jule Jule, piccole luci che si allontanavano nel buio. Io sono arrivata fino alla casa di Dolma e l’ultimo pezzo tra i campi me lo sono fatto da sola, ma oramai lo conosco bene: passo vicino ai chorten, scendo per la ripida discesa, in fondo c’è una scaletta in pietra, vado verso sinistra fin dove il filo spinato mi consente di attraversare, di qui costeggio il campo di orzo, attraverso un primo ruscello, un altro campo di orzo e subito dopo se alzo la testa intravedo il biancore del chorten che è vicino a casa mia, passo sulla sinistra, passo di fianco al muro mani e dopo l’altro ruscello, di cui riconosco le pietre che mi servono per lavare i panni, sono a casa.
La sera avevamo appuntamento con le donne dell’associazione per la cena. UNA SERATA INDIMENTICABILE.
Siamo arrivate c’erano sei o sette donne intente a preparare i momo. Lavoravano alla luce delle candele. Con me c’erano Chistiane, Eliane e Renée. Dopo una serie di Jule Jule ci siamo sedute a terra ed abbiamo cercato di aiutarle. Intanto sono arrivate altre donne, quattordici in tutto più una bimba di 2 anni, rigorosamente femmina anche lei. Per aperitivo ci hanno offerto the, biscotti patatine fritte e birra! Un aperitivo zanskaro e uno europeo.
Intanto grandi chiacchiere, risate e goffi tentativi da parte nostra di sagomare la pasta con il ripieno.
Hanno fatto cuocere i momo a vapore e man mano che cuocevano ce li mangiavamo tutte insieme.
Ho prestato la mia torcia frontale ad una delle cuoche, ho posato il mio pile sul materasso a terra dove la bimba aveva fatto pipi. Mi sono sbrodolata con il ripieno, con il the salato e burro di yak, ma entrata nel pieno della vita zanskara non mi importava più nulla. Ho le patacche su pantaloni e tee shirt? cosa cambia? Nel buio non trovo più la torcia frontale? In qualche modo arriverò a casa e mi arrangerò.
Dopo cena una delle donne ha tirato fuori un tamburello e via con canti e danze. Mi sono divertita veramente, le donne erano molto allegre e vivacissime. Verso le 11 siamo ripartite verso casa: un gruppo verso Padum e un gruppo verso Pibiting, io ed Eliane eravamo nel secondo gruppo insieme a cinque donne di Pibiting e dintorni. Avevamo in tutto quattro pile, ma loro ci vedono anche di notte, camminavano a passo svelto in mezzo ai campi e tra i ruscelli (che sono numerosi), io, con la mia torcia frontale recuperata, faticavo a star loro dietro. La serata era splendida, come sempre. Verso sera cala quasi sempre il vento, le nuvole scompaiono e il cielo risplende di stelle, sfortunatamente non c'é più la luna e tutto intorno è nero-nero, solo si vedono a sinistra in lontananza le luci di Kharsha, davanti quelle più deboli di Pibiting e del suo monastero lassù in alto sulla collina. Otto donne in mezzo ai campi di orzo, sei Zanskar-pa e due europee.
Finalmente ho avuto occasione di fare la strada tra Padum e Pibiting di notte passando per i sentieri, cosa che da sola non proverei a fare, è già tanto riuscire a percorrere la strada carrozzabile.
Seguivo il passo deciso di Dolma, alta, nel suo abito tradizionale scuro con in vita una cintura fucsia, faticavo a tenere il suo passo e volevo anche guardarmi intorno, vedere il profilo delle montagne e le stelle in questa notte splendida, ma dovevo guardare dove mettevo i piedi per non finire a mollo in qualche ruscello o infilare i piedi in qualche buca.
Pian piano alcune donne hanno deviato su sentieri diversi, Jule Jule, piccole luci che si allontanavano nel buio. Io sono arrivata fino alla casa di Dolma e l’ultimo pezzo tra i campi me lo sono fatto da sola, ma oramai lo conosco bene: passo vicino ai chorten, scendo per la ripida discesa, in fondo c’è una scaletta in pietra, vado verso sinistra fin dove il filo spinato mi consente di attraversare, di qui costeggio il campo di orzo, attraverso un primo ruscello, un altro campo di orzo e subito dopo se alzo la testa intravedo il biancore del chorten che è vicino a casa mia, passo sulla sinistra, passo di fianco al muro mani e dopo l’altro ruscello, di cui riconosco le pietre che mi servono per lavare i panni, sono a casa.
venerdì 25 luglio 2008
Vento e polvere
Stamattina ho fatto il bucato nel ruscello vicino a casa. Ho steso i panni come ho potuto perchè mi hanno portato via una molletta (ne avevo solo 4), me la hanno portata via di sicuro per curiosità, perchè qui non esistono le mollette. Dopo ho cercato di fare un po’ di pulizia in camera, ho raccolto la polvere che si ammucchia sui davanzali delle finestre, ho cercato di scopare la polvere e le briciole che ci sono sulla moquette, si perchè il pavimento di cemento è coperto da una moquette appoggiata, non fissata, abbastanza bella, ma impossibile da pulire, non so come facciano loro. Ho chiesto qualcosa per pulirla e mi hanno dato uno scopino di saggina. Poi sono andata con un secchiello e una bottiglia a prendere acqua alla pompa, il necessario per bere e per lavarmi stasera. Il resto della mattina l’ho trascorso a scuola. Tornata a casa di Eliane alle 12,30 ho preparato una pasta con il pomodoro crudo che abbiamo mangiato ben volentieri. Poi mi sono incamminata tra i campi di orzo per Padum, oggi tira un vento più forte del solito. Ho incontrato Padma Yudol e due donne dell’associazione, ho visitato i laboratori di cui ho parlato prima. Ora sono ad Internet e tra un po’ partirò di nuovo a piedi tra i campi d 'rzo verso Pibiting.
Le spighe di orzo hanno cambiato suono, ora il fruscio che si sente è più secco, l’orzo sta maturando, sta ingiallendo e in qualche campo le donne hanno iniziato la mietitura, a mano.
Stasera una zuppa a casa di Eliane e poi a nanna.
Le spighe di orzo hanno cambiato suono, ora il fruscio che si sente è più secco, l’orzo sta maturando, sta ingiallendo e in qualche campo le donne hanno iniziato la mietitura, a mano.
Stasera una zuppa a casa di Eliane e poi a nanna.
Women Association Zanskar





Queste donne sono così attive e così in gamba che non so cosa darei per poterle aiutare.
Ho avuto già qualche incontro con Padma Yudol. Ieri mi ha fatto conoscere le persone del direttivo e alcuni membri. Dolma Lamo è la più anziana, non parla molto l’inglese, ma ha una grande esperienza come infermiera e ostetrica. La più giovane è la moglie del cassiere del MC (comitato genitori della nostra scuola) é un'insegnante. Ci sono altre due insegnanti e un’impiegata. Sono tutte bellissime nei loro abiti tradizionali.
Si parla dei loro problemi, di come aiutarle, di come possono autofinanziarsi. ll loro obiettivo principale è aiutare le donne zanskare in difficoltà, aiutare le donne a trovarsi un lavoro, aiutarle ad istruirsi. Hanno già fatto molte cose con quel po' di denaro che ricevono occasionalmente in donazione.
Spero tanto che noi riusciremo a dar loro una certa sicurezza, avrebbero bisogno di sapere di quanto denaro possono disporre per poter portare avanti dei progetti.
Siamo solo donne, con me c’è Christiane, le altre sono tutte zanskar-pa. Si chiacchiera si ride, ci raccontano dei loro figli, dei mariti, si parla di gravidanze, ditagli cesarei e di contraccezione. Sono ben sveglie.
Un po’ di tempo fa hanno aiutato una donna il cui marito, disgraziato, aveva pensato bene di lasciarla sola con due figli e di prendersi un altra moglie senza divorziare da lei. La donna ha chiesto aiuto all’associazione. Sono andate alla polizia, poi dal giudice, hanno fatto processare il marito, lo hanno fatto condannare a pagare una cifra considerevole come risarcimento e a concedere il divorzio.
Niente male, vero?
Oggi sono andata a visitare un piccolo laboratorio dove l’associazione ha assunto una sarta affinchè insegni alle ragazze povere a cucire a macchina. Sono appena arrivate tre macchine per cucire nuove nuove. Al momento ci sono sei allieve, sono orfane o molto povere. Imparano un mestiere e poi sperano di poter lavorare in qualche laboratorio di sartoria. Servirebbe, mi dice Padma, una macchina da maglieria, perchè gli zanskar-pa preferiscono i maglioni fatti a macchina, meno cari di quelli fatti a mano, le ragazze potrebbero imparare a lavorare come maglieriste oltrechè come sarte.
Spero tanto che per il prossimo anno abbiano anche la macchina da maglieria.
Donne che leggete pensateci, e se gli aiuti arriveranno anche dagli uomini sarà cosa gradita!
giovedì 24 luglio 2008
Bidoni che rotolano e cene impreviste
Ieri appena uscita dall’internet point mi sono affrettata verso casa. Erano già le 7, Eliane mi aspettava per la cena.
Eliane aveva avuto un invito dagli ex allievi della nostra scuola, ma non aveva avuto conferme e pertanto mi aveva detto che avrebbe mangiato a casa volentieri, una sera tranquilla.
Camminando a passo veloce tra i campi di orzo, vedo in lontananza un uomo che fa rotolare sul sentiero un grosso bidone, quelli che si usano per fare il bitume. La sagoma mi pare di riconoscerla: non tanto alto, una testa tonda capelli neri molto corti, indossa un camiciotto. E Tinley, il bidello tuttofare, la memoria storica della scuola, più preparato del preside. E’ lui che a calci cerca di tenere il bidone sul sentiero e di farlo procedere davanti a sé. Ma cosa fai con questo bidone? Vado a casa, mi risponde, vedi quella casa bianca? è la mia. La vedo a qualche campo d orzo di distanza. Ma a che ti serve il bidone? Per la riserva d acqua, mi risponde. Ci si arrangia, un grosso bidone può servire.
Arrivo a casa con i pomodori, prepariamo un bel sugo, senza olio ma non importa. Facciamo cuocere le penne, scolo le penne le faccio saltare in padella, quando bussano alla porta . . . .
Sono i ragazzi dell’associazione ex allievi che sono venuti a prenderci in jeep per portarci al ristorante. Io ed Eliane ci guardiamo, ci spiace lasciare qui questa pasta appena fatta, la prima dopo tanti giorni di riso e dal, ma ci spiace ancor di più deludere questi ragazzi, belli, moderni, istruiti, giovani, il futuro dello Zanskar. Non ci rimane che accettare. Arrivati al ristorante troviamo un altro gruppo di ragazzi e ragazze, saranno una decina, ci sediamo, ma non è ancora ora di mangiare, loro vogliono rintracciare anche gli altri francesi, vogliono cenare con tutti quelli che sono stati i loro sponsor, quelli che hanno permesso loro di studiare.
Nell’attesa ci fanno portare un the e dei biscotti. Io ed Eliane pensiamo alla nostra pasta asciutta mentre, per pura cortesia, immergiamo qualche biscotto nel the. Finalmente arrivano i francesi ed inizia la cena. Riso, dal, verdure e uova sode fritte e cotte in salsa. Ottime. I maschi sono un po’ più audaci, chiacchierano di più e si siedono vicino a noi. Le ragazze ancora molto timide nonostante l’esperienza di studio, se ne stanno tutte insieme in fondo al tavolo, ma si vede che hanno una gran voglia di chiacchierare. Sono tenerissimi tutti.
Una delle ragazze ha appena finito gli studi e fa la supplente alla classe LKG (i piccini) alla nostra scuola. Vorrebbe continuare a lavorare in Zanskar. Un ragazzo studia psicologia in una città indiana ma, finiti gli studi, vorrebbe provare ad aprire un agenzia turistica a Leh. Indossa blue jeans, un giubbotto e un cappello con la visiera sormontato da un bel paio di occhiali da sole. Un altro con il gel nei capelli, finiti gli studi vorrebbe fare l’insegnante.
Dopo cena siamo costretti a ballare con loro, mettono su un CD e danziamo in cerchio, qui le ragazze si aprono un po’ di più, cantano, ballano, noi goffissimi cerchiamo di imitarli. Un paio di CD e basta, ci riaccompagnano a casa in taxi. E stata una bella serata nonostante la pastasciutta pronta e lasciata a casa: La mangeremo domani riscaldata.
Eliane aveva avuto un invito dagli ex allievi della nostra scuola, ma non aveva avuto conferme e pertanto mi aveva detto che avrebbe mangiato a casa volentieri, una sera tranquilla.
Camminando a passo veloce tra i campi di orzo, vedo in lontananza un uomo che fa rotolare sul sentiero un grosso bidone, quelli che si usano per fare il bitume. La sagoma mi pare di riconoscerla: non tanto alto, una testa tonda capelli neri molto corti, indossa un camiciotto. E Tinley, il bidello tuttofare, la memoria storica della scuola, più preparato del preside. E’ lui che a calci cerca di tenere il bidone sul sentiero e di farlo procedere davanti a sé. Ma cosa fai con questo bidone? Vado a casa, mi risponde, vedi quella casa bianca? è la mia. La vedo a qualche campo d orzo di distanza. Ma a che ti serve il bidone? Per la riserva d acqua, mi risponde. Ci si arrangia, un grosso bidone può servire.
Arrivo a casa con i pomodori, prepariamo un bel sugo, senza olio ma non importa. Facciamo cuocere le penne, scolo le penne le faccio saltare in padella, quando bussano alla porta . . . .
Sono i ragazzi dell’associazione ex allievi che sono venuti a prenderci in jeep per portarci al ristorante. Io ed Eliane ci guardiamo, ci spiace lasciare qui questa pasta appena fatta, la prima dopo tanti giorni di riso e dal, ma ci spiace ancor di più deludere questi ragazzi, belli, moderni, istruiti, giovani, il futuro dello Zanskar. Non ci rimane che accettare. Arrivati al ristorante troviamo un altro gruppo di ragazzi e ragazze, saranno una decina, ci sediamo, ma non è ancora ora di mangiare, loro vogliono rintracciare anche gli altri francesi, vogliono cenare con tutti quelli che sono stati i loro sponsor, quelli che hanno permesso loro di studiare.
Nell’attesa ci fanno portare un the e dei biscotti. Io ed Eliane pensiamo alla nostra pasta asciutta mentre, per pura cortesia, immergiamo qualche biscotto nel the. Finalmente arrivano i francesi ed inizia la cena. Riso, dal, verdure e uova sode fritte e cotte in salsa. Ottime. I maschi sono un po’ più audaci, chiacchierano di più e si siedono vicino a noi. Le ragazze ancora molto timide nonostante l’esperienza di studio, se ne stanno tutte insieme in fondo al tavolo, ma si vede che hanno una gran voglia di chiacchierare. Sono tenerissimi tutti.
Una delle ragazze ha appena finito gli studi e fa la supplente alla classe LKG (i piccini) alla nostra scuola. Vorrebbe continuare a lavorare in Zanskar. Un ragazzo studia psicologia in una città indiana ma, finiti gli studi, vorrebbe provare ad aprire un agenzia turistica a Leh. Indossa blue jeans, un giubbotto e un cappello con la visiera sormontato da un bel paio di occhiali da sole. Un altro con il gel nei capelli, finiti gli studi vorrebbe fare l’insegnante.
Dopo cena siamo costretti a ballare con loro, mettono su un CD e danziamo in cerchio, qui le ragazze si aprono un po’ di più, cantano, ballano, noi goffissimi cerchiamo di imitarli. Un paio di CD e basta, ci riaccompagnano a casa in taxi. E stata una bella serata nonostante la pastasciutta pronta e lasciata a casa: La mangeremo domani riscaldata.
mercoledì 23 luglio 2008
Una capra a scuola
Intanto ringrazio tutte le persone che mi hanno scritto, anche via mail. Mi fa piacere da qui leggere le vostre mail e i vostri commenti. Grazie.
Ieri sera c’è stata la cena con i membri del Managing Committe e con tutti i membri di AAZ presenti in Zanskar. C’era il gruppo dei francesi e il gruppo di italiani che viaggiano con Tina. Per molti era l’ultima sera, perchè il gruppo di Tina e 4 francesi sono partiti in bus stamattina all’alba e saranno ora a Kargil. Dopo cena al buio con la solita torcia ho fatto tutta la strada da Padun a Pibiting con Eliane, poi, lasciata Eliane, passando sulla sinistra dei chorten e scendendo verso i campi di orzo ho seguito il sentiero fino alla casa di Tseten Dorjai dove abito. Sorpresa, la porta era chiusa, forse hanno capito che non sarei rientrata neanche questa notte. Ho bussato con un sasso + volte, ma visto che nessuno si svegliava ho ripercorso il sentiero facendo ben attenzione ai ruscelletti e ai sassi che di notte si vedono poco e sono andata da Eliane a chiedere ospitalità. Jule Jule, sono qui senza casa. Ho dormito nel soggiorno, ho avuto un po’ freddo perchè ero senza sacco a pelo. Tseten Dorjai forse ha ripagato il fatto che l’anno scorso Bruno, Ornella e Luisa lo hanno chiuso in casa e lui ha dovuto saltare fuori dalla finestra per uscire? Non so. Comunque mi ha chiusa fuori. (Le porte non hanno serrature, ma solo chiavistelli chiusi con un lucchetto, quindi se chiudi da dentro, non puoi aprire da fuori e viceversa)
Stamattina sono andata a lavorare alla scuola. Dovevo controllare le presenze degli allievi. Fare l’appello sembra una cosa facile, ma in Zanskar non è cosi. Prima ho controllato le liste, perché alcuni allievi hanno superato gli esami di riparazione e sono passati alla classe successiva, ma questa informazione ad Eliane non era arrivata e quindi le liste sono state corrette a mano.
Poi mi sono presentata nelle classi dei più piccini, al mio ingresso tutti si sono alzati in piedi e cantilenano un Good morning madam ! Il prof mi ha lasciato il posto, mi ha messo davanti il suo registro ed ho cominciato a chiamare, hanno due nomi non un nome e un cognome. I vari Stanzin, Dorjei, Sonam, Diskit, Tzering, Dolma, possono essere indifferentemente maschi o femmine. Sulla nostra lista c’è un numero progressivo di iscrizione che ci permette di riconoscere Tzering Dolma da Tzering Dolma, e c’è anche l’indicazione M o F per capire se è un maschietto o una bambina. Sulla lista dei professori non ci sono queste indicazioni e mi domando come facciano a riconoscerli e a decidere chi è l’uno e chi l’altra. Il mio lavoro è finito presto perchè c’è stata una lunga ricreazione dove i ragazzini si sono affannati a prendere nota dei giorni di compito in classe sui fogli che i bidelli avevano appeso in bacheca, poi hanno cominciato a giocare, gli insegnanti erano seduti nel cortile a prendere il the. Dall’alto, io ero nell’aula dei computer, ho visto un bimbo con un gatto? no, un cane, ma nemmeno, era una capretta. Una piccolissima capra che girava nel cortile della scuola coccolata dai professori e usata come giocattolo dai bambini
Ieri sera c’è stata la cena con i membri del Managing Committe e con tutti i membri di AAZ presenti in Zanskar. C’era il gruppo dei francesi e il gruppo di italiani che viaggiano con Tina. Per molti era l’ultima sera, perchè il gruppo di Tina e 4 francesi sono partiti in bus stamattina all’alba e saranno ora a Kargil. Dopo cena al buio con la solita torcia ho fatto tutta la strada da Padun a Pibiting con Eliane, poi, lasciata Eliane, passando sulla sinistra dei chorten e scendendo verso i campi di orzo ho seguito il sentiero fino alla casa di Tseten Dorjai dove abito. Sorpresa, la porta era chiusa, forse hanno capito che non sarei rientrata neanche questa notte. Ho bussato con un sasso + volte, ma visto che nessuno si svegliava ho ripercorso il sentiero facendo ben attenzione ai ruscelletti e ai sassi che di notte si vedono poco e sono andata da Eliane a chiedere ospitalità. Jule Jule, sono qui senza casa. Ho dormito nel soggiorno, ho avuto un po’ freddo perchè ero senza sacco a pelo. Tseten Dorjai forse ha ripagato il fatto che l’anno scorso Bruno, Ornella e Luisa lo hanno chiuso in casa e lui ha dovuto saltare fuori dalla finestra per uscire? Non so. Comunque mi ha chiusa fuori. (Le porte non hanno serrature, ma solo chiavistelli chiusi con un lucchetto, quindi se chiudi da dentro, non puoi aprire da fuori e viceversa)
Stamattina sono andata a lavorare alla scuola. Dovevo controllare le presenze degli allievi. Fare l’appello sembra una cosa facile, ma in Zanskar non è cosi. Prima ho controllato le liste, perché alcuni allievi hanno superato gli esami di riparazione e sono passati alla classe successiva, ma questa informazione ad Eliane non era arrivata e quindi le liste sono state corrette a mano.
Poi mi sono presentata nelle classi dei più piccini, al mio ingresso tutti si sono alzati in piedi e cantilenano un Good morning madam ! Il prof mi ha lasciato il posto, mi ha messo davanti il suo registro ed ho cominciato a chiamare, hanno due nomi non un nome e un cognome. I vari Stanzin, Dorjei, Sonam, Diskit, Tzering, Dolma, possono essere indifferentemente maschi o femmine. Sulla nostra lista c’è un numero progressivo di iscrizione che ci permette di riconoscere Tzering Dolma da Tzering Dolma, e c’è anche l’indicazione M o F per capire se è un maschietto o una bambina. Sulla lista dei professori non ci sono queste indicazioni e mi domando come facciano a riconoscerli e a decidere chi è l’uno e chi l’altra. Il mio lavoro è finito presto perchè c’è stata una lunga ricreazione dove i ragazzini si sono affannati a prendere nota dei giorni di compito in classe sui fogli che i bidelli avevano appeso in bacheca, poi hanno cominciato a giocare, gli insegnanti erano seduti nel cortile a prendere il the. Dall’alto, io ero nell’aula dei computer, ho visto un bimbo con un gatto? no, un cane, ma nemmeno, era una capretta. Una piccolissima capra che girava nel cortile della scuola coccolata dai professori e usata come giocattolo dai bambini
Suoni e silenzi da un monastero
Lunedi 20 e martedi 21 festival al monastero di S’tonde.
Un nido d aquila che domina tutta la pianura fino a Pibiting da una parte e fino a Zangla dall’altra.
Sono andata su con i francesi decisi a trascorrere la notte al monastero.
Una giornata di festa. Tanta gente vestita con gli abiti migliori, magnificii perak (copricapi femminili tradizionali coperti di turchesi e coralli dal peso di almeno 5 o 6 chili), danzatori in abiti splendidi e maschere colorate, il tutto sotto il sole cocente tra vento e polvere. Il festival finisce alle 4,30 circa, la gente se ne va, qualcuno in auto, ma la maggior parte a piedi, dall’alto vedo la folla colorata serpeggiare sul sentiero sottostante fino alla pianura e sul monastero cala il silenzio.
Verso il tramonto comincia una puja, sento il ritmo del tamburo e le voci profonde dei monaci che recitano i mantra. Appena cala il sole un suono profondo che diventa man mano più alto rompe il silenzio e il mormorio della puja. Un monaco dalla terrazza soffia con forza nella conchiglia, risponde uno squillare di trombe. Il rito si ripete ai 4 angoli della terrazza e dura 15 minuti, poi tutto tace. Silenzio. La cena e poi a dormire nelle celle buie, spartane ma comodei. Alle 3 di notte si ripete il rito del suono della conchiglia ed alle 5 del mattino di nuovo. Il saluto all’alba. Ci alziamo ed andiamo sulla terrazza insieme ai monaci, ancora i suoni rompono il silenzio e si spandono nella valle, poi tacciono. Riprende il brusio dei monaci e il ritmico tum tum dei tamburi della puja.
Verso le 10 la gente comincia ad arrivare per la seconda giornata del festival, tanta, tantissima, il tetto trabocca di persone, io resto in cortile dove si svolgono le danze schiacciata da una folla di lunghissime trecce nere, abiti tradizionali, perak e cappelli per il giorno di festa. Portano uno yak e una capra per la benedizione degli animali, poi ancora le danze dei monaci nei loro costumi brillanti sotto il sole. Si muore di caldo e si spera in qualche nuvola passeggera. La gente si accalca, si sposta ride, si diverte, si inchina al passaggio della foto del Lama.
Poi tutto finisce anche noi dobbiamo partire, siamo tra gli ultimi. Una foto con i monaci e poi jule jule, saliamo sulle jeep che ci portano a valle e sul monastero ritorna il silenzio
Un nido d aquila che domina tutta la pianura fino a Pibiting da una parte e fino a Zangla dall’altra.
Sono andata su con i francesi decisi a trascorrere la notte al monastero.
Una giornata di festa. Tanta gente vestita con gli abiti migliori, magnificii perak (copricapi femminili tradizionali coperti di turchesi e coralli dal peso di almeno 5 o 6 chili), danzatori in abiti splendidi e maschere colorate, il tutto sotto il sole cocente tra vento e polvere. Il festival finisce alle 4,30 circa, la gente se ne va, qualcuno in auto, ma la maggior parte a piedi, dall’alto vedo la folla colorata serpeggiare sul sentiero sottostante fino alla pianura e sul monastero cala il silenzio.
Verso il tramonto comincia una puja, sento il ritmo del tamburo e le voci profonde dei monaci che recitano i mantra. Appena cala il sole un suono profondo che diventa man mano più alto rompe il silenzio e il mormorio della puja. Un monaco dalla terrazza soffia con forza nella conchiglia, risponde uno squillare di trombe. Il rito si ripete ai 4 angoli della terrazza e dura 15 minuti, poi tutto tace. Silenzio. La cena e poi a dormire nelle celle buie, spartane ma comodei. Alle 3 di notte si ripete il rito del suono della conchiglia ed alle 5 del mattino di nuovo. Il saluto all’alba. Ci alziamo ed andiamo sulla terrazza insieme ai monaci, ancora i suoni rompono il silenzio e si spandono nella valle, poi tacciono. Riprende il brusio dei monaci e il ritmico tum tum dei tamburi della puja.
Verso le 10 la gente comincia ad arrivare per la seconda giornata del festival, tanta, tantissima, il tetto trabocca di persone, io resto in cortile dove si svolgono le danze schiacciata da una folla di lunghissime trecce nere, abiti tradizionali, perak e cappelli per il giorno di festa. Portano uno yak e una capra per la benedizione degli animali, poi ancora le danze dei monaci nei loro costumi brillanti sotto il sole. Si muore di caldo e si spera in qualche nuvola passeggera. La gente si accalca, si sposta ride, si diverte, si inchina al passaggio della foto del Lama.
Poi tutto finisce anche noi dobbiamo partire, siamo tra gli ultimi. Una foto con i monaci e poi jule jule, saliamo sulle jeep che ci portano a valle e sul monastero ritorna il silenzio
Statue scomparse
Domenica 20, giorno di vacanza. Sono andata con Tina e il suo gruppo al monastero di Dzongkul. Lo avevo già visitato nel 2005. Era stato distrutto da un incendio e dai crolli successivi, ci stavano lavorando. Ero rimasta sorpresa dalla bellezza delle statue che conteneva. Il monastero era inagibile e le statue erano state tutte raggruppate in una grotta. Bellissime, tra le statue più belle che avessi mai visto nei monasteri buddisti. Di dimensioni ridotte, 40 o 50 cm, ma bellissime.
Sono andata per rivederle. Il monastero è stato ricostruito e in parecchie stanze stanno ancora lavorando. Nella grotta non c’erano più, tutte le statue che avevo visto. Sono salita al gompa in alto, una salita faticosa. Nemmeno nella grotta in alto c’erano le statue che avevo visto, ce n’erano altre e comunque la bellezza del posto vale la salita. Ho pensato che le statue fossero messe nel monastero dentro le stanze ancora in ristrutturazione. Sono tornata al monastero, ho chiesto ad un monaco di vedere specificatamente un Milarepa e un Sakiamuni che ben ricordavo. Ho girato in tutte le stanze ho visto tutto quel che contenevano ma nessuna traccia di quelle che ricordavo. Oltre al Milarepa e al Sakiamuni c’erano altre bellissime statue di stile cinese. Qualcuna c'era ancora, ma poche. Al monastero mi hanno detto che hanno cambiato. Dove le hanno portate le mie statue?
Tornata a Padum ho raccontato la cosa a Padma Youdol (insegnante di danza tradizionale alla LMHS). Padma con una smorfietta mi ha detto che il monastero è stato visitato dai ladri ! Delusione fortissima e più grande è stata quando, non contenta, ho chiesto anche a Sonam, la mitica guida di Marco Vasta. Si, mi ha risposto con la sua solita franchezza, erano di grande valore, le hanno rubate. Forse sono ora in Europa.
Non credo sia necessario aggiungere altro.
Sono andata per rivederle. Il monastero è stato ricostruito e in parecchie stanze stanno ancora lavorando. Nella grotta non c’erano più, tutte le statue che avevo visto. Sono salita al gompa in alto, una salita faticosa. Nemmeno nella grotta in alto c’erano le statue che avevo visto, ce n’erano altre e comunque la bellezza del posto vale la salita. Ho pensato che le statue fossero messe nel monastero dentro le stanze ancora in ristrutturazione. Sono tornata al monastero, ho chiesto ad un monaco di vedere specificatamente un Milarepa e un Sakiamuni che ben ricordavo. Ho girato in tutte le stanze ho visto tutto quel che contenevano ma nessuna traccia di quelle che ricordavo. Oltre al Milarepa e al Sakiamuni c’erano altre bellissime statue di stile cinese. Qualcuna c'era ancora, ma poche. Al monastero mi hanno detto che hanno cambiato. Dove le hanno portate le mie statue?
Tornata a Padum ho raccontato la cosa a Padma Youdol (insegnante di danza tradizionale alla LMHS). Padma con una smorfietta mi ha detto che il monastero è stato visitato dai ladri ! Delusione fortissima e più grande è stata quando, non contenta, ho chiesto anche a Sonam, la mitica guida di Marco Vasta. Si, mi ha risposto con la sua solita franchezza, erano di grande valore, le hanno rubate. Forse sono ora in Europa.
Non credo sia necessario aggiungere altro.
domenica 20 luglio 2008
Vado al festival di Stonde
Stasera sono rientrata tardi, è domenica ho fatto un giro turistico con camminata piuttosto impegnativa su un sentiero a picco sul fiume con Tina e il suo gruppo.. Ora devo andare a casa lavarmi (nell’acqua fredda come sempre), devo mettere in bella copia un po’ di appunti che ho preso ieri, durante l’incontro con Padma Youdol, sulle attività dell’associazione delle donne zanskare.
Domani vado al festival di S’tonde con i francesi, dormiamo al monastero e ritorno solo dopo domani, quindi se non leggete nulla di nuovo sul blog non disperate. Ritorno.
Non scrivo altro, perchè devo andare a casa prima che sia troppo buio, non ho con me la pila e le strade non sono illuminate.
Domani vado al festival di S’tonde con i francesi, dormiamo al monastero e ritorno solo dopo domani, quindi se non leggete nulla di nuovo sul blog non disperate. Ritorno.
Non scrivo altro, perchè devo andare a casa prima che sia troppo buio, non ho con me la pila e le strade non sono illuminate.
venerdì 18 luglio 2008
La mia vita qui





Innanzitutto ringrazio gli amici della ghiacciaia di via Priocca che da lontano mi stanno aiutando, chi mi cura le piante in casa chi mi aiuta via Internet. Grazie Stefy, grazie Chiara. Grazie a mio fratello Bruno per i bei commenti, qui tutti lo conoscono e lo ricordano con piacere.
Sono entrata nel pieno della vita zanskara. Mi muovo lentamente, ma sono sempre in attività. La mattina mi sveglio verso le 6 e per le 7,30 vado a fare colazione da Dolma Lamo, dove abita Eliane, la presidente francese di AAZ. Non è lontano, passo intorno ad un chorten, rigorosamente sulla sinistra, attraverso un campo coltivato facendo attenzione a non bagnarmi i piedi nei vari ruscelletti che incontro, salgo una breve e ripida salita e passando ancora sulla sinistra di altri due chorten arrivo alla casa di Eliane . Jule le grido da fuori e intanto mi chino per entrare dalla piccola porta d’ingresso sempre aperta. Jule Jule, Jule Jule. Entro in un buio e stretto corridoio cercando di scansare le mosche, la prima porticina a sinistra è il gabinetto, dalla seconda si accede ad un appartamentino che è quello dove ha sempre abitato Marc Damiens. Un piccolo corridoio in fondo al quale c’è una vasca dove ci si può lavare e si possono lavare i piatti, una porticina sulla sinistra dà accesso al soggiorno/camera da letto e una porticina sulla destra dà accesso alla cucina.
Regolarmente prendo una zuccata attraversando una delle porte. Per tre o quattro volte mi ricordo di chinarmi, ma la quinta volta batto la testa. Ho già un bel bernoccolo. Non so come facesse Marc così alto!
Stamattina Eliane andava a Karsha, e sono andata a Padum, volevo incontrare Padma Yudol per cominciare a parlare dell’associazione delle donne zanskare.
Tornata alla mia casa (passando sulla sinistra dei chorten, facendo la discesa, attraversando il campo e passando ancora sulla sinistra del chorten), sono andata al ruscello a lavare i panni. Un ruscello, un pezzo di sapone, una pietra e via. Accucciata per terra come fanno loro.
Sul terrazzo della casa, che non è un terrazzo, ma è un cantiere perchè stanno costruendo un altro piano, ho teso la mia cordicella tra due muretti e ho steso i panni, poi sono partita.
Per andare a Padum impiego circa 20 o 25 minuti facendo la scorciatoia attraverso i campi. Camminare sui sentieri in mezzo ai campi di orzo è bellissimo. La prima parte non l’ho ancora imparata bene, ma per la seconda ho memorizzato che il sentiero si può imboccare all’altezza di un chorten rosa , si arriva a Padum al deposito delle bombole del gas davanti ad una casa con le finestre rosa e le saracinesche azzurre. Per strada incontro sempre uno dzo, per lo meno credo sia uno dzo, che è un incrocio tra una mucca e uno yak. E nero-nero ed è sempre lì che pascola, a volte c’è anche un vitello. Incontro contadini che vanno al lavoro e donne che accucciate per terra stanno tagliando a mano l’orzo.
I Jule Jule non si contano, qui si saluta tutti e tutti ti salutano. Nel mio percorso devo attraversare molti ruscelletti, normalmente si superano facilmente con un balzo, ce n’è uno solo che è al limite delle mie possibilità e ogni volta rischio un bagno, finora mi è andata bene.
Mi piace utilizzare il sentiero, mi sento una del posto.
Ho trovato la casa di Padma ho chiacchierato con lei fino alle 11,30 circa e di questa chiacchierata parlerò dopo. Sono andata a comprare il pane, poi ho ripreso il sentiero tra i campi per tornare a casa.
Sono arrivata a casa di Eliane alle 12,45 circa, lei è arrivata poco dopo. Ho preso una zuccata nella porta dal soggiorno al corridoio, poi ho lavato i pomodori, ho aperto una scatoletta di paté che i miei compagni di viaggio avevano portato dall’Italia per me, (e GRAZIE anche a loro) abbiamo mischiato un po’ di riso avanzato da ieri con i pomodori ed abbiamo fatto un insalata senza olio. Un po’ di paté con il pane dolce, un po’ di frutta: le ottime albicocche secche del Ladak, qualche melina, una banana, un thé e via.
Eliane è ripartita e io, a casa, mi sono scritta un po’ meglio gli appunti presi durante l’ incontro con Padma, ho bevuto un thé che il monaco, che vive nella mia casa, mi ha preparato, (o forse sono io che abito io nella suadi casa?) ho ripercorso il sentiero e sono tornata a Padum. Ora sono all’internet point. Devo comprare un po’ di riso e alle 6 ho appuntamento con Eliane per andare ad una riunione del Managing Committee (Comitato di genitori degli alunni della scuola) che si terrà qui a Padum al Kailash hotel. Non so dove cenerò, ma tornerò a notte fatta a Pibiting. Di notte non percorro i sentieri, troppo buio, troppi ruscelli, per la strada ci impiego un po' di più.
Normalmente vado a dormire verso le 9 - 9,30.
La casa dove abito è nuova, costruita da poco e, come dicevo prima, è ancora in costruzione. Le porte sono più alte di quelle della casa di Eliane, io abito al primo piano, c’è un corridoio e la mia stanza è a sinistra, poi c’è la cucina e un soggiorno, un’altra camera di fronte alla mia. Il corridoio è fatto ad L in fondo c’è il gabinetto con una turca e una lavatrice coperta di polvere, anche perché qui c’è sempre vento e la polvere filtra attraverso le finestre e si infila dappertutto.
Il proprietario, Tseten Dorjei, è a Kargil e non si sa quando torni. In casa abitano un monaco, un vecchio, che dorme al piano terra, il figlio del proprietario che avrà 8 o 10 anni e che vedo poco, perchè approfittando dell’assenza del padre non va a scuola ed è sempre in giro. A volte ho visto anche una donna, non credo dorma nella casa, ma l’ho vista spazzare il corridoio: Jule Jule, ma non so chi sia. Chi si prende cura di me è il monaco, mi porta il the la mattina e se sono a casa anche il pomeriggio. Mi raccoglie il bucato se io non rientro a mezzogiorno, perchè il pomeriggio si alza sempre un forte vento che solleva la polvere e porta via i panni stesi. Non so chi sia, ma Bruno mi ha suggerito che potrebbe essere l’altro figlio di Tseten Dorjei, quello che vive a Bangalore. Proverò a chiedergli.
Bene, si sono fatte le 17 vado a comprare il riso.
Della festa alla scuola parlerò dopo, si è svolta ieri ed è stata bella ed emozionante.
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